La disastrosa politica dei tagli sconsidertati ci allontana sempre più dalla ripresa
La ricetta italiana alla crisi è stata tagliare il più possibile in settori cardine come la scuola e la sanità. Mai scelta fu più disastrosa e folle.
Cina, USA e Paesi Scandinavi hanno incrementato la spesa per l’istruzione pubblica a tutti i livelli. Solo studenti eccellenti possono divenire ricercatori e professori eccellenti. E dove la ricerca eccelle arrivano inevitabilmente gli investimenti ed i ritorni economici dei brevetti.
In Italia i nostri “illuminati” ministri sostengono invece che con la cultura non si mangi... poveri semianalfabeti. Con la cultura a tutti i livelli, da quella archeologica a quella ingegneristica, non solo si mangia ma si incrementa il P.I.L con percentuali a due cifre.
Solo incentivando l’amore per la conoscenza e l’eccellenza scolastica si può dar vita a quella indispensabile élite della conoscenza, necessaria, al pari dell’ossigeno, alla vita di uno Stato.
La scelta del Ministro Gelmini, dettata dal populismo berlusconiano, di mortificare il corpo docente in tutto e per tutto e di affamare i ricercatori, è una scelta criminale le cui conseguenze peseranno come un macigno sulla situazione economica Italiana.
Ora che non c’è più nulla da tagliare e che il P.I.L non aumenta, e non potrebbe essere diversamente dato che nulla è stato investito sull’innovazione, all’Italia non resta che regredire sempre più, fino magari a ritornare alla situazione di un’ Italietta pre unitaria frammentata e completamente incapace d’integrarsi e competere con il sistema Mondo.
Questo è lo scenario che ci attende a meno di una drastica inversione di rotta. Ciò che serve all’Italia è una classe politica nuova, fatta di persone perbene dedite allo Stato e prive di manie di protagonismo. Chi governa non dovrebbe perder tempo in costanti apparizioni pubbliche, come invece avviene in Italia, e soprattutto non dovrebbe avere come unico obiettivo il soddisfacimento del proprio ego.
Le azioni necessarie da fare per avviare un vero processo di ripresa culturale, sociale ed economica, non possono più attendere. Urge investire massicciamente su un piano energetico sensato che possa ridurre il costo dell’energia in Italia in modo da incentivare gli investimenti stranieri. Sempre a tal fine è necessario agevolare significativamente tutte quelle aziende, straniere e non, disposte ad attivare dei centri di ricerca e sviluppo in Italia. Magari in collaborazione con i laboratori universitari così da ripartire meglio i costi.
Senza industria non si va da nessuna parte, questa è una certezza. Altrettanto certo è che molto si potrebbe ottenere da una corretta valorizzazione del territorio e dei beni culturali. L’Italia incentivando il turismo su vasta scala, e non soltanto su città come Roma, Venezia, Pompei e Firenze, potrebbe attrarre altri milioni di turisti interessati ai Borghi, all’entroterra, ed ai parchi naturali, luoghi oggi mortificati da tagli smisurati alla valorizzazione dei Beni Culturali. Ogni comune storico d’Italia è un piccolo gioiello, ma per essere scoperto deve essere valorizzato.
Non bisogna dimenticare poi l’importanza dell’artigianato, dei mestieri e dell’agricoltura. Il modello berlusconiano, del calciatore e della velina, ha allontanato i giovani da mestieri non conformi alla società dell’immagine. L’artigianato e l’agricoltura sono invece settori importantissimi che potrebbero sottrarre alla disoccupazione molti giovani male orientati, che se solo fossero guidati potrebbero realizzarsi con lavori spesso più gratificanti di quelli impiegatizi, a cui oggi generalmente si aspira senza successo.
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