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La classe di Laurent Cantet (Entre les murs, col, fra, 128min, 2008)

Le premesse avrebbero potuto scoraggiare: un film di due ore quasi interamente girato all’interno di un istituto scolastico, una filmografia altalenante sul genere, un cast composto quasi interamente da ragazzi di quindici anni. 

Poi ci si ritrova davanti a questo film del francese Laurent Cantet, palma d’oro all’ultimo festival di Cannes e candidato all’Oscar per il miglior film straniero per la Francia, girato con piglio documentaristico, dove un classe di seconda media ci viene presenta per quello che è, senza fronzoli e senza orpelli, ovvero un rompicapo intricatissimo dove convergono tutti i limiti di un sistema e dei suoi interpreti.

Durante il film non è possibile sfuggire al processo di identificazione: gli episodi legati alla propria esperienza scolastica affiorano dagli angoli più o meno polverosi della nostra mente, per sovrapporsi a quelli messi in scena nel film.

Il titolo originale del film è Dentro le mura, chiave di lettura che illumina il complesso rapporto tra il dentro e il fuori la scuola, che si traduce spesso in una frattura, sia a livello linguistico (“Se vado da mia madre e le dico fossi, lei non mi capisce”) ma soprattutto a livello relazionale, di cui è emblematica la scena finale in cui i banchi vuoti che stanno dentro si contrappongono alla vitalità della partita a calcio tra studenti e professori, fuori.

Il film potrebbe forse risultare noioso, perché di fatto non ci sono eventi drammatici particolarmente significativi (fatta eccezione forse per il processo di espulsione di Souleyman), ma resta un documento eccezionale per chi vuole saperne di più sul difficile rapporto tra insegnanti e studenti, tra istituzioni e società. Un rapporto che resta fondante per qualsiasi esperienza umana e che grazie soprattutto alla scelta stilistica dell’autore diventa, in definitiva, universale.

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