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La città dei Cavalieri Tau

Altopascio, un borgo nella provincia di Lucca, vanta origini antiche e un ordine cavalleresco. Ma non è tutto, vi è anche la Riserva Naturale del Lago di Sibolla e il famoso pane, unico grazie al suo impasto detto “la sconcia”.

Altopascio, con i suoi 15mila abitanti, è uno dei maggiori comuni della Provincia di Lucca, e vanta un grande passato di tradizioni e cultura. In primo luogo i Cavalieri del Tau, gli edifici medievali, la torre “la smarrita”, la Riserva Naturale del lago di Sibolla e il famoso pane. Già abitata in epoca romana, Altopascio sorge lungo la via Francigena, qui chiamata via Francesca Romea, una delle più importanti vie di pellegrinaggio medievali, che da Roma conduceva in Francia e proseguiva poi fino in Inghilterra.
Ma procediamo con ordine, iniziando dall’ordine cavalleresco.

L'Ordine di San Giacomo d'Altopascio, detto Ordine dei Frati Ospitalieri di San Jacopo, detto anche dei Cavalieri del Tau, secondo alcuni storici, il più antico ordine religioso cavalleresco d'Europa. Alcuni sostengono che i Cavalieri sono nati per adempiere alle funzioni dello Spedale di Altopascio, altri che furono i Cavalieri a fondare lo Spedale. Probabilmente lo Spedale ebbe origine da una comunità di canonici, che in seguito si trasformò in ordine cavalleresco.

La prima notizia dello Spedale risale al 1084, ma la fondazione è certamente precedente. La tradizione narra che fu fondato da dodici cittadini lucchesi o probiviri (probabilmente "lo coro duodenale" citato nella regola volgare), in corrispondenza di un passaggio obbligato tra il padule di Fucecchio e il lago di Sesto (ora bonificati) in prossimità del bosco delle Cerbaie. La scelta del luogo non era casuale, nasceva dalla necessità di assistenza e cura particolarmente sentite in quei territori pericolosi e malsani.

Oltre all'assistenza ai pellegrini, i frati si occupavano della manutenzione delle strade e dei navigli da trasporto; inoltre curavano anche la costruzione e la manutenzione di ponti, cosa che attesta l'alto livello tecnico ed organizzativo raggiunto.

I Cavalieri del Tau da Altopascio si diffusero in tutta Europa arrivando in Francia, Inghilterra, Baviera e, secondo alcuni, addirittura in Spagna e Portogallo. Gli studiosi sostengono che il nome deriva dal lungo mantello nero che i frati indossavano, sul quale era la croce taumata, a forma di punteruolo, simile alla lettera tau greca. Alcuni storici ritengono che la croce, di origini remote, rappresenti la lettera iniziale della parola Cristo, già da tempo oggetto di venerazione da parte dei francescani, come simbolo della croce e col significato di perfezione, in quanto lettera finale - conclusiva - dell'alfabeto ebraico. Inoltre il tau compare anche in altri luoghi di pellegrinaggio, come a Santiago di Compostela, quale simbolo dei taumaturghi e nel Libro di Ezechiele (9,4) il tau rappresenta il simbolo di salvezza. Per i frati di Altopascio, oltre alla simbologia religiosa, il tau costituiva anche un riferimento agli strumenti di lavoro da loro usati, come martello e punteruolo, o alla stampella che implicava il sostegno offerto ai pellegrini.

L'ospitalità dei frati - ricorda anche Wikipedia - era così rinomata che venne citata anche da Giovanni Boccaccio, che nella decima novella della sesta giornata del Decamerone fa dire a fra' Cipolla che Guccio Porco, il suo servo, aveva un "cappuccio sovra il quale era tanto untume che avrebbe condito il calderon d'Altopascio".

Anche la fine dell’Ordine è ammantata di leggenda. Secondo gli storici nel 1459 Pio II sciolse l’ordine e ordinò la confisca dei beni, decidendo l’accorpamento con quelli della Congregazione di Betlemme. Ma sembra che il Gran Maestro si rifiutò di obbedire e l’ordine continuò ad esistere sino al 1588. Altri, invece, sostengono che nel marzo 1587, per volontà di papa Sisto V, su richiesta del Granduca di Toscana, l’ordine dei Cavalieri del Tau confluì nell'Ordine di Santo Stefano, che ne assorbì i beni.

La tradizione dei Cavalieri Tau si è tramandata fino ai giorni nostri e si esplicita durante i festeggiamenti per la festa di San Giacomo, il 25 luglio. Secondo Elémire Zolla, filosofo e studioso di mistica «questa rievocazione è tra le pochissime a conservare intatte le caratteristiche rituali di una operazione alchemica». I festeggiamenti prevedono, infatti, un corteo storico, il tiro con la balestra e la ricostruzione delle attività di un borgo medievale, inoltre viene distribuito del cibo (pasta, fagioli, ecc) da un grande calderone allestito in piazza.

Il borgo murato, la chiesa di san Jacopo Maggiore, la torre “smarrita” e il Lago di Sibolla

Se decidete da andare ad Altopascio, vi consiglio camminare godendovi quanto la cittadina offre.

Altopascio sorgeva sulle rive del lago di Bientina, ora bonificato. A testimonianza di quel periodo resta ancora la Piazza del Porto e un affresco, nella chiesa di San Jacopo Maggiore, in piazza Ospitalieri, che ritrae San Jacopo, patrono dei pellegrini, mentre arriva ad Altopascio sulla prua di una barca con il simbolo del Tau.

Potete ammirare anche la Porta degli Ospitalieri, testimonianza dell’antico borgo murato, fondato nella seconda metà dell'XI secolo, ed ora scomparso.

Come abbiamo scritto Altopascio era circondata da zone palustri molto estese, queste lande potevano diventare molto pericolose per il viandante che si fosse perduto, specie se la notte buia e tempestosa. Narra una leggenda che una fanciulla che si era avventurata da sola nelle zone paludose si perdette e non fece più ritorno a casa. Da allora tutte le sere, al tramonto, la campana di Altopascio suonava per richiamare la ragazza scomparsa, e per questo la campana venne chiamata "la Smarrita". In effetti la Smarrita ha continuato a risuonare per secoli per un'ora ogni sera nella bella torre romanica per orientare i pellegrini, e il suo richiamo giungeva a chilometri di distanza.. La Smarrita, fusa nel 1325 dal maestro Lazzaro Saggina,che vi ha inciso il proprio nome, è stata poi sostituita nel campanile della chiesa da una campana più recente.

Il Lago di Sibolla, nonostante le sue minuscole dimensioni - ha una superficie libera di appena 12000 metriquadrati -, è una delle sfagnete più meridionali del mondo, e rappresenta un'area del massimo interesse per le specie vegetali, appartenenti di norma ad aree più settentrionali. Lo sfagno è un muschio molto particolare che svolge un ruolo molto importante nella formazione della torba.

Anticamente il lago era sicuramente più esteso; numerose bonifiche ne hanno progressivamente ridotto le dimensioni, anche se fortunatamente non ne hanno decretato la scomparsa; bisogna però anche ricordare che l'acqua del lago è originata da sorgenti sotterranee, non facili da bonificare.

Nel 1996 la Provincia di Lucca ha istituito La Riserva Naturale del Lago di Sibolla che comprende la superficie del lago e alcune aree adiacenti, per una superficie di 64 ettari. Per la sua ricchezza floristica, il luogo è stato riconosciuto come SIC-Sito di Interesse Comunitario e affidato alla gestione delle Provincie di Lucca e Pistoia.

Il pane di Altopascio

Il Pane di Altopascio Tradizionale è prodotto senza lievito. Il suo sapore unico è dovuto a un impasto particolare detto "la sconcia" che è prodotto quotidianamente. Ovviamente, come nella migliore tradizione toscana, è senza sale. Il prodotto è ottenuto dalla lavorazione della farina di grano tenero, tipo 0, lievito naturale e acqua, uno dei segreti del suo apprezzato sapore. La zona di produzione, oltre che nell’epicentro del Tau, è localizzata anche nei territori limitrofi di Porcari, Montecarlo e Castelfranco di Sotto.
Per ulteriori informazioni, visitare il sito del Comune di Altopascio e il sito della Provincia di Lucca.
Marinella Zetti

Questo articolo è stato pubblicato qui

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