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La camorra a Sorrento

I clan camorristici hanno egemonizzato interi territori, fra cui la penisola sorrentina. Edilizia, ristorazione, traffico di droga e alberghi sono i principali investimenti nell’area.

Il flusso di turisti tra la penisola sorrentina e la costiera amalfitana è immenso. Turisti "comuni", vip, sportivi e imprenditori affollano le spiaggie della zona. Il calciatore Criscito è stato visto a Sorrento mentre consegnava al parcheggiatore dell’albergo le chiavi della sua fiammante Mercedes; il fotografo Fabrizio Corona, coinvolto nell’inchiesta del giudice Woodcock, si è esibito in un mediocre spettacolo a Piazza Tasso, nel cuore del paese, insieme alla showgirl Belen Rodriguez. A Marina Grande poi, l’incantevole borgo sorrentino di pescatori sovrastato da un’alta montagna rocciosa purtroppo mangiata dagli hotel di recente costruzione e appestato dall’olezzo di un depuratore costruito nelle vicinanze, si sta montando nel porticciolo un palchetto dove si esibiranno diversi artisti in ricordo del grande tenore Enrico Caruso.

Ma non vi sono solo personaggi dello spettacolo da queste parti: a Cetara, in provincia di Salerno, i carabinieri hanno arrestato il latitante Tullio Grasso in vacanza, fratello del più famoso Renato Grasso, soprannominato "il re dei videopoker". Tullio viene considerato dalla Dda organico al famigerato clan dei Casalesi. I fratelli gestivano "in famiglia" centinaia di negozi di scommesse e giochi on-line, stringevano accordi con Sisal e Lottomatica, ottenevano licenze dai Monopoli e soprattutto pagavano senza problemi il pizzo a tutti i clan, conquistandosi così il favore della camorra e la partecipazione dei boss nell’impresa dei Grasso. L’impresa del giovanotto di Soccavo, detto anche ’o presidente, fatturava annualmente 300 milioni di euro e aveva moltissime coperture politiche che i magistrati stanno cercando di scoprire.
 
Ma la camorra a Sorrento è presente sotto altre forme, nel controllo del settore turistico-alberghiero. Per esempio il clan D’Alessandro di Castellammare di Stabia controlla tramite la ditta "Sigrat" una serie di alberghi in paese, che gestisce tra l’altro il famoso Hotel Michelangelo. Ma il riciclaggio del denaro sporco non è l’unica pratica camorristica: vi è perfino la pesca del dattero tra le fonti di guadagno, causa di enorme distruzione tra le coste sorrentine e domitie.

Ma riguardo la camorra che investe negli alberghi di lusso della zona bisognerebbe domandare al sindaco di Sorrento, Marco Fiorentino, ex democristiano ed eletto per l’ennesima volta nelle file del PDL, nonchè proprietario dell’Hotel Tourist. In passato fu più volte costretto a dimettersi a causa di guai giudiziari: nel 1995 venne incriminato per concussione, poichè nel 1992 intascò una somma di 60 milioni di vecchie lire da un gruppo di imprenditori. "Quelle erano destinate al mio partito, alla DC, non erano tangenti. Si trattava di finanziamento illecito, non di concussione", così si giustificò davanti ai giornalisti. Assolto in primo grado, fu condannato in appello a tre anni e tre mesi di reclusione, ma il reato venne annullato in Cassazione, senza però che si potesse far luce su un’ipotesi di corruzione a causa dell’avvento della prescrizione. Tuttavia anche altri colleghi del posto sono stati inquisiti durante l’era di Tangentopoli: fra questi il deputato Alfredo Vito, sorrentino, condannato in via definitiva per tangenti. 
 
Riciclaggio, sfruttamento delle coste. Ma si sa, il mare è anche una via di comunicazione, e anche la camorra lo adopera perfettamente. Di notte il golfo di Napoli è infestato dai corrieri della droga. La tecnica per trasportare sostanze stupefacenti ricorda molto quella utilizzata in passato per il contrabbando delle sigarette: un motoscafo con a bordo una luce rossa o verde fa da guida ad un gommone carico di droga che corre sull’acqua a luci spente. Tutto questo a pochi passi dalle Capitanerie di Porto, in barba ai radar perennemente accesi. Le rotte riguardano le isole, specialmente Ischia durante l’estate.
 
Ecco perchè della Marcegaglia, presente a Salerno per un convegno, e delle sue teorie di sviluppo per la Campania non ce ne facciamo assolutamente niente.

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