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La Rivoluzione necessaria

Con la parola politica s’intende la scienza del governo atta a promuovere con una corretta, pluralista ed incidente azione la vita pubblica, la socialità del gruppo, il benessere reale attraverso l'esegue di singoli dotati di senso politico. Il realismo dell’azione politica si svincola dalla sfera personale per abbracciare il benessere comune.

L’arte del governo in quanto azione concreta diventa interprete dei bisogni e delle coscienze, divenendo soluzione che intende, tramite consenso, educare gli uomini a principi morali e a condotte giustamente etiche miranti al solo fine, di libertà e di autonomia, di tutti i suoi membri. Lo sfruttamento capitalistico, genera da sempre conflitti tra i potenti e la plebe, i poveri e i ricchi, i forti e i deboli, ognuno con i propri principi e ragioni, sostengono anche con l’uso della violenza l’uguaglianza e l’eguaglianza della loro condizione naturale.

Cosi la struttura economica, politica e culturale del sistema capitalistico, modella gli uomini alle esigenze del mercato e della competizione del profitto di coloro che detengono il capitale, plasmando le menti con i mezzi di comunicazione, e facendoli diventare pedine di questo modo d’agire; ma le circostanze di un determinato momento si mostrano utili per un’azione concreta volta alla stradica zione di un tale pensare.

In un mondo in cui ogni forma di autorità genera corruzione, e dove le riforme modificano semplicemente la vecchia società, la rivoluzione tenta di sostituirla del tutto. Il movimento rivoluzionario, dopo molti secoli, assume un importanza storica orientandosi verso direzioni specifiche, in risposta ad un periodo determinato da condizioni sociali e processi creativi da parte dell’uomo.

Per dirsi veramente “rivoluzionario” l’atto della lotta deve non limitarsi al solo fattore fisico della violenza come insurrezione momentanea, ma essere quotidiana e continua, possedendo un programma ed una corrispettiva proposta, una rivendicazione ed un progetto umano che miri al cambiamento totale delle strutture economiche, sociali e politiche.

La visione d’insieme, con la volontà di cambiare definitivamente la concezione del mondo e della vita, ha senso nella concezione di rivoluzione culturale che vede ormai l’uomo, cittadino del mondo in una sfera più ampia e meno individuale, sentendosi sempre meno vincolato ai dettami della sua patria, del suo credo e dei suoi paradigmi.

Da sempre i giovani sono in maggior misura sensibili al malessere del vivere moderno, trovando in esso solo ulteriore confusione alla già precaria stagione della vita. La lotta contro un sistema dualista, che vede l’incidenza tra governanti e governati, impone loro di concepire il cambiamento, non nei rapporti di proprietà e distribuzione, ma in un nuovo progetto di civiltà, cultura e coscienza, con la considerazione di nuovi fini e nuove motivazioni. La trasformazione di una cultura e di un modo di ragionare deve saper indirizzare le consapevolezze su un modo di pensare, incondizionato da logiche di marketing.

Una pedagogia che svolga un ruolo assolutamente educativo potrebbe creare le basi per un sistema, che stimoli gli uomini a superare le molte contraddizioni, rendendoli coscienti e dandogli adeguati mezzi per una pratica reale della libertà, non nuove forme di schiavitù.

Le controverse dinamiche storiche che hanno interessato la storia d’Italia hanno generato su questo finire del secolo personalità politiche che non si formano attraverso la militanza partitica, anzi non riconoscono ad essa l’importanza necessaria per amministrare la cosa pubblica.

Il risultato è una democrazia dove vige un potere centrale impenetrabile, non in grado di creare le condizioni che permettano al suo elettorato di prendervi parte, e non concedendo loro l’azione creativa e responsabile di un processo di cambiamento volto a garantire un appropriato benessere.

Quando la politica entra in contrasto con il cambiamento economico, sociale, ed etico la rivoluzione diventa assolutamente necessaria, e l’insurrezione della classe dominata, rappresenta il transito per liberarsi da una condizione che non si coniuga con il loro processo d’evoluzione, legittimando con il rovesciamento del potere politico dominante l’unica arma per il proprio riscatto.

Il lavoro degli intellettuali diventa indispensabile per liberare la cultura da un determinato sapere, arrivando a sradicare la struttura sociale. La rivoluzione non è un peculiare atto, ma uno sconvolgimento radicale che abbatte le autorità tradizionali, ed ogni sua forma di alienazione e sfruttamento, in un tempo continuo e in un luogo permanente.

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