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L’imprenditorialità politica del razzismo

"La propaganda non inganna le persone, le aiuta semplicemente ad ingannare se stesse"

Eric Hoffer

Con l’apertura del “Villagio globale”, i movimenti in massa del capitale umano stanno sottomettendo l’intero pianeta a un immenso rimescolamento di popoli, religioni, lingue, usanze; ma la crisi epocale che sta investendo la geopolitica mondiale ha rafforzato l’idea “del valore delle differenze”, e con la sua difesa determina nuove forme etnocentriche, di razzismo culturale e di disagio sociale.

L’etnocentrismo si compromette ad un atteggiamento valutativo che nega agli altri valori e rispetto e, in contesti culturali dove la ricchezza ed il potere sono fondamentali per designare il valore intrinseco di ognuno, fattori come l’accentuazione delle differenze di redito, la dipendenza economica dei cosiddetti paesi del terzo mondo, vengono dai mass media caricati di significato, creando nuovi stereotipi e stigmatizzando la realtà sociale.

Il mondo informativo, con l’utilizzo di qualificativi quali ”Immigrato”,"clandestino","irregolare" notizie ripetute su episodi di cronaca con riferimenti all’etnia, visoni di povertà caritatevoli, enfatizzano il rifiuto disumanizzando lo straniero. In un contesto sociale e politico in crisi, dove l’insicurezza del vivere, la mancanza di riferimenti politici ed educativi creano frustrazione, il gruppo socialmente più debole diviene anche un bersaglio politico.

L’istituzione politica in molti paesi è da lungo tempo, difatti, legata all'uso dei mass media, della pubblicità, dei sondaggi d'opinione, e del 'marketing politicò, dove la propaganda politica dei suoi imprenditori indottrina le coscienze, fissando nel linguaggio valori e paradigmi.

L’industria culturale, comprendente le case editrici, la televisione, i giornali e ogni altro strumento di comunicazione, con la pubblicità e la propaganda esercita una notevole influenza sull’elettorato politico, persuadendo le coscienze con la semplicità del linguaggio, l’universalizzazione dei temi, l’uso delle “opinioni” più o meno valutative, ottenendo una cultura di massa passiva, condizionante, e con poca empatia.

Le élite politiche ed economiche, controllando i media, influenzano la comunicazione di massa, e trasformano l’informazione in mero prodotto, orientando il mercato del profitto, la fede politica, simpatie religiose e riflettendo gli interessi di chi li finanza. Giocando un ruolo fondamentale nella società mediale, l’etica dei mezzi di comunicazione deve svolgersi a garantire lo sviluppo di un consenso critico, che rispecchia i fatti reali, elaborando un discorso che formi le giuste norme morali, non gli interessi privati di qualcuno.

 

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