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La Notte del Corriere della Sera

Il Corriere della Sera, che da tempo ha lanciato la sua personale campagna di trasparenza e indipendenza viene smentito dai propri stessi giornalisti. Il 20 aprile i giornalisti della testata annunciano uno sciopero di 24 ore.

La ragione è estremamente chiara: il direttore Ferruccio de Bortoli non ha tenuto fede alla propria parola quando garantì che “il piano di ristrutturazione aziendale e il piano editoriale non si faranno sulla base di atti impositivi. La direzione non ricorrerà ad atti unilaterali”.

Prima la sostituzione di un caporedattore con un esterno, poi la nomina di un collega a guida della struttura CorriereTv.

In nome di quale trasparenza, indipendenza e professionalità si scavalca la struttura portante di un giornale, i giornalisti appunto, riducendo ad asettico rapporto di lavoro quello di fiducia reciproca che deve instaurarsi in un laboratorio di idee come può essere una testata giornalistica?

Pur contestando alcune scelte editoriali, a giudizio di chi scrive, scadenti, i giornalisti in sciopero meritano la nostra indignazione e la solidarietà di chi, professionalmente o da amatore, ogni giorno fanno informazione. Non esistono solamente le epurazioni e la censura, esiste anche, e dovremmo farci i conti, uno strumento sottile e subdolo: l’infiltrazione. Non è mia intenzione contestare atti non ancora compiuti, la calunnia è per i deboli. La forza che deriva dalla riflessione sull’evoluzione del sistema di informazione italiano (e non solo purtroppo) è nell’apertura, nella critica, nell’autocritica e nell’anticonformismo al pensiero unico.

Prendiamo come esempio i social network e le persone che li mantengono in vita: acquistano un peso sempre maggiore fino a mettere in discussione quelle stesse scelte editoriali che hanno provocato il malcontento (come nel caso del Tg1 di Minzolini).

È dunque un evoluzione a due dimensioni e a due velocità: se da una parte si riscoprono metodi vecchi come il secolo scorso, dall’altra l’opinione pubblica trova sempre nuovi metodi e nuovi strumenti di pressione per far sentire la propria voce.

Chissà, un giorno se ne renderanno conto tutti e dovremo guardarci da quel che noi stessi contibruiamo a creare oggi.

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