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La Lega e le banche, come gestire il capitale

Non si arresta la corsa della lega verso il potere.Dopo la vittoria alle regionali nel nord, dopo la proposta di Zaia al Trentino Alto Adige, dopo la proposta di un primo ministro leghista e presidente Berlusconi alle prossime politiche, ora è la volta delle banche del nord.

Dice Bossi: "Una fetta del sistema bancario tocca alla Lega", "Chi è intelligente ha capito che abbiamo vinto tutto, fatalmente ci toccherà una fetta delle banche", "Finora si è sempre fatto così, non capisco perché ora che vince la Lega dobbiamo cambiare le regole. Ce lo chiede la gente, ora tocca a noi".Il motivo della pretesa? eccolo: "È chiaro che le banche più grosse del nord avranno uomini nostri a ogni livello. La gente ci dice prendetevi le banche e noi lo faremo".

La Lega e le banche, come gestire il capitale

Lo chiede la gente, ma quale? Le piccole e medie imprese, quelle che non ricevono crediti dalle grandi banche e che, nell’attuale crisi rischiano la chiusura o hanno chiuso.

Considerando il presupposto, si potrebbe dire che una politica a favore delle Pmi (piccole e medie imprese) è più che giusta, ma cosa centra il controllo delle banche da parte di un partito?

Forte che sia, un partito politico, e in modo particolare la lega, dovrebbe aiutare l’economia con leggi che obblighino gli istituti di credito a fare crediti, e a farli meno onerosi, in situazioni di disagio economico come quello attuale; considerando anche che le banche all’inizio della crisi hanno avuto dei vantaggi dall’attuale governo.

Il controllo delle banche chiesto da Bossi, oltre che ha chiarire ulteriormente il disegno politico di conquista della lega, denota anche una certa tendenza alla lottizzazione, politica, del potere, lottizzazione che era stata ampiamente criticata e condannata nella prima repubblica.
 
Perché controllare le banche
Lottizzare, ovvero, mettere un proprio rappresentante negli istituti bancari non per merito o come esperto ma come garante politico a favore di una parte politica, cioè, per curare gli interessi, politici, del partito di cui fa parte il rappresentante (non necessariamente un politico).

Si sa che il potere della società moderna risiede nel controllo del capitale, si sa anche che la politica (attraverso il parlamento) deve fare da mediatrice tra capitale e società civile, questo implica che la politica non deve essere parte integrante, ne direttamente ne indirettamente, della gestione del capitale; quando ciò avviene siamo nel bel mezzo di una società non più indipendente ma strettamente legata agli interessi del capitale.

Bisognerebbe che la lega rispondesse a tre semplici domande per chiarire la sua posizione:

1) Se il compito delle banche è quello di ritirare capitale, prevalentemente dai risparmiatori, per ridistribuirlo sotto forma di prestiti con interesse; il loro guadagno nasce dalla differenza dell’interesse che danno al risparmiatore e quello che chiedono per i prestiti (oltre agli investimenti finanziari, ma questa è un’altra storia), cosa comporterebbe il controllo politico su di esse?
2) Il risparmiatore avrebbe più interessi?

3) chi chiede i prestiti pagherebbero meno interessi?

Se il risparmiatore avrebbe più interessi e chi chiede prestiti pagherebbe meno interessi, saremmo tutti a posto, ma cosi non può essere.
La banca non può operare in base alle esigenze dei suoi clienti, può solo operare in base al maggior guadagno, più soldi entrano, più soldi ha a disposizione per fare operazioni diverse dal ricevere e prestare, può investire aumentando ulteriormente il guadagno.

Da wikipedia:
In condizioni economiche normali l’afflusso di denaro verso una banca per i nuovi depositi supera il deflusso di denaro per i prelievi. La banca non deve pertanto mantenere i capitali ricevuti in attesa che il depositante li ritiri, ma può conservarne solo una parte, definita riserva, per far fronte alle esigenze di cassa. Accantonata una quota dei depositi a formare la riserva, il cui ammontare dipende in Italia dalle scelte della banca oltre che da norme di legge, la parte restante dei depositi viene investita in attività redditizie.

Una parte dei capitali dei depositanti viene perciò versata ad altri soggetti economici. Quando, magari dopo successivi passaggi, tali capitali vengono depositati presso una o più banche (per semplicità supponiamo che sia una sola), tale banca ripete quanto ha fatto la banca precedente: trattiene una parte del denaro (la riserva) e investe il resto. Il processo si ripete con una terza banca e poi con una quarta e così via.

Alla fine del processo generato da un nuovo deposito presso una qualsiasi banca, l’intero sistema bancario avrà prodotto riserve per un ammontare pari al nuovo deposito, mentre la somma dei nuovi depositi esistenti sempre presso l’intero sistema bancario sarà pari a un multiplo del primo deposito. L’ammontare del multiplo dipende dalla percentuale di ciascun deposito che viene trasformato in riserva. Anche i nuovi prestiti e investimenti dell’intero sistema bancario risulteranno essere un multiplo del primo investimento.

Il meccanismo appena descritto ha valore se applicato all’intero sistema bancario. È invece errata, come sottolinea Samuelson (vedi la bibliografia), l’opinione diffusa che la singola banca può concedere prestiti per un ammontare multiplo dei depositi.

Da quanto si legge sopra, risulta evidente che le banche operano al di fuori e al di sopra di ogni controllo, questo significa che, qualora alla dirigenza si insedi un politico o chi per lui, la banca continuerà a comportarsi nel suo modo naturale mantenendo inalterato il suo ruolo. Questo significa che, il controllo politico delle banche, non serve a modificarne l’impianto, ma a gestire il capitale derivante dai loro guadagni e a indirizzarlo la dove il "politico" lo riterrà più opportuno.

Nella strategia della lega, rivolta a ottenere sempre più potere, questo si traduce nella possibilità, una volta preso il controllo, di incanalare il capitale la dove, essa, ha interessi politici, cioè, a controllare quei settori che ritiene determinanti per il suo successo sul territorio. Inoltre, potendo decidere la direzione del capitale, potrà gestire il territorio eliminando dalla gestione di esso quelle componenti socio/economiche che non corrispondono alla sua visione del territorio stesso.

Conclusione
Data la natura delle banche e dato l’impossibilità di modificarne l’impianto, l’intromissione nelle decisioni, spettanti al gruppo dirigenziale della banca, da parte della politica presuppone, necessariamente, la volontà di controllo del capitale privato.

Come s’è detto, la posta in gioco è il controllo del territorio; controllo che sarà maggiore nella misura in cui si riuscirà a indirizzarlo la dove sarà necessario.
La lega, che da sempre basa la sua propaganda sulla sua presenza sul territorio, sa benissimo che, per attuare i suoi propositi, non basta avere a disposizione "tanti soldi" propri, ma che è più opportuno gestire quelli presenti in modo naturale. Questo gli darà modo di far apparire una conquista ciò che in realtà è un esproprio di capitali altrui.

Inoltre, in termini politici, gli darà modo di aumentare il proprio valore nei confronti degli alleati e di togliere spazio vitale alle opposizioni che si troverebbero in serie difficoltà nel gestire il territorio la dove le banche sono controllate dalla lega. 

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