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La Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità 3 dicembre 2010

La Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità 3 dicembre 2010. Anche quest’anno siamo giunti al 3 dicembre, giornata dedicata dall’ONU alle persone disabili. A Messina è prevista una manifestazione di sensibilizzazione della pubblica opinione sui problemi della disabilità, organizzata da Organizzazioni cittadine appartenenti al volontariato.

Il vostro cronista ne dà comunicazione insieme al documento emesso in occasione dell’evento dall’Associazione Senza Barriere.

Documento dell’Associazione “Senza Barriere” della Caritas diocesana di Messina in occasione della Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità 3 dicembre 2010 NON BARRIERE MA “PONTI”

Oggi, Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità per l’anno 2010, noi disabili vorremmo partire dall’enciclica Caritas in veritate, e precisamente dal suo passo che tanto ci riguarda e che dice « La giustizia anzitutto….. Non posso donare all'altro del mio, senza avergli dato in primo luogo ciò che gli compete secondo giustizia».

Noi vorremo proprio che per prima cosa fossero rispettati i nostri diritti per passare poi, se così scelto e desiderato, all’esercizio delle più ampie scelte di solidarietà civile ed umana nei nostri confronti. NON BARRIERE MA “PONTI” . Le nostre inapplicate leggi dicono che devono essere abbattute tutte le barriere architettoniche ; è il primo passo da fare per poter passare alla costruzione di “ponti” verso il nostro universo disabile, universo che vorremmo raggiunto in qualsiasi modo per conoscerne la condizione di emarginazione, di discriminazione e di disagio ; per prendere coscienza della sua necessità di integrazione sociale ed umana.

L’ACCERTAMENTO DELL’INVALIDITA’

Sempre dall’enciclica Caritas in veritate : «La Chiesa non ha soluzioni tecniche da offrire e non pretende minimamente d'intromettersi nella politica degli Stati. Ha però una missione di verità da compiere, in ogni tempo ed evenienza, per una società a misura dell'uomo, della sua dignità, della sua vocazione».

Orbene, in una società a misura dell’uomo, della sua dignità e della sua vocazione, non sono le attuali Commissioni Mediche di accertamento della disabilità ad essere al centro, bensì il disabile che ad esse ricorre. Il disabile si attenderebbe di essere compiutamente considerato al fine di vedere valutate le minorazioni che lo affliggono, come punto di partenza per determinare le provvidenze in suo favore secondo diritto. Il tutto nella più assoluta trasparenza. Da sempre, invece, queste Commissioni hanno operato elargendo benefici a chi disabile non era ; sino a portare al totale fallimento della legge sull’accesso al lavoro dei disabili a causa di graduatorie contenenti un numero assolutamente abnorme di soggetti. Ed anche per gli assegni sociali oggi i disabili non riescono più ad ottenerli senza ricorrere alla Giustizia perché tantissimi godono di pensioni sociali non dovute e, perciò, le nuove richieste vengono respinte in partenza anche se fondate. L’adozione da parte di queste Commissioni di nuove prassi, fondate sulla trasparenza, sull’omogeneità dei provvedimenti e sul rispetto della dignità della persona che ad essa si rivolge, è il punto di partenza per una effettiva integrazione sociale dei disabili.

IL MONDO DELL’ISTRUZIONE DAVANTI ALLA DISABILITA’

Articolo 8, punto 2, lettera b della Convenzione Internazionale dei Diritti Umani delle Persone con Disabilità, che con la legge 3 marzo 2009, n. 18 è oggi legge dello Stato : «Gli Stati Parti promuovono programmi di formazione per accrescere la consapevolezza riguardo alle persone con disabilità e ai diritti delle persone con disabilità».

Il nostro sistema scolastico ha le capacità di inserire nei propri programmi, nei propri progetti, nella propria didattica l’argomento della disabilità. L’organizzazione del corpo docente è certamente in grado di organizzarsi nel migliore dei modi per affrontarlo ; magari rapportandosi e confrontandosi con le varie Associazioni che si occupano di disabilità.

Così facendo prepareranno i loro alunni ed essere i buoni cittadini di domani.

L’ASSISTENZA PER LA VITA INDIPENDENTE

Diamo adesso lettura dell’articolo 19 della Convenzione Internazionale dei Diritti Umani delle Persone con Disabilità, oggi legge dello Stato. Il suo contenuto giustifica ampiamente la sua lunghezza ed il tempo necessario per leggerlo.

«Gli Stati Parti di questa Convenzione riconoscono l’eguale diritto di tutte le persone con disabilità a vivere nella comunità, con la stessa libertà di scelta delle altre persone, e prendono misure efficaci e appropriate al fine di facilitare il pieno godimento da parte delle persone con disabilità di tale diritto e della piena inclusione e partecipazione all’interno della comunità, anche assicurando che :

a) Le persone con disabilità abbiano la possibilità di scegliere, sulla base di eguaglianza con altri, il proprio luogo di residenza e non siano obbligate a vivere in una particolare sistemazione abitativa;

b) Le persone con disabilità abbiano accesso ad una serie di servizi di sostegno domiciliare, residenziale o di comunità, compresa l’assistenza personale necessaria per permettere loro di vivere all’interno della comunità e di inserirvisi e impedire che esse siano isolate o vittime di segregazione ;

c) I servizi e le strutture comunitarie destinate a tutta la popolazione siano messe a disposizione, su base di uguaglianza con altri, delle persone con disabilità e siano adatti ai loro bisogni.»

A questo punto diamo la parola ad Adolf Ratzka sulla Vita Indipendente :

«Vita Indipendente è una filosofia e un movimento di persone con disabilità che opera per avere pari opportunità, autodeterminazione e rispetto di se stesse.

Vita Indipendente significa che vogliamo avere le stesse opportunità di controllo e di scelte nella vita quotidiana che i nostri fratelli e sorelle senza disabilità, vicini di casa ed amici danno per scontate. Vogliamo crescere nelle nostre famiglie, frequentare la scuola vicino a casa nostra, usare lo stesso autobus che usano i nostri vicini, svolgere lavori secondo la nostra istruzione e i nostri interessi, crearci la nostra famiglia. Poiché nessuno meglio di noi conosce le nostre esigenze, abbiamo bisogno di indicare le soluzioni che desideriamo, essere responsabili della nostra vita, pensare e parlare a nome nostro, proprio come chiunque altro. ….. Siamo persone comuni che hanno bisogno di sentirsi incluse, considerate ed amate da tutti».

Forse un giorno anche questo sarà possibile nella nostra comunità ; sempre che la ricerca del bene comune abbia il sopravvento sugli interessi di bottega. I have a dream, è stato detto e lo diciamo anche noi.

DOPO DI NOI

Sappiamo tutti cosa vuol dire l’assenza della famiglia per una persona giovane che si apre alla vita. Cosa vorrà dire la stessa assenza, lo stesso restare soli per un disabile che tanto necessita del sostegno della famiglia ? Si resta sgomenti al pensiero. In questi casi è necessario lo jus, inteso principalmente come diritto economico all’assistenza, ma è essenziale anche la caritas, senza la quale lo jus corre il rischio di restare vano. Purtroppo, nella nostra degradata realtà meridionale, sia detto senza polemica ma con tanto dispiacere, spesso accade che sia proprio lo jus a mancare, lasciando inutile la caritas.

Messina, 03 dicembre 2010

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