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La Croazia va alle elezioni il 5 luglio

La Croazia va alle elezioni il 5 luglio nonostante il coronavirus. Il partito uscente di centro destra potrebbe non farcela a riconfermarsi nonostante il parse abbia registrato delle buone performance economiche negli ultimi anni. La sinistra si presenta con una coalizione che si chiama restart. 

La Croazia va alle elezioni il 5 luglio, nonostante il coronavirus. Circa tre milioni e ottocentomila persone sono chiamate a rieleggere il Parlamento di Zagabria.
Il premier uscente Andrej Plenkovic di centro destra ha chiesto ai propri elettori di recarsi alle urne. Lo sfidante Zoran Milanovic di centro sinistra è dato leggermente favorito dai sondaggi.

Il partito di Plenkovic, l’Unione democratica croata, ha ottenuto per il paese dei buoni risultati economici negli ultimi anni: la disoccupazione è scesa al 7%, il debito sul Pil è al 73%, il Pil è cresciuto negli ultimi due anni del 2,9 e del 2,7%.

Adesso sta affrontando la situazione del coronavirus. Inizialmente era un partito nazionalista di destra, poi strada facendo si è trasformato in un partito conservatore. Milanovic invece è il leader del partito socialdemocratico, che per queste elezioni si è alleato con delle forze minori creando una lista comune di candidati definiti Restart. Il partito socialdemocratico ha governato dal 2011 al 2016.

Gli osservatori vogliono anche vedere i risultati dei partiti cosiddetti sovranisti, che alle scorse europee di erano attestati sull’8,5%.

In particolare, l’economia della Croazia rimane tra le più deboli dell’Unione Europea, e lo Stato sta lottando per combattere i problemi finanziari derivanti dalla perdita di turismo durante la pandemia di coronavirus. A tale riguardo, il governo ha preparato un pacchetto di misure temporanee, che potrebbero raggiungere il 15% del PIL, il quale comprende la remissione o il differimento delle imposte sul reddito e sugli utili, i contributi previdenziali per tre mesi, una sovvenzione ai datori di lavoro per il mantenimento della loro forza lavoro e una moratoria sui pagamenti di prestiti alle banche commerciali e di sviluppo.

Foto di Walder da Pexels

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