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La Concordia come l’Italia. Ma la metafora funziona a metà

Tutta la vicenda del naufragio della Concordia ha avuto da subito non solo un enorme impatto emotivo, ma anche una straordinaria risonanza simbolica nell'immaginario collettivo, divenendo un'imbarazzante icona dell'Italia. Se il naufragio era l'immagine concreta del disastro italiano, il raddrizzamento della nave assume il significato di un riscatto nazionale. Questo è almeno il messaggio che si vuol far passare. Ma la metafora non regge fino in fondo e il paragone s'inceppa. Vi spieghiamo perché.

"Orgoglio italiano", "grande impresa", "straordinario lavoro". Sono solo alcune delle espressioni che si sprecano in queste ore dopo il successo delle operazioni per il raddrizzamento della Costa Concordia. Forse è anche per dimenticare la "vergogna italiana" del naufragio della Concordia, che oggi si alzano forti le voci della retorica dell’amor patrio ferito. Sentiamo il bisogno di riscattare la disastrosa immagine di noi che abbiamo offerto al mondo intero. L’Italia patria degli Schettino ci brucia ancora. E pazienza se il direttore delle operazioni di rotazione della Concordia non è italiano d.o.c. ma di origine sudafricana. Tanto poco italiano che Nick Sloan, dal nome così poco italico, è stato il “salvage master” che ha guidato nella “control room” il “parbuckling” della Concordia. Ma la retorica sorvola su questi piccoli dettagli.

UN SIMBOLO DELL’ITALIA - Tutta la vicenda della Concordia ha avuto da subito non solo un enorme impatto emotivo, ma anche una straordinaria risonanza simbolica nell’immaginario collettivo ed è stata vissuta come uno psicodramma della vicenda politica italiana. Per questo oggi è da parte dei politici che arrivano gli elogi più sperticati. Come a dire: se il naufragio della Concordia e la codardia del suo capitano sono stati una condanna simbolica di tutta la classe politica italiana, oggi il suo raddrizzamento suona come il suo riscatto. Se la Concordia ce l’ha fatta, anche noi possiamo rimetterci in piedi e raddrizzare la schiena. E salvarci anche se in extremis. Come dei poveri cristi che si rialzano quando cadono. Gli stessi nomi hanno congiurato a favorire la metaforizzazione di tutta la vicenda. Nomen omen, il nome è il tuo destino. Destino ironico nei nomi della nave “Concordia” e dell’isola “Giglio”. Una nave in cui proprio l’assenza di concordia di intenti in chi doveva governarla ha prodotto il disastro. Un’isola che è stata contaminata e violata a dispetto del nome che suggerisce purezza.

MA IL PARAGONE S’INCEPPA - Eppure la metafora funziona a metà. Se facciamo tacere le trombe della retorica, scopriamo perché la Concordia non è esattamente l’Italia. O meglio. Il paragone regge nella prima parte della vicenda. Di Schettino che abbandonano la nave nel pericolo il Belpaese è pieno. Inetti vanagloriosi e superficiali, ai posti di comando non per merito ma per nepotismo o clientele. Il punto è che per raddrizzare e recuperare il relitto della nave si è affidata l’operazione a una squadra di valenti tecnici. A nessuno è venuto in mente di affidarla nelle mani di Schettino e dei suoi pari. Magari per dargli un’occasione di riscatto. Chi l’avesse proposto sarebbe stato linciato seduta stante o messo in manicomio. Ecco, è qui che la metafora s’inceppa. In Italia gli Schettino sono ancora al timone. Si sono camuffati da salvatori della patria e nessuno li ha buttati giù in mare dal ponte della nave.

Foto: Rvongher/Wikimedia

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di paolo (---.---.---.247) 19 settembre 2013 11:25

    Comprendo e condivido il significato di fondo . Ma l’Italia di Schett-oni aveva bisogno di una iniezione di morale .E poi perché dobbiamo sempre darci addosso con una sorta di verve autodistruttiva che non ha pari nel mondo ? D’accordo non saremo mai come i francesi che gonfiano il petto anche sul bidé e non danno le graduatorie se non arrivano primi , ma almeno quando siamo al centro dell’attenzione in maniera positiva che male c’è ad un po’ d’orgoglio nazionale.

    Nick Sloan è sudafricano , e allora ? Il progetto però è italiano e l’impresa esecutiva una joint venture italo americana . E poi chi se ne frega se la proprietaria della Costa è americana ,in fondo la nave è italiana ,l’hanno costruita in Fincantieri e se ha resistito allo stress dinamico dei martinetti idraulici sarà un merito italiano , o no?

    Schettino e Berlusconi ( lo Schettoni di Occhetto) sono la matafora del paese ,tanto era comandante il primo quanto premier il secondo .Ce li siamo cuccati tutti e due perchè noi siamo un popolo che non vuole farsi mancare niente ,soprattutto nel male.

  • Di Cesarezac (---.---.---.252) 22 settembre 2013 23:06
    Cesarezac

    L’operazione recupero della Concordia si sarebbe dovuta fare in silenzio e rapidamente lasciandola affondare per non rivangare una vergogna mondiale che ci perseguiterà per i secoli avvenire. Il recupero, ancora all’inizio, irto di incognite dal costo spaventoso e per il quale i nostri ineffabili politici si sono vestiti con le penne del pavone a cominciare da Enrico Letta e continuando con il presidente Giorgio Napolitano,non è merito nostro ma di un sudafricano, NICK SLOANE!!

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