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La Bulgaria dopo il voto sta peggio di prima

 

Se qui in Italia il responso delle urne ci ha consegnato uno scenario politico inedito e complesso, di certo in Bulgaria non se la passano meglio.

 

Alle legislative anticipate del 12 maggio il Movimento Cittadini per lo sviluppo europeo della Bulgaria (GERB), formazione di centro-destra guidata dall'ex premier Boyko Borisovha ottenuto il 30,1%, assicurandosi 98 seggi su 240. I socialisti di Sergej Stanichev hanno raggiunto il 26,1%, con 86 seggi. Al terzo posto c’è il Movimento per i diritti e le libertà, il partito della minoranza turca (33 seggi), e gli ultranazionalisti di Ataka (23 seggi).

È la prima volta che un partito bulgaro viene rieletto dal dopoguerra, ma per Borisov c'è poco da festeggiare. Il suo partito non avrà comunque una maggioranza parlamentare. E la possibilità di un governo di coalizione si annuncia difficile, dopo le tensioni della campagna elettorale fondata più sul regolamento di conti tra socialisti e conservatori che a rispondere ai bisogni dei cittadini. Anche per questo la metà degli elettori ha preferito disertare le urne. Ha votato infatti solo il 50% dei 6,9 milioni di aventi diritto, contro il 60,2% delle scorse elezioni.

Dopo le grandi manifestazioni dello scorso inverno, che avevano portato alla caduta del governo, nemmeno il voto è bastato a tirare fuori il Paese dallo stallo politico, sottolinea il quotidiano bulgaro Standart, secondo cui “la costituzione del nuovo governo sarà un puzzle molto complicato” in quanto nessun partito ha abbastanza voti per governare da solo e nessuno vuole allearsi con il GERB. Questo in conseguenza dello scandalo delle intercettazioni telefoniche che il partito avrebbe compiuto nei confronti di avversari politici, imprenditori e giornalisti. Per questi fatti è stato accusato l’allora ministro dell’interno Tsvetan Tsvetanov.

E a Sofia non possono permettersi di "fare come il Belgio". La Bulgaria è il Paese più povero dell’Unione Europea, e l’instabilità politica non può che far peggiorare un’economia con un tasso di crescita fermo allo 0,8%, mentre la disoccupazione supera il 20% e il lavoro nero rappresenta il 30% del PIL.

Come racconta l'Osservatorio Balcani e Caucaso, per superare lo stallo i socialisti vogliono un "governo di programma" che però si prospetta fragile. Nel frattempo, le forze emerse dalle proteste di piazza dei mesi scorsi restano fuori dal parlamento. Nessuna maggioranza ma tre minoranze, scandalo intercettazioni, economia a picco, campagna elettorale fatta di insulti più che di proposte, forte calo dell'affluenza.

E le analogie con l'Italia non finiscono qui. Se dopo lo scrutinio non verrà formato alcun governo, resterà probabilmente al potere l’attuale governo tecnico, guidato dal diplomatico Marin Raykov, in attesa di un nuovo voto in autunno.

Due ultime notazioni.

La prima è che dal dibattito politico è totalmente scomparsa l'Unione Europea. Dopo il fallimento dell'adesione, la gente è disillusa e ai partiti interessa solo mettere le mani sulla pioggia di fondi comunitari.

Infine, Narcomafie ci ricorda che il GERB è un partito pesantemente coinvolto in casi di corruttele nonché in torbidi rapporti con la criminalità organizzata. Non proprio il miglior biglietto da visita per chi potrebbe essere chiamato a guidare nuovamente il Paese in un momento così delicato.

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