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La democrazia crocifissa

Sulla questione del crocifisso ora la tv ci bombarderà di fondamentalismo cattolico, prepariamoci! Nel frattempo, un po’ di tranquilla riflessione...

La Corte di Strasburgo si è pronunciata ufficialmente sulla questione della presenza dei crocifissi nelle strutture istituzionali educative della Repubblica Italiana. La sentenza, ovviamente, è negativa: i crocifissi vanno tolti. Ancora una volta alle assurde anomalie della democrazia italiana si rimedia, almeno un poco, grazie all’intervento dell’Unione Europea. E subito una pioggia di commenti indignati, dai delegati papali a Bersani, Fini, Gelmini... La solfa fondamentalista è sempre la stessa: "radici cristiane dell’Europa!", "il cattolicesimo è una forte tradizione italiana!" eccetera eccetera. Parole sacrosante, se non ci fosse la democrazia. La democrazia! Ma cosa vorrà dire questa parolina di cui tanto si abusa?

Riferendoci al nostro caso specifico vuol dire che non si può consentire che in una scuola (una delle istituzioni democratiche più importanti) venga imposta agli studenti la presenza di un simbolo religioso indicante una precisa religione senza la possibilità per gli studenti di sbarazzarsene liberamente. Se si promulga una legge che abolisce l’usanza, che ormai è una sorta di tacita regola comune, del crocifisso in classe, ciò non implica certo che uno studente non possa liberamente appendere, di sua spontanea volontà, un crocifisso sulla parete della propria classe. Implica però che o ogni studente può appendere ciò che vuole in classe (una foto di Gandhi, di Buddha, di Gesù, di Berlinguer, di Berlusconi...), oppure non può farlo nessuno (a decidere tra queste due opzioni sarà ogni singolo istituto). Questa, cari Mussolini-Fini-Schifani-Bagnasco e santissimi prelati affini, si chiama DE-MO-CRA-ZI-A. Sfatiamo, allora, alcuni luoghi comuni:

"L’Europa ha radici cristiane" 
L’Europa ha molte "radici" culturali, tra cui quella cristiana. Quali "radici" prevalgono sulle altre e si affermano maggiormente nella storia lo decidono la politica e la guerra. La Chiesa ha per secoli mantenuto posizioni di dominio a livello territoriale e militare; oggi il suo dominio è finanziario e culturale, perfettamente inserito nei meccanismi dell’Impero capitalistico globale e dell’imperialismo statunitense.

"Il cattolicesimo è tradizione italiana"
Tenendo presente l’assunto per il quale la democrazia è il superamento dei particolarismi tradizionalistici in un’ottica di mediazione superiore basata sui Diritti dell’Uomo, capiamo facilmente che, se si accetta il crocifisso in classe come "istituzione", per giustificare ciò ogni cittadino italiano dovrebbe essere cristiano o cattolico. Poichè sappiamo che non è così, avvertiamo allora la valenza storica dell’affermazione, ovvero: "In Italia, la tradizione del cattolicesimo ha vinto sulle altre tradizioni". E’ indubbiamente vero. E cosa ha determinato la sua vittoria? La politica e la guerra. Nel Mezzogiorno d’Italia, ad esempio, Salento e Sicilia hanno una forte tradizione islamica. Ma perchè nelle scuole siciliane e salentine non troviamo Maometto ma Gesù? Perchè la religione cattolica è la religione dell’Occidente, quella islamica di un Medio Oriente ormai confinato a piccola zona di guerra resistenziale. Questioni di geopolitica. Ma l’istituzione democratica è tale solo se suo criterio di scelta non è la guerra ma l’autodeterminazione, quindi:


ognuno deve poter scegliere la propria religione, nessuno può imporla agli altri per mezzo della "tradizione", ovvero della guerra!

Seguendo il ragionamento dei fondamentalisti, infatti, tutte le scuole dell’Emilia Romagna dovrebbero esibire sui muri delle classi la falce e il martello, per la forte tradizione comunista della regione!

"Se gli islamici non accettano vignette su Maometto, perchè noi non possiamo imporre l’innocua presenza del crocifisso agli studenti islamici in Italia?"
La risposta è molto semplice, ed è sempre la stessa: perchè siamo una democrazia, non una teocrazia.

Nonostante ciò, in questi giorni la televisione ci martellerà i timpani diffondendo minuto per minuto questi tre luoghi comuni, ma sappiamo che in Italia purtroppo esiste un profondo problema dell’informazione. Basti pensare al TG1, che ogni giorno propone lo stesso schema iniziale: dichiarazione PDL, dichiarazione PD, dichiarazione Napolitano, dichiarazione Ratzinger ecc... Il papa, ormai, nella (mediatica) "costituzione reale" del nostro paese, è la terza carica istituzionale più importante, anche se, democraticamente parlando, non dovrebbe avere più diritto di parola del capo della setta per la Salvaguardia delle Anime Vegetali.

Teocrazia? Forse sì. Ma dobbiamo rassegnarci, dicono, perchè la democrazia non è nelle nostre "radici"...

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