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L’irrilevanza del voto nella finanza delle democrazie incompiute

Secondo il finanziere George Soros, il vero problema che mette a rischio la tenuta delle nostre democrazie oggi è la manipolazione dell’informazione. Ma chi è che può riuscire a fare in modo che alcune idee siano affermate con forza ed insistenza ed altre siano semplicemente eliminate dalla stessa memoria?

Le sanguinose repressioni in Libia, cui il mondo sta assistendo, accrescono le preoccupazioni per la tenuta delle democrazie moderne. Man mano che le manifestazioni popolari vengono represse nel sangue con bombardamenti aerei e con il fuoco di carri armati, gli occidentali scoprono sempre più di essere loro stessi i primi ad essere al servizio di dittatori sanguinari e della loro propaganda.Nonostante gli europei, gli italiani, amino trascorrere il loro tempo ad occuparsi ed a discutere di politica e impegno civile, di etica e solidarietà, uguaglianza e diritti, nonostante le continue elezioni e campagne elettorali, le organizzazioni antidemocratiche e le dittature feroci si sono nel frattempo comprate i nostri Stati. I nostri governi, i nostri parlamenti, attraverso un giro incrociato di partecipazioni finanziarie, dipendono ormai quasi interamente dagli ordini di satrapi sanguinari.

Ma c’è di più, ciascuno di noi, più o meno indirettamente, è stato messo al loro servizio. Da loro dipendono i nostri mutui, le nostre pensioni, i nostri posti di lavoro, le nostre imprese, i nostri bilanci pubblici. Ma come, tutto questo, è potuto accadere? 

Secondo il finanziere George Soros il vero problema oggi è la manipolazione dell’informazione. Attraverso la manipolazione dell’informazione tutti possono essere convinti a privarsi delle proprie finanze ed a lavorare per un tiranno. Politici, amministratori, docenti universitari, autorità di controllo, parlamenti e commissioni, società di investimento e di consulenza, imprese ed analisti, tutti possono essere adeguatamente indebitati e poi pagati solo a condizione di aiutare a reprimere nel sangue ogni afflato democratico. Gli uomini all’interno dei nostri media più seguiti, nelle nostre università più prestigiose sono quasi tutti finanziati da banche che sono a loro volta controllate da dittatori esteri feroci e sanguinari. Ed è esattamente per non far passare materiale come questo che i media oggi vengono pagati. Lo stesso Mario Draghi, ad es., appena nominato governatore della Banca d’Italia affermò che le riforme finanziarie dovevano avere come priorità la centralità dei consulenti finanziari indipendenti. Da allora, ogni ulteriore riferimento all’argomento è stato immediatamente tacitato e qualunque seguito completamente eliminato.

Insomma, chi è che determina il comportamento di questi signori dei media, della politica e delle università? Chi può riuscire a fare in modo che alcune idee siano affermate con forza ed insistenza ed altre siano semplicemente eliminate dalla stessa memoria? Semplice: sono coloro che pagano questi signori e sono in grado di condizionare le loro valutazioni. E’ chi-fa-contare-i-soldi-che-mette che decide. Il diritto di voto politico si riduce solo ad una semplice forma di parere neanche troppo vincolante e, peraltro, facilmente orientabile, ad es.: comprando gli stessi elettori con soldi, aspettative o incarichi di lavoro, predeterminando le alternative possibili tra le forze di governo, truccando gli scrutini, ecc. 

E’ chi-fa-contare-i-soldi-che-mette che decide. E già. Ma chi glieli dà i soldi a Gheddafi per comprarci se non noi stessi?

Ed infatti, attraverso una articolata architettura di banche, assicurazioni, società di analisi e consulenza, ordini professionali, i nostri debiti, le nostre miserie, le nostre spese per consumi, per il risparmio e riserve, i nostri investimenti fallimentari finiscono in stragrande maggioranza a finanziare le tasche di sceicchi e dittatori, organizzazioni confessionali e associazioni criminose varie. 

La storia è antica, non certo di oggi. Fu proprio per evitare che le risorse dei paesi democratici potessero essere sottratte da paesi antidemocratici che furono sviluppati fin dal 1800 fondi di risparmio collettivi e una informazione finanziaria indipendente, in grado di finanziare l’economia, suscettibili di partecipazione, controlli e verifiche. Ma, da allora, il loro boicottaggio è stato pressoché costante, senza alcuna soluzione di continuità. Nè è servito dare forma ad organizzazioni sovrastatali; gli acquisti si sono semplicemente spostati di latitudine.

Noi dobbiamo imparare a far-contare-i-soldi-che-mettiamo, a non mettere i nostri soldi in forme di impiego che sterilizzano la nostra volontà, ma solo in strumenti che permettono di far valere le idee di ciascuno. La partecipazione del popolo è l’unica garanzia, l’unico argine che può contrapporsi all’azione di un dittatore. 

E allora: come può una democrazia politica esistere senza democrazia finanziaria? Chi di noi si sente di non voler più essere parte di quel boicottaggio?

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