Olimpia Tarzia è la promotrice del disegno di legge regionale del 26 maggio 2010 per la “riforma e la riqualificazione dei consultori familiari”. Ci sarebbe molto da dire su questo disegno di riforma. Ciò che colpisce iniziando a leggere, e che forse basterebbe a mettere in discussione l’intera proposta, è l’idea di famiglia intorno verrebbe a ruotare l’attività dei consultori (è necessario ricordare che i consultori familiari sono stati istituiti nel 1975 con la legge 405, legge che ha l’unico difetto di non essere applicata e che non richiede alcuna riforma).
Si comincia così, con le istruzioni per l’uso del primo (e controverso) articolo “L’articolo 1 sottolinea la posizione dell’ordinamento regionale rispetto alla Famiglia: la Regione riconosce la dimensione sociale della famiglia fondata sul matrimonio che si pone come primaria ed infungibile società naturale e come istituzione prioritariamente votata al servizio della vita. La famiglia, riconosciuta come realtà preesistente al diritto positivo, è da quest’ultimo valorizzata e tutelata nelle sue fondamentali dimensioni dell’unità e della fecondità”. E poi si specifica nell’articolo 1, primo comma: “1. La Regione riconosce il valore primario della famiglia, quale società naturale fondata sul matrimonio e quale istituzione finalizzata al servizio della vita, all’istruzione ed alla educazione dei figli, e tutela la sua unità, la fecondità, la maternità e l’infanzia”. Anche il terzo comma merita di essere riportato: “3. La Regione tutela la vita nascente ed il figlio concepito come membro della famiglia”.
La vera famiglia è quella fondata sul matrimonio secondo la Tarzia e i firmatari del suo disegno di legge. D’altra parte compare al singolare e con la “F”, come potremmo confonderla con le famiglie false e imperfette? L’uso del singolare denuncia un panorama angusto e miope: esistono innumerevoli tipologie di famiglie, non c’è nessuna Famiglia, unica o vera da usare come modello o da preferire alle altre. La definizione di famiglia può (e deve) accogliere le formazioni più diverse, senza imporre vincoli semantici pesanti e prestabiliti. Basterebbe guardarsi intorno.
Molte delle definizioni più comuni di famiglia rischiano di essere anguste: si pensi alla cosiddetta “famiglia tradizionale” intesa come costituita da madre, padre e figli, uniti da un legame genetico e matrimoniale. Forse non dovrebbe essere considerata come una famiglia quella formata da un solo genitore? Quelle ricomposte? Quelle formate da due donne o da due uomini, impossibilitati a sposarsi in Italia?E allora, quale potrebbe essere la condizione necessaria per rilevare la presenza di una famiglia? Il legame affettivo, la responsabilità, la condivisione. Nulla che si possa assicurare rispettando un modello formale e strutturale. Perché escludere tutte queste famiglie?
La Famiglia, intesa come blocco di cemento armato, esiste solo nelle pubblicità sceme o nei pensieri semplificanti e disinteressati alla realtà. Ignorare la realtà è rischioso e ingiusto: prenderemmo sul serio uno che è convinto che la Terra sia piatta? Discuteremmo con lui di natura umana o di inquinamento ambientale? Appare difficile discutere e accordarsi su come tutelare le famiglie partendo da premesse tanto diverse.
Invece di allargare la tutela giuridica per tutte le famiglie, si insiste sulla esclusione, sulla discriminazione e sulla disuguaglianza. Il diritto di famiglia avrebbe bisogno di una nuova riforma e non di una inversione a U verso gli anni sessanta, verso l’istituzione della dote, verso il matrimonio riparatore, verso quella visione bigotta per cui la donna era a disposizione del marito e indissolubilmente scissa tra angelo del focolare e puttana.
In Italia fa ancora discutere la regolamentazione delle unioni per persone dello stesso sesso - che sia il matrimonio o un altro istituto giuridico equivalente - e le uniche risposte sono state solo una caricatura della parità di diritti. Nonostante questo i fantasiosi progetti di legge dai Dico, ai DiDoCo fino ai DiDoRe, sono miseramente falliti perché troppo azzardati! Quando a “omosessuale” si affianca la parola “famiglia”, e la richiesta di diritti e di doveri - cioè di uguaglianza - la condanna è assicurata.
Spesso la Costituzione italiana è invocata a sostegno della discriminazione.
Come scimmie ammaestrate tutti a ripetere che lo afferma anche la Costituzione che questi matrimoni non s’hanno da fare! Senza averla mai letta. Il tanto citato articolo 29 non impone come condizione necessaria la diversità di sesso degli aspiranti sposi. E, se non bastasse l’apertura dell’articolo 29, ci viene in aiuto l’articolo 3: tutti i cittadini sono uguali “senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.
“Non sono razzista, è solo che non credo sia giusto mischiare le razze in questo modo. Ho molti amici neri, vengono a casa mia, li sposo e usano il mio bagno. Li tratto come gli altri. Ma i figli dei matrimoni misti soffrono, e io devo tutelarli”. Così si è giustificato Keith Bardwell, giudice di pace della Louisiana, per il rifiuto a sposare una donna bianca e un uomo nero. Non è avvenuto nel 1950, ma pochi mesi fa.
Per molti anni non sono state considerate famiglie quelle composte da persone di diverse etnie o religioni. Possiamo augurarci che l’assurdità con cui accogliamo oggi queste idee si allarghi presto alle idee familiari di Olimpia Tarzia e di quanti insistono sul modello unico (che poi è sempre il modello che loro credono sia giusto, proprio come i bambini viziati pretendono di dover sempre vincere).
Se non bastasse il modello familiare unico a non farci prendere sul serio la proposta Tarzia, l’articolo 3 ci toglie ogni dubbio: di quale figlio concepito stanno parlando?
“Figlio concepito” è espressione molto ambigua. Siccome è preceduta da “vita nascente” sorge il sospetto che si parli di figlio (di persona, quindi) come membro della famiglia a partire dal concepimento. La considerazione personale dell’embrione è un problema filosofico e giuridico enorme, con conseguenze profonde. Ma qui ci interessa sottolineare soprattutto il profilo, ancora una volta, discriminatorio: si intende proteggere solo i figli concepiti all’interno del matrimonio?
Forse Tarzia vuole ristabilire un po’ di giustizia e ripristinare il diverso trattamento per i figli: quelli legittimi - nati all’interno di un matrimonio - e quelli bastardi, titolari di nessun diritto perché illegittimi. Anche questa differenza è stata quasi eliminata dalla riforma del diritto di famiglia degli anni settanta e vederla ricomparire è davvero desolante.
In Italia ci sono anche molti bambini nati o cresciuti in famiglie con genitori dello stesso sesso. Famiglie ricomposte, donne che hanno usato le tecniche di riproduzione artificiale, uomini che hanno fatto ricorso alla maternità surrogata, cogenitori (cioè una coppia di uomini e una coppia di donne che hanno insieme dei figli). Ci sono molti bambini, come dicevamo, nati in famiglie non garantite dal matrimonio, o cresciuti da un solo genitore. Che ci facciamo con questi bambini?
A commento di questo articolo che trovo assolutamente perfetto, vi invio il link ad un altro articolo sullo stesso tema, ovvero Olimpia Tarzia.Una donna davvero piena di sorprese....
Famiglia alternativa > A Boston è nata ad agosto una bimba "confezionata" da una coppia gay. Il gamete è uscito da una banca del seme e l’ovulo da una donna donatrice. L’embrione è cresciuto nell’utero di un’altra donna. Chi sa dare la definizione di questo tipo di famiglia? Forse non vediamo che, passo dopo passo, stiamo scivolando verso una nuova specie umana Genere Eugenoma ...
Le parole chiavi di questa legge sono: regione famiglie e legge....ma io aggiungerei anche religione. Sappiamo tutti che la consigliera Olimpia Tarzia è una donna religiosa.. si scontra a spada tratta contro le donne che ricorrono all’ivg. beh a me questa donna non ispira fiducia, ma non perchè è cattolica o quant’altro, ma bensì perchè non credo che in politica si debbano affrontare argomenti cosi delicati,cioè...ovviamente le proposte di legge si fanno in governo ma....qui si va contro le donne offendendole...svilendole...non siamo mostri se abortiamo...noi abbiamo un cuore
Leggo questo articolo...leggo i vostri commenti...e l’unica cosa che riesco a pensare è che intorno a questa riforma ci sia un accanimento ed uno spreco di energie eccessivo. Va bene che ci sono punti della legge che ritengo anch’io contestabili, ma fino a questo punto? Trovate davvero così assurdo voler tutelare una vita nascente? Sorridete quasi nel sentir parlare di un embrione come "membro della famiglia" ma vi ricordo che già alla 5a settimana di gravidanza dentro di noi c’è un altro cuore che batte..e quella è vita! Nessuno vuole costringere le donne a non abortire, questa proposta non vuole togliere la facoltà alle donne di scegliere se tenere o meno un figlio ma offrire loro più possibilità per prendere una decisione più serena, ponderata e che non veda nell’aborto l’unica soluzione.
Buongiorno a tutti, vorrei un confronto con voi su questo argomento. Premetto di essere il padre apprensivo di un’adolescente al primo fidanzatino...è una ragazza con la testa sulle spalle, ma ho sentito casualmente conversazioni con le sue amiche e la mia preoccupazione è aumentata in modo esponenziale..non sto qui a riportarvi il detto, ma la leggerezza che queste ragazze hanno nei confronti di un discorso delicato come l’aborto mi spaventa veramente... Forse io ragionerò da uomo e da padre preoccupato, ma leggendo questa proposta di legge e pur non essendo d’accordo su diversi punti, trovo che il voler riportare dei valori nei consultori e voler aiutare le coppie che aspettano un figlio, voluto o meno, prospettandogli alternative possibili prima di arrivare ad una decisione drastica ed estrema, non possa essere così nocivo e terribile come ho letto in moltissimi commenti...chiedo vostri pareri in merito, grazie . Guglielmo F.
i consultori familiari che la legge Tarzia vuole rimpiazzare hanno il compito che lei descrive.
In alcuni casi bisognerebbe dire avrebbero, perché mancano fondi e personale.
La soluzione sarebbe garantire il loro funzionamento, non sostituirli con un modello confessionale che nulla ha a che fare con la premura di offrire soluzioni alternative alla interruzione di gravidanza. Alternative che non sono proprie di Tarzia & Co., ma di chiunque faccia bene il proprio mestiere all’interno di un consultorio pubblico.
Si aggiunga anche che la proposta Tarzia stanzia fondi fantasmi e vuole imporre i propri valori, non certo rispettare quelli altrui e aiutare a compiere scelte.
Le sue preoccupazioni sono legittime e condivisibili, ma secondo me la proposta Tarzia non è la riposta giusta.
La ringrazio innanzitutto per la risposta Chiara, ed il fatto che probabilmente io vedo la cosa dal punto di vista di padre e di uomo è stata la prima doverosa premessa, perché mi rendo conto che per voi donne la questione sia sicuramente più delicata e la sentiate in maniera differente. Ma avendo sentito tutte le polemiche attorno a questa proposta di legge non posso fare a meno di domandarmi perché non vi siate fatte sentire prima in modo così deciso per migliorare la condizione nei consultori attuali, dato che come lei stessa ammette scarseggiano anche di personale e molto spesso non riescono a ricoprire di fatto il ruolo per cui furono istituiti oltre 30 anni fa. Inoltre la mia sarà anche una mentalità bigotta, ma sono cresciuto con dei valori ben precisi come quello della vita intesa come un dono del cielo, e se mia figlia si trovasse mai nella condizione di dover prendere una decisione importante e determinante per il suo futuro come quella di mettere al mondo un bambino o meno, e non venisse a parlarne con noi genitori (come purtoppo molto spesso capita tra le giovani), penso che un minimo mi sarebbe di conforto sapere che delle persone cercheranno di aiutarla a non vedere nell’aborto l’unica possibilità
Io rispondo di me e non della categoria "donne". Né posso dare conto di quello che accade o non accade sul piano politico e su quello civile. Non ho il potere di rimediare alla mancanza di soldi dei consultori né alla mancanza di soldi su molti altri fronti di diritti e tutele, purtroppo.
Capisco quello che scrive sul conforto e aggiungo che mi piacerebbe che ogni ragazza e ogni donna che si dovesse trovare in una condizione difficile riuscisse a trovare aiuto e proposte di alternative. Così come mi piacerebbe che ogni ragazza o donna che decide di avere un figlio fosse aiutata (cure post natali, asili nido, e così via).
Ribadisco però che non vedo nulla di tutto ciò nella proposta Tarzia. Inoltre si intrecciano vari problemi che vanno ben oltre il come riorganizzare i consultori familiari: dalla equa distribuzione delle risorse sanitarie e non solo sanitarie allo spreco di risorse ai problemi più generali economici e lavorativi.
Certo, è chiaro che lei non ha poteri in tal senso, ma io parlavo del farvi sentire unite e compatte per ottenere delle condizioni migliori lottando come vi ho viste fare contro questa legge. E’ evidente inoltre che i problemi legati all’aborto vanno ben oltre il contributo minimo e temporaneo che questa legge prevederebbe di offrire alle donne per portare avanti una gravidanza (bisognerebbe affrontare problemi di ordine lavorativo e quant’altro), ma lo vedo comunque come un primo anche se incerto passo per uniformarci ad altri paesi dove gli aiuti sono ben più concreti. Sto cercando di capirne di più, abbiamo affrontato il discorso anche con mia moglie che da subito è partita a spron battuto come una vera guerriera, ma devo dire che riflettendo e ragionando con tranquillità ora non è più così "accanita" ed ha ammesso che a parte alcuni punti davvero intollerabili, tutto sommato non è così deleteria e "violenta" nei confronti delle donne come si può leggere ovunque, dai manifesti agli slogan, dai blog ai forum.
La proposta di legge non è contro le donne come si sta facendo passare...Anzi vuole aiutarle le donne...ma ci sono state tante incomprensioni....ad esempio una è quella dei consultori....i consultori pubblici non verranno chiusi, ma solo affiancati a consultori privati! per dare4 più possibilità di scelta.....perchè dire di no quando è una cosa buona?
Buonasera, vorrei esprimere la mia opinione in merito a questo discorso e magari provare a dare una risposta alla sua domanda. Credo che il dire "no" a questa legge sia dovuto al fatto che la maggiornaza delle donne vogliano proteggere una "conquista" ottenuta negli anni, riuscendo a superare il peiodo terribile degli aborti clandestini..e io mi rendo conto che il pensiero di poter tornare indietro possa spaventare ma quello che vorrei fosse ben presente è che non siamo più le donne di quei tempi, che siamo più forti, abbiamo più considerazione e stima di noi stesse. Se questa legge passerà nei consultori verranno portate figure professionali di carattere religioso, ma non vedo il perché di tanto allarmismo. Se la decisione di interrompere la gravidanza sarà stata ponderata e presa con coscienza non ce ne potremo vergonare e non ci sentiremo "assassine", nemmeno con tutti i "prolife" intorno che cercheranno di dissuaderci. Credo che si sia aperta una questione intorno a questa legge più grande di quello che è in realtà, ma questo è naturalmente il mio pensiero e rispetto quello degli altri. Maria
certo può spaventare tornare indietro, ma a mio parere la nuova proposta di legge non è un segno per tornare indietro....anzi, a mio parere si andrebbe avanti....Nessuno vuole tornare agli aborti clandestini, tantomeno la consigliera regionale Tarzia! L’ivg in questi anni cala di giorno in giorno...perchè si vorrebbe tornare a quei giorni bui dove l’aborto aveva un tasso troppo alto?
Buongiorno signore, ho letto i vostri commenti e quello che sento il bisogno di dirvi (ovviamente opinione di uomo che forse per voi conterà relativamente) è che non penso che il diminuire degli aborti negli anni sia dovuto solamente al buon operato dei consultori. Credo piuttosto che siete voi donne ad essere cambiate, ad aver acquisito negli anni molta più sicurezza in voi e un grande amor proprio. Per questo mi trovo in accordo con Maria sul fatto che pro-life o meno, consultori privati o meno, non si tornerebbe mai agli aborti clandestini. Buona giornata. Guglielmo F.
Buon giorno Guglielmo...sai hai ragione sul fatto di dire che noi donne siamo cambiate...non siamo più quelle di una volta perchè ci siamo fatte sentire e rispettare..ma attenzione si può sempre tornare indietro....i consultori pubblòici e privati gia esistono..e ovviamente costano di più dato che ci sono più persone ad operarci dentro! Se i cattolici prendono spazio in un "suolo" laico secondo te non si tornerebbe agli aborti clandestini??? sicuro??? io sono laica ma non critico i cattolici...invece i cattolici criticano i laici!!! Bisogna lasciare spazio ad ogni pensiero...
Eviterei di aprire una discussione su laici e cattolici, il mio voleva essere solamente un elogio a quello che sono le donne di oggi, e che sarebbero ugualmente anche se passasse questa legge. Sinceramente sentir parlare di ritorno all’aborto clandestino, veder sventolare il prezzemolo in mano alle donne quando nella società di oggi avete scalato vette e raggiunto posizioni anche di prim’ordine lo trovo quantomeno contraddittorio. Ripeto, da padre sarei contento se in una condizione così difficile mia figlia trovasse nei consultori delle persone che la facessero riflettere sull’importanza della vita, perché è la stessa cosa che farei nel momento in cui me ne venisse a parlare
Non sta ai consultori far riflettere sul significato e l’importanza della vita....sta a noi saperlo, sta ai genitori farlo capire....non a medici! Io non sono un’abortista ne tanto meno una prolife....ma so che quando una donna scegli l’ivg è perchè non ha altrnative, perchè oltre a provocare dolore fisico, provoca soprattutto dolore psicologico...e non mi pare il caso di far sentire una donna uno schifo soprattutto quando sta male!
E’ giusto quello che dici, una donna che ha già preso una decisione sofferta e dolorosa perché non ha alternative non dovrebbe essere persuasa e tormentata...ma se invece quella donna avesse intrapreso la strada dell’aborto senza convinzione? Se avesse deciso così perché è scoraggiata, perché magari si sente sola e non ha la forza di lottare? Se pensa di non avere altre possibilità ma infondo al cuore quel bambino vorrebbe tenerlo? Io credo che un po’ di tempo in più per riflettere su una cosa tanto importante non faccia del male a nessuno..se poi la sua decisione non cambierà avrà tutta la libertà di non essere madre..ma se anche un solo bambino potrà essere salvato né sarà valsa la pena. Cristina.
Ciao Cristina...sai quando si decide di abortire si sa a cosa si va incontro...si dovrebbe anche sapere che ci sono anche tante altre possibilità oltre l’aborto! Se nel profondo del cuore una persona sa che non vuole abortire non lo farà...perchè una mamma sa! sa ascoltare il cuore! siamo donne diamine!!!! Il tempo quando vuoi perseguire la strada dell’ivg ce nè poco...
E’ vero, ce n’è poco..e andrebbe usato nel modo migliore, pensando e valutando ogni possibilità ...purtoppo non è vero che si sa a cosa si va incontro...quello che si sa è che con pochi minuti d’intervento si risolve un problema...ma non si può sapere quanto sia difficile e traumatico il dopo...lascia ferite profonde e incancellabili...Questi nuovi consultori e le figure professionali tanto discusse si dice che saranno inutili e forse sarà vero, ma se con il loro aiuto e con il sostegno che daranno alle donne anche un solo bambino riuscirà a nascere allora forse poi tanto inutili non saranno
Non la penso esattamente cosi....però a questo punto invece di intervenire sui consultori che gia ci sono...perchè l’onorevole Tarzia allora non fa introdurre l’educazione sessuale nelle scuole? Non sarebbe meglio?prevenire è meglio che curare no?
Certo, prevenire sarebbe meglio che curare...ma penso che la prima "educazione" al sesso debba avvenire in casa, non a scuola...ora va bene tutto, la crisi, il lavoro..ma mi domando, ai tempi delle nostre madri come si faceva? Di certo non si studiava educazione sessuale, il lavoro spesso mancava allora come oggi...eppure i bambini nascevano ogni giorno e crescevano, forse con un po’ di sacrifici ma crescevano...Quello che ci vuole è di tornare ad avere dei principi, a sapersi prendere delle responsabilità e non cercare sempre le strade più facili. L’aborto è di sicuro una libera scelta che non può essere tolta alla donna, e nussuno lo farà...però è anche un dramma che avviene fin troppo spesso e forse qualcuno che quantomeno faccia un tentativo per dare la possibilità ad un bimbo di nascere ci vorrebbe davvero...
Eggià non ci sono più i valori d’una volta e i ragazzi d’oggi non hanno più valori.
Ma davvero questa è una conversazione (che vuole essere sensata, intendo)?
L’identificazione "cattolico"="premuroso e attento a dare alle donne tante possibilità di scelta" è ingenua quanto il luogo come di cui sopra.
Quanto agli aborti clandestini e simili: avete idea della percentuali di obiettori di coscienza? Sapete che in alcuni ospedali c’è solo un medico che esegue aborti su un personale di 13-14 medici? Questo significa attese difficoltà, problemi organizzativi. E se il medico si ammala o va in ferie il servizio si interrompe (vale anche per la pillola del giorno dopo o la RU486).
Che le percentuali nazionali si aggirano sul 75% con punte del 90%?
Sapete che molti di questi obiettori (diciamo la maggior parte) invocano il loro essere cattolici e negano alla donna assistenza che nulla ha a che fare con la IVG (anestesia, farmaci, una semplice parola di conforto)? O che è successo non di rado che primari obiettori si siano rivolti alle donne chiamandole puttane o trattandole come pezze da piedi (dando così un bell’esempio al reparto)? O, ancora, che donne che affrontano aborti tardivi per gravi ragioni patologiche sono costrette a passare giorni in una altalena di obiettori e non? Che alcuni obiettori in pubblico eseguono aborti privati, illegali, a pagamento?
Potrei continuare, ma credo che tanto non serva con chi non vuole ascoltare e si riempie la bocca di belle parole, ignorando quanto accade negli ospedali italiani.
Scusate ma di cosa stiamo parlando? In un’Italia dove si va in televisione senza alcuna vergogna a raccontare tutti i fatti propri e a rispondere alle domande più imperinenti e invasive di conduttori e giornalisti, vorreste davvero dirmi che creerebbe problemi affrontare un "colloquio" con delle PERSONE COMUNI come noi (basta con questi cattolici, laici e quant’altro)? Qui il vero problema dei consultori non è quello della presenza o meno dei prolife perché la legge potrà anche non passare ma i problemi di fondo riguardanti la scarsità di servizi di accoglienza e assistenza ai migranti, il mancato potenziamento dell’attività in materia di adozione e affido, del percorso di nascita, delle garanzie di servizio per la gravidanza non voluta (contraccezione preventiva e d’urgenza, interruzione volontaria) ecc. rimmarranno comunque. Si dovrebbe lottare per il miglioramento delle strutture consultoriali esistenti, per l’istituzione di punti di accoglienza periferici nei Comuni dove non c’è mai stato un consultorio, per la riorganizzazione e il potenziamento del personale...trovo che la "resistenza" che si sta opponendo a questa legge è decisamente eccessiva
Solo per fare un esempio recente (da la Repubblica del 25 ottobre 2010).
"Io, assalita dai volontari per la vita mentre andavo in clinica a abortire"
La testimonianza di Maria: "Non fateli entrare in ospedale. C’era anche un uomo in camice che mi ha dato dell’assassina: è stato uno choc".
"Penso tutti i giorni al bimbo mai nato, ma serve più rispetto verso chi fa una simile scelta"
di SARA STRIPPOLI
"Ho abortito con la Ru486. A fine agosto sono andata al Sant’Anna per il controllo. Sul marciapiede di via Ventimiglia mi ha avvicinato una donna che stava volantinando per il Movimento per la vita e ha cominciato a dirmi se sapevo cosa succedeva in quel posto, quale luogo orrendo fosse, un abortificio. Ero lì per un controllo e non ero tranquilla, non avevo certo voglia di stare a sentire, le ho detto che ero in ospedale proprio per un aborto, che per una donna non era certo una scelta facile, che mi lasciasse in pace.
Ovviamente non sapeva che avevo già abortito, mi ha detto che potevano aiutarmi, sostenermi. L’uomo in camice bianco, un infermiere?, che stava dietro di lei e stava distribuendo volantini ha sentito quello che stavo dicendo e ha cominciato ad urlare che eravamo delle assassine, che le donne che abortiscono commettono un omicidio, sono malate di mente. Ho alzato la voce anch’io, gli ho detto che prima di ogni altra considerazione, da uomo non poteva capire cosa poteva provare una donna. Lui ha alzato la voce ancora di più, ha detto che avrei potuto partorire e poi far adottare mio figlio. Ero inorridita, ho tagliato corto e sono entrata. Quando sono uscita ha ricominciato. Un’esperienza sgradevolissima, che non dimenticherò". Parla Maria, 34 anni, impiegata. Ha deciso di raccontare questa storia perché, dice "leggo sui giornali dell’intenzione della Regione di portare in ospedale persone che vogliono convincerti che stai commettendo un omicidio. Sono allibita dall’idea che un uomo come quello, che peraltro portava il camice e diceva di avere tutte le competenze per poter parlare, possa essere uno di quelli che una ragazzina potrebbe trovarsi davanti, magari scambiato per una figura istituzionale. Uno choc".
In quella giornata di agosto in cui è andata al Sant’Anna per quel controllo, Maria ha chiesto ai medici che lavorano nel reparto Ivg, interruzioni di gravidanza, se sapevano cosa accadeva fuori: "Mi hanno confermato che spesso erano lì fuori a volantinare, che cercavano di non mettersi proprio davanti all’ingresso. Poi ho parlato con altre donne che stavano aspettando come me. Una aveva il volantino in mano, un’altra mi diceva che aveva abortito ma era consapevole di aver commesso un peccato. Ho provato una sensazione di angoscia, sono convinta che ogni donna in quelle condizioni scelga e sappia perfettamente che qualsiasi sia la decisione pagherà un prezzo".
Maria non nega di svegliarsi ogni mattina riflettendo su quel bambino che poteva nascere: "Ma non me la sono sentita, sarei stata da sola, non mi sentivo abbastanza forte. Credo però fermamente nella libertà di scelta, tutti gli aiuti possibili e nessun lavaggio del cervello di ispirazione religiosa". L’accoglienza nei consultori è stata ottima, racconta ancora "ho incontrato persone fantastiche con cui ho potuto anche parlare, che mi hanno spiegato in modo molto chiaro tutti gli effetti. Fra l’altro io ho problemi di salute che rappresentavano un rischio nel caso di aborto chirurgico. Per me la Ru486 era l’unica soluzione sicura".
Dopo questa esperienza Maria dice di essersi convinta che semmai è necessaria ancora maggiore attenzione nei confronti delle donne che abortiscono, che lo facciano con la pillola o con la chirurgia: "Credo che non si debba risparmiare sul personale, che semmai ci sarebbe bisogno di un’assistente sociale o di una psicologa, qualcuno che oltre agli aspetti sanitari chiariti molto bene dai medici, possa anche spiegare quali sono i possibili percorsi per una donna madre, gli eventuali sostegni istituzionali, gli aiuti concreti". Anche in ospedale si potrebbe offrire di più: un po’ di personale in più per evitare l’eccessiva fretta, locali più adeguati, possibilmente lontani dai reparti dove i bambini nascono: "Penso che sia questa la strada, non certo la presenza inquietante di chi prima di offrirti il suo aiuto prova a convincerti, fra l’altro spesso in malo modo, che stai commettendo un peccato e non una scelta, comunque dolorosa, per la tua vita".
E’ una cosa terribile quello che è successo a questa donna...quello che le è stato detto è meschino...ma vi prego non facciamo di tutta un’erba un fascio, non generalizziamo sui cattolici come fossero tutti uguali, non è così...io non sono una religiosa e tanto meno un obiettore, ma conosco persone che lo sono e sono meravigliose, AMANO aiutare il prossimo e non impongono nulla. Questo personaggio è un caso limite e un singolo non può rappresentare un’intera categoria
Forse dando possibilità alternative di ascolto sarà possibile trovare una ragione per portare avanti una gravidanza come dice Flavia. Ma è importante ricordare che questa non è mai un imposizione. sembra che qualcuno abbia semplicemente PAURA di riflettere. come se pensare un attimo a quel che si sta facendo fosse un ledere la libertà della donna. come se togliessimo ogni limite di velocità sulle strade(per non ledere la libertà decisionale) e poi ci lamentassimo se i giovani vanno a schiantarsi in curva. Riflettere prima di agire, per cattoliche e per laiche.
L’articolo fa acqua da tutte le parti: ma come tutti i castelli schizofenici per definizione è inattaccabile, a meno di non riconoscere l’evidente assurdità delle fondamenta.