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L’immagine della donna a Sanremo: scatta l’appello al Direttore della Rai

Il Festival di Sanremo, si sa, riesce sempre a far parlare di sé prima ancora della puntata inaugurale. La polemica stavolta riguarda un servizio mandato in onda dal TG1 delle 20 del 25 gennaio e diffuso su internet da Donne e Media, che anche noi di Agoravox abbiamo condiviso in una nostra rubrica. L'argomento in questione purtroppo non ci è nuovo: il modo in cui i media nazionali si ostinano a dipingere la donna.

Lorella Zanardo ha già commentato sul Fatto Quotidiano il servizio della RAI sottolineando il fatto che seppur Berlusconi non ci rappresenta più, il berlusconismo è il vero nemico da sconfiggere: gli stereotipi del vecchio esperto e della giovane bella e sciocca in stile Strisca la Notizia sono duri a morire.

Sul blog comunicazione di genere, il 27 gennaio è stato pubblicato un articolo nel quale viene descritto il servizio di Vincenzo Mollica analizzando fotogramma per fotogramma le tristi immagini. Eh sì, non c'è altro modo di definirle: tristi.

Giorgia Vezzoli sul blog di vita da streghe rilancia l'invito di Parimerito e di Senonoraquando a protestare, nonché quello di comunicazione di genere ad avviare un potente mailbombing alla RAI (è possibile accedere anche tramite Facebook alle pagina Mailbombing a rai contro sanremo oppure tramite le varie pagine dedicate a Sanremo Social o per mezzo di quella di Donne e media) e ricorda il discorso del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano dell'8 marzo sull'immagine della donna. 

Loredana Lipperisi su Lipperatura rilancia: "Le firme, lo sapete meglio di me, servono e non bastano. Gennaio si chiude così: con un invito a osservare e raccontare".

Sia chiaro un punto, per tutti gli scettici dei movimenti femminili per la dignità della donna che si sono andati coagulando negli ultimi anni: questa coraggiosa crociata può apparire anacronistica agli occhi dei più ma non lo è per una sola ovvia ragione. Semplice, banale: la comunicazione è importante.

Come scrive giustamente la Zanardo: "Ricordiamo che non ci interessa giudicare le persone ma la rappresentazione e gli effetti di questa sulle/sugli spettatrici".

Servizi come quello del TG1 vanno sottilmente promuovendo un modello che ormai ha stancato la maggioranza del popolo femminile italiano. Un modello cucito addosso al "genere femminile" da migliaia di anni e che con fatica e con grande sforzo abbiamo imparato a rifiutare nel corso dell'ultimo secolo.

Se una critica si può muovere a questo tipo di obiezione è la seguente: oggi le donne in Italia hanno piena libertà di scelta, giuridicamente godono di ogni tipo di libertà e nessuno impone loro di far nulla. Insomma se queste fanciulle sciocche vogliono fare le oche stupide manovrate dal vecchio saggio ed esperto di turno, fatti loro.

Parlare di "questione di genere" comincia a dar fastidio anche a me. Aspetto con ansia il giorno in cui si parlerà soltanto di individui e non più di categorie.

Purtroppo però è ancora troppo presto. La spaventosa regressione del modello (attenzione: parlo di modello: paradigma, esempio) femminile ci induce a tornare sui nostri passi ancora per un po'.

I messaggi che un veicolo potente come quello televisivo trasmette, arrivano, giorno per giorno, agli occhi di milioni di ragazzine molto giovani che ancora non hanno la forza e l'autonomia per riuscire a fare un discorso maturo, per emanciparsi cioè da un modello rilanciato in maniera costante.

Questo genere di discorso è principalmente per loro.

Navigando sul web ho letto cose agghiaccianti: "Non è un caso che le femministe siano tutte brutte", oppure: "Basta, avete rotto con sta storia, le troie ci sono e ci fanno pure un sacco di soldi!".

Argomenti davvero profondi che si commentano da soli. Ed io che pensavo che, dopo tutto, messaggi educativi, esempi, potessero ancora essere importanti. E che fosse nostro compito occuparci soprattutto di questo. 

Sul sito Associazione Pulitzer è stato lanciato l'appello (appoggiato anche da AgoraVox) Donne e Media: Appello al Direttore Generale della RAI, Lorenza Lei affinché venga presa una posizione netta "contro questo umiliante servizio" e che

il TG1 delle 20.00 offra uno spazio adeguato ai giornalisti che lo hanno realizzato ed ai due conduttori per scusarsi pubblicamente con le donne italiane;

Che vengano immediatamente poste in essere tutte le iniziative necessarie perchè vengano rispettati standard giornalistici degni di un servizio pubblico, nel pieno rispetto dell’immagine e del ruolo della donna.
In mancanza, ferma la nostra azione presso tutti i media atta ad ottenere quanto sopra, annunciamo sin d’ora che ci attiveremo presso tutte le sedi competenti, inclusa la Commissione Parlamentare di Vigilanza Rai, al fine di ottenere una adeguata risposta a riguardo

Resta il fatto, altrettanto deprimente, che uomini di comprovata professionalità come Morandi e Papaleo si prestano ancora a questo genere di squallido show. Non venite dunque a dirci che questo è un problema che riguarda solo noi.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.23) 31 gennaio 2012 15:37

    Non sono totalmente d’accordo con la polemica. Come donna, non mi sento attaccata da questo tipo di "sessismo" di cui parla spesso la signora Zanardo. Vallette, veline o modelle fanno il loro lavoro, consce del loro ruolo. Se a loro va bene, perché dovrei risentirmi io come donna? Mi danno molto più fastidio le differenze sul posto di lavoro, sull’assenza di donne nelle grandi aziendi o al governo, sulle difficoltà di gestire una famiglia....

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