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L’etica politica e l’incongruenza degli utilitaristi

Con le rivelazioni di Wikileaks le notizie su comportamenti discutibili dell’attuale premier sono diventate un fiume in piena. Non è neanche facile per il vostro cronista sintetizzarle con precisione, anche se ha un ottimo fil rouge da seguire, quello dell’utilitarismo da sempre alla base dei comportamenti del tycoon di casa nostra.

Cominciamo con l’universo femminile, visto come terra di conquista per il macho oltre che come luogo di soddisfazione delle pulsioni sessuali; con il “potere” nella parte di strumento di perseguimento dei desiderata. Di rispetto verso le appartenenti al gentil sesso, neanche l’ombra; sino all’orrida polemica con Rosy Bindi con barzelletta finale blasfema e di dubbio gusto. Eppure nelle buone famiglie si insegna ai ragazzi che “non esistono donne brutte”.

Passiamo poi all’attività imprenditoriale, sostanziata nel settore delle telecomunicazioni all’epoca privo di qualsivoglia regola. Essa è stata animata dallo stesso spirito della frontiera che ha animato la conquista del West statunitense, resa possibile da una serie infinita di violenze sui nativi e sulle comunità latine (francesi e spagnole), in aree dove, in totale assenza di regole, era la Colt l’unica legge che valeva. Ce ne parla H.L. Nieburg, membro del Comitato istituito da Lyndon Johnson per lo studio e la prevenzione della violenza negli Stati Uniti: «Si dà il caso di malviventi americani che si organizzarono in bande, violentarono, rubarono, razziarono cavalli e bestiame, bruciando villaggi messicani e che diventarono poi la classe dirigente della nuova repubblica del Texas: generali, governanti, banchieri e grandi proprietari terrieri». Pur nelle sostanziali differenze fra la conquista delle praterie nordamericane e la conquista dell’etere nazionale, l’analogia è evidente.

Quindi l’attività politica, sostenuta dando del “coglione” a chi non vota secondo il proprio utile, restando nemici assoluti i comunisti e le tasse. E l’alleanza con il partito che ha fatto della ricerca di interessi particolari d’area contrapposti a quelli della Nazione la propria religione. E la trasposizione dello spirito della frontiera nel tanto vituperato “teatrino della politica” con la legge elettorale denominata “porcellum”, con cui, nel nome dell’interesse della propria parte destinata alla sconfitta politica con la normativa preesistente, è stato assestato un colpo gravissimo all’equilibrio montesquieano dei tre poteri statali, a tutto vantaggio di quelle esecutivo ed in danno di quello legislativo, praticamente svuotato di significato, sino alle ferie forzate nell’attesa del 14 dicembre. Ed ancora il malcelato tentativo di completare l’opera sottomettendo al potere esecutivo anche quello giudiziario (non dimentichiamo che le ragioni del rinvio al 14 dicembre nascono dall’essere prevista per quella data la decisione della Consulta sul legittimo impedimento). Infine (ma si potrebbe continuare a lungo) la critica alle indagini su Finmeccanica, ree di svolgersi secondo legge e non secondo una sorta di ammuina della Ragion di Stato, che sarebbe meglio dire Ragion degli Statali.

E’ necessario dire che gli interessi e solo gli interessi sono in grado di far muovere il nostro premier? Eppure abbiamo tutti studiato Kant ed il suo Imperativo Categorico, la legge morale che ha nell’annullamento degli interessi la sua unica, fondamentale esigenza.

A questo punto, gli italiani che lo hanno votato, perché si meravigliano dei suoi comportamenti fuori da ogni norma morale, delle rivelazioni a getto continuo su escort, sui rapporti con Putin messi in evidenza da Wikileaks e su altro ancora? Forse dovrebbero meravigliarsi del contrario, ossia se un soggetto che vive ed agisce in maniera assolutamente opposta ai principi kantiani, fosse un modello di virtù.

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