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L’esclusione di Fassina: la politica non è più quella di una volta

Stefano Fassina a una conferenza

Queste elezioni amministrative più che i fuochi di artificio stanno portando l’artiglieria pesante. L’esclusione di Stefano Fassina dalla corsa a Roma ha dell’incredibile: ironia e polemiche sul web sono ormai la norma, pensando che se non sono in grado di presentare le liste come pensano di cambiare il Paese.

Ci sarebbe da chiedersi piuttosto:

  • quanto difficili e farraginose sono queste regole per la presentazione delle liste (ma i cittadini comuni come fanno se non riescono forze politiche?);
  • che spesso si chiude un occhio su come si raccolgono le firme e si presentano le liste (quando invece si controlla rigidamente?);
  • che l’esclusione di Fassina a Roma e di Fratelli d’Italia a Milano potrebbero dare una mano al Pd di Renzi, che con le sconfitte di queste due grandi città rischierebbe una fine politica prematura.

Insomma, se fosse confermata la difficoltà a rispettare le norme della Severino e la nuova burocrazia da rispettare (senza contare le firme valide) si farà sentire l’assenza di una formazione a sinistra del Pd. I voti andranno a Giachetti, alla Raggi (Fassina disse che al ballottaggio preferivano i 5 Stelle) o il non voto?


 
Sarebbe da sottolineare quanto sia difficile raccogliere firme a norma, visto che un cittadino può firmare per una sola lista, che le firme andrebbero raccolte (spesso non è così) con persone che hanno responsabilità di pubblico ufficiale a vidimare, che anche portare le firme nelle sedi opportune è una cosa non semplice come modalità e tempo da impiegare (un normale cittadino farebbe molta fatica).

Andiamo a Bolzano, dove centrosinistra e centrodestra vanno al ballottaggio. Sembra torni una situazione di normalità politica e invece…il primo partito del centrodestra è la Lega, la prima coalizione a guida Pd sta sul 20% dei voti, Casapound ottiene più del 6% con tre eletti, poco sotto i Verdi che si avvicinano al 9 alleati con Rifondazione comunista, il Movimento 5 Stelle che cresce ma resta fuori dal ballottaggio, come il Partito del popolo sudtirolese Svp.
 
 Ormai la politica è cambiata, eppure c’è chi vuole a tutti i costi riportare il bipolarismo, come Berlusconi che non cede (ma non cedono nemmeno Salvini e Meloni). Alfio Marchini invece potrebbe diventare un outsider non tanto e non solo per Roma quanto per la politica nazionale. Il dopo Berlusconi potrebbe mantenere un’impostazione berlusconiana con imprenditori che si buttano in politica contro la vecchia politica.

E Marchini è anche caruccio secondo molti.
Meglio di così…

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