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L’eclissi del lavoro

Celebriamo l’Unità d’Italia con un segno astrale e celeste incontrovertibile: la parabola (discendente) di una cometa con la sua scia di asteroidi, metaforico declino del lavoro (di cui pure dovremmo commemora l’estinzione). Una scelta di rappresentazione scenografica adatta all’attuale condizione del nostro Paese.

Così, tra investiture ufficiali, convegni, workshop, inaugurazioni e presentazioni di libri, eccone una che stigmatizza, nel titolo quantomeno, le attuali condizioni di “quel che resta del lavoro” (e dei lavoratori): Felici e sfruttati è il titolo del libro la cui presentazione avverrà alla Camera dei Deputati (niente di meno), della quale mi è pervenuto invito.

Quindi, all’insegna del risparmio di risorse, qualcuno (non io) andrà a tale iniziativa a Roma, utilizzando forse soldi pubblici per la trasferta (l’argomento riguarda anche la Pubblica amministrazione). E soldi pubblici (senza averne certezza alcuna, va precisato) potrebbero essere stati attinti dal bilancio pubblico di qualche Ministero, anche per l’organizzazione dell’evento.

Comunque sia, riposta ogni inutile polemica e rimettendo ogni commento sulla bontà del libro solo ad avvenuta lettura, mi limito a commentare l’involucro, la confezione dell’evento stesso, il gradito invito. Quando si dice (lo dicono i nostri manager) che dai vincoli nascono opportunità, detto…fatto. La disoccupazione, il fannullismo, l’assenteismo, l’estinzione del lavoro, la recessione economica (non vorrei rischiare la blasfemia utilizzando tale termine) in corso, non hanno per nulla depresso né represso le iniziative promozionali e di “studio”: tutt’altro.

Un proliferare di eventi (corsi a pagamento compresi) si susseguono a ritmo incessante proprio su tali materie (che ne dite, per esempio, di “Interazioni efficienti, cittadini soddisfatti”?); gli esperti sono già posizionati sullo start nel dare soluzioni salvifiche e propri contributi (di idee) per la ripresa del Paese.

Paese fortunato, l’Italia, proprio perché, è notorio, ha e valorizza le competenze (da cui nascono un’infinità di “esperti”). Resta il dilemma misterico di come mai, con tanti esperti e luminari collocati nei punti più strategici si sia finiti in tali condizioni; di come mai la miriade di commissioni costituite (e che si continuano a costituire) per affrontare le emergenze (le ordinarietà chi le affronta?) non abbiano sortito effetti a tal proposito.

Non sarà forse che la “competenza senza governo” sia come la “potenza senza controllo” di un pneumatico in un noto sketch pubblicitario? Sarà per questo che rischiamo continuamente di sbandare e di perdere la direzione di marcia?

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