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L’attuale europeismo e le possibili alternative (prima parte)

Così come è nata l’Unione europea, sta affondando sempre più l’Italia o comunque non la sorregge nelle sue problematiche economiche. Ma quali sono le cause e le possibili soluzioni? Sicuramente gli ideali da Mazzini al Trattato di Roma del 1957, non sono venuti meno e penso che vadano ancora condivisi. Ma l’ideale europeista non era e non può essere una serie di cambiali firmate in bianco da parte di un gruppo di Nazioni, rispetto alle regole imposte da poche altre. Naturalmente le colpe non possono essere scaricate su quelle nazioni come la Germania e la Francia che fanno il loro gioco e cercano di trarre i maggior vantaggi che offre loro l’Unione europea.

Il problema è da individuare nell’approssimazione dei nostri governi, che negli anni Novanta definirono gli accordi che ci condussero all’euro e ad una serie di prescrizioni, che di fatto, ci hanno imposto una limitata sovranità popolare. Per i meno attenti, ricordo che anche per la legge di stabilità, abbozzata in questi giorni dal nostro governo, prima di essere ratificata , deve essere sottoposta ai controlli da parte di Bruxelles (sic!). Insomma, abbiamo fatto tanto nel Risorgimento per ottenere la nostra sovranità popolare e la nostra indipendenza, abbiamo lottato per liberarci dal dominio nazi-fascista, per ritrovarci, per colpa di una classe politica asservita alla finanza mondiale, a chiedere alla Bce il nostro denaro e poi pagarle gli interessi, per chiedere il permesso per le nostre politiche economiche, per chiedere il permesso sulle quote latte o sulle larghezze dei nostri marciapiedi ecc, ecc.

Certamente, si è confuso l’amore per la collaborazione e il sostegno reciproco, nella giusta ottica del benessere di tutti i popoli, con la subordinazione economica e la limitata sovranità popolare. Allora, lo Stato Italiano che cosa avrebbe dovuto chiedere, prima di aderire a questa sottospecie di Unione Europea e alla sua moneta unica? E’ molto semplice! Avremmo dovuto chiedere contestualmente all’unione monetaria, anche quella finanziaria e quindi definire prima ancora dell’euro, una comune politica fiscale e una pianificazione delle politiche economiche condivise e non imposte da una “troika” che impone le sue scelte a tutte le altre nazioni europee. Ancora, avremmo dovuto ottenere la realizzazione di una politica estera e di difesa dell’Unione europea che, ora, avrebbe l’onere di affrontare il problema dei profughi e, in un recente passato, di risolvere le varie crisi mediterranee, come quella della Libia.

E invece? Ci vengono a bacchettare e a multare per la questione dei rifiuti, ma pretendono annualmente 50/51 miliardi di euro per contributi nei confronti delle nazioni disagiate dell’Unione, ma nel contempo veniamo bacchettati perché il nostro disavanzo attuale è del 3,1% invece del 3% rispetto al nostro Pil, cioè per una differenza di qualche miliardo, mentre ne dobbiamo elargire 49 in più all’Europa! Ma la colpa, ribadisco, non è dell’Europa, ma di quella nostra classe politica impreparata, confusionaria e forse in qualche caso asservita ai poteri finanziari, che fanno della Bce e del Fmi le leve principali del finanzcapitalismo mondiale.

A questo punto dobbiamo essere rassegnati e piegarci ai rapporti di forza attuali e agli sbagli del passato dei nostri politici ansiosi di essere proclamati i paladini dell’europeismo? Certamente, non possiamo uscire dall’oggi al domani dall’area dell’euro, oltretutto i nostri mega debiti sono reali, sempre per l’incapacità e la voracità della nostra classe politica di centro destra e di centro sinistra e anche di tutti gli altri presenti in Parlamento.

Chi si presenta ora, come il rinnovatore della politica e dell’economia italiana, che ha promesso di aprire il Parlamento “come una scatoletta di tonno”, chi vorrebbe abbandonare l’euro e ritornare alla lira, lo fa con la presunzione del “ciarlatano” incosciente, che presuppone una soluzione facile, senza approfondire le conseguenze e mostrarle agli italiani e soprattutto farle condividere, perché comunque vada, tutti, in un modo o nell’altro, ne pagheremo le conseguenze e non so se poi tutti ne siano consapevoli e disposti a subire sacrifici e stili di vita meno superficiali di questi attuali. Di questi aspetti ne riparlerò nella seconda parte di quest’intervento.

Foto: futureatlas.com/flickr

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