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L’attesa

Una volta si diceva: “ E’ in dolce attesa”. Oggi siamo tutti in’triste attesa’. E’ un’ansia che si coglie dappertutto, tra giovani, anziani e vecchi. Uomini e donne. E’ come se dovesse succedere, avvenire o cambiare qualcosa. Invece non succede, non avviene e non cambia nulla. Cosa dovrebbe cambiare? Il clima che si respira, da quello politico a quello economico, passando per quello lavorativo.

In questo clima d’incertezze nessuno ha voglia d’investire, di scommettersi, di programmare. Viviamo in un perenne stagno, con un orizzonte fosco e incerto. I giovani premono perché qualcosa cambi. Gli anziani sono incerti, i vecchi rassegnati. Le voci dei politici semplici afflati, le promesse vuoti rituali, le speranze tristi illusioni. Un amaro percorso di vita quotidiana il nostro, dove l’oscurità e l’ambiguità sono gli unici segni tristemente tangibili, vessilli di un popolo che cammina sperduto e senza meta. I governi cambiano come la casacca del contadino che cambia colore, ma conserva i rattoppi di un indumento dismesso e logoro, come le idee, quando ci sono, che abortiscono prima di nascere.

Pensando all’Italia di oggi affogo il mio cuore in una poesia di Ungaretti - San Martino del Carso.

Di queste case // non è rimasto // che qualche // brandello di muro.
Di tanti // che mi corrispondevano // non è rimasto //neppure tanto.
E’ il mio cuore // il paese più straziato.

Queste le parole del poeta che albergano nei nostri cuori in quest’oggi d’assenza. Saro Pafumi.

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