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L’Ultima sceneggiata: le dimissioni dei ministri del Pdl

La prima volta nella storia della Repubblica Italiana, un partito autoreferenziale che rappresenta solo se stesso e gli interessi dei suoi adepti, al di fuori di ogni logica democratica, dando un calcio allo Stato di diritto, impone le dimissioni dei suoi ministri presenti nel governo e preannuncia le dimissioni dei suoi parlamentari alla Camera e al Senato.

E’ la riprova che il Popolo delle loro libertà rappresenta solo gli interessi di pochi privilegiati che si sono dati alla politica, come se fosse un nuovo “gioco di società”, un nuovo diversivo per coloro che hanno già il superfluo e vogliono provare anche il “l’ebrezza” degli intrighi del Potere. 

Se il PdL avesse rappresentato qualsiasi ceto sociale, avrebbe anteposto l’interesse di questi, come ipocritamente aveva giustificato la nascita del Governo delle Larghe Intese, piuttosto del loro caro Silvio, giuridicamente condannato dopo ben tre giudizi, senza inscenare queste disgustose farse, per tentare un impossibile salvataggio per il loro leader.

In altre sedi e in altro modo avrebbero potuto intraprendere le iniziative per sostenere la posizione di chi, in Italia e all’estero, è considerato ormai un uomo politico al capolinea, con un passato che rappresenta solo un fallimento in ogni senso e che maldestramente viene da loro imputato ad altri attori della scena politica e sociale. Chi è stato protagonista per quasi vent’anni del governo e della politica italiana, non ha diritto di scaricare sugli altri le colpe delle mancate riforme e della crisi generale italiana.

Comunque ritornando agli scenari possibili, dopo quest’ennesima bravata del partito di Silvio, a chi è rimasta un po’ di dignità e di rispetto verso il popolo italiano, dovrebbe solo annullare l’attuale legge elettorale, per ridargli almeno una parvenza di potere e offrirgli qualche occasione di controllo su coloro che dovrebbero essere solo i rappresentanti della nazione e non i detentori assoluti del potere.

Penso che alla procedura di dimissioni in Parlamento dovrebbe seguire quella della nomina di coloro che possono subentrare alla luce dei risultati elettorali del 2013. Di fronte all’assoluta impossibilità di supplire alla vacanza dei posti in Parlamento, non penso che vi sia un obbligo di legge che imponga il necessario scioglimento delle Camere. In queste ore già notevoli giuristi e costituzionalisti si pongono il problema per trovare una soluzione ad una situazione assolutamente inedita e senza precedenti.

Personalmente continuerei fino al termine della legislatura, per farli strombazzare dal loro “Aventino” per altri quattro anni, anche a scopo didattico, così imparerebbero che il governo di un popolo non è un trastullo per gente annoiata che vuol distrarsi con i giochi della politica.

Ma se tutto ciò sarà ritenuto impraticabile, solo per il rispetto dovuto agli elettori del centro-destra, che pur avrebbero bisogno di ravvedersi e scegliersi meglio i loro rappresentanti di sicura fede moderata, tra tante persone perbene della società civile, dico e affermo che il Presidente e quel che resta del Parlamento devono risolvere qualche situazione urgente, ma senza quelle prese per i fondelli, che pur stavano maturando, come il mancato aumento dell’Iva, tassando ancora di più i carburanti e altre imposte locali, determinando un maggior aggravio per tutti i cittadini onesti, rispetto all’aumento dell’Iva al 22%.

“E qui si parrà la tua nobilitate“, chiosava il poeta Dante nella Divina Commedia, che pur di farabutti ne aveva immaginati nel suo Inferno! Staremo a vedere.

Foto: Enrico Letta/Flickr

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