• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tribuna Libera > L’Ufficio Toponomastica: piccole storie di ordinaria follia

L’Ufficio Toponomastica: piccole storie di ordinaria follia

Da alcuni anni è stato cambiato il numero civico di casa del vostro cronista, procurandogli una vera e propria babele per posta, posta raccomandata, comunicazioni varie, documentazione d’anagrafe e quant’ altro. Deciso ad affrontare la questione, il vostro eroe si è recato al proprio quartiere, dove si è sentito dire che doveva presentare un’istanza al sindaco per ottenere la regolarizzazione; ed a nulla è servito fare osservare che era stato proprio il sindaco a cambiare il numero civico e che il vecchio andava benissimo. Comunque gli è stato suggerito di recarsi alla Casa Municipale all’Ufficio Toponomastica e di chiedere una nota che certificasse l’avvenuta variazione.

Spostatosi al Municipio, il primo impatto del vostro cronista è stato con l’U.R.P. – Ufficio per le Relazioni con il Pubblico. Alla domanda su dove fosse l’Ufficio Toponomastica, la risposta è stata evasiva: “Forse lungo il corridoio di destra. Ma è meglio se chiede ai vigili, che lo sanno sicuramente”.

Il locale dei vigili è proprio di fronte l’U.R.P., ma l’agente, dove fosse l’Ufficio Toponomastica, proprio non lo sapeva. Dall’elenco telefonico interno, una rapida indagine arrivava ad un numero che, però, risultava costantemente occupato. Da qui la decisione del vostro eroe di avviarsi lungo il corridoio di destra, quello indicato dall’U.R.P., e di chiedere a qualcuno.

Lungo il corridoio, uno dopo l’altro come le celle di un monastero, i vari uffici. Ve ne ne è uno anche per le autorizzazioni per l’utilizzo della Chiesa di Santa Maria Alemanna; chissà quante sudate carte per decidere chi e come, di solito nei giorni festivi, ogni tanto vi tiene un incontro o un concerto!

Rotti gli indugi, il vostro eroe entra in uno di essi a caso e chiede all’impiegata se sa dove si trovi l’Ufficio Toponomastica per sentirsi rispondere che non era in grado di fornire l’indicazione richiesta; ma nel corridoio fortunatamente passa un impiegato di più sostanziosa anzianità, che, finalmente, indica l’ala del pubblico edificio dove l’Ufficio Toponomastica è situato.

A questo punto l’attesa spasmodica spinge il vostro cronista ad accelerare verso l’ala in questione e, entrato in essa al pian terreno, un’altra impiegata interrogata per ricevere la preziosa indicazione, risponde: “Non certo a questo piano. Provi ad un altro”. Salite le scale sino al primo piano, dopo ulteriori domande e questioni poste ad altri impiegati, finalmente una porta con l’agognata indicazione: Ufficio Toponomastica.

Fiero dell’esito positivo della sua determinazione, il vostro eroe bussa alla porta e, non avendo ricevuto risposta, la apre ed ha una chiara visione dell’Ufficio, proprio quello che aveva il telefono occupato. Scaffalature, sedia e scrivania, luci accese, ma nessuna presenza umana. Come faceva il telefono ad essere occupato? Anche un televisorino acceso, inutilmente, perché nessuno è lì ad ascoltarlo.

Dopo una ventina di minuti di attesa dinanzi alla porta richiusa, il vostro eroe si arrende e ritorna al Quartiere a dire all’impiegato che non se la sentiva di parlare con l’Ufficio Toponomastica, evidentemente oberato di un carico di lavoro immane, con le tante strade ed i tanti numeri civici cittadini che continuamente cambiano.

Per fortuna l’impiegato del quartiere ha una soluzione che by-passa l’Ufficio Toponomastica: invierà dei vigili urbani a verificare che effettivamente il numero civico è stato cambiato. Evidentemente quelli è certo di trovarli.

Tutto è bene quello che finisce bene. Piccole storie, piccole storie di ordinaria follia, che almeno possono spingere al sorriso (sempre se non si pensa al deficit pubblico causato da una Pubblica Amministrazione che, definire sprecona, è un eufemismo).

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares