L’Opera Lirica oggi: quale futuro?
Rimanendo inebriati sempre e comunque, tutte le volte che ci si accosta e ci si appresta a "vivere" un’Opera Lirica, la domanda sorge spontanea: e ora?
Basta gettare un occhio sui più importanti appuntamenti e cartelloni nostrani e mondiali per renderci conto che la lirica campa di rendita. Puccini, Mozart, Wagner, Rossini tanto per citarne solo alcuni, sono i Maestri che illuminano le scene di anfiteatri, teatri e affini di tutto il mondo, gli unici che superano la barriera della lingua "imponendo" il proprio libretto originale ovunque, anche dove, ad esempio l’italiano, non è neppur studiato.
Ora, visto e considerato che la modernità dell’Opera risiede solo nella messa in scena di opere ormai datate, dov’è l’innovazione? Dov’è il futuro? E le nuove generazioni? Si susseguono interpreti, allestimenti, direzioni artistiche e Maestri d’Orchestra, ma i compositori? Possibile che non esistano novelli Mozart o Puccini? la risposta è ovvia: no! No perché sembra impossibile ricreare quelle tonalità, quelle storie, quegli intrecci narrativi, quell’empatia che ti faceva sobbalzare sulla sedia, quella magia e potenza devastatrice che non lasciava respiro. Certo, a suo favore l’Opera ha la musica e le straordinarie voci di soprani e affini che, col vibrar di corde vocali da guinness, accendono e accelderano i battiti dei cuori di tutti gli spettatori. Ma allora, che fare?
Arrendersi all’idea che mai alcuna novità sarà proposta, oppure sperar di torvare prima o poi qualche artista poliedrico che sappia, magari anche sfruttando mezzi espressivi differenti, quelle situazioni, quella folgorante passione viscerale che parte dai timpani, insanguina il cuore, spopola nella trachea, fino a irradiare il cervello e tutto l’essere che, in silenzio e commozione, vede, ascolta e vive l’Opera.
In religiosa attesa, noi siam qui pronti a darvi conto dell’arrivo della Buona Novella con gaudio e lacrime.
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