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 Home page > Tribuna Libera > L’Onu non conta

L’Onu non conta

Stabiliscono a tavolino il bene e il male. Sono essenzialmente tre paesi: Stati Uniti, Francia e Inghilterra.

Qualsiasi sia il presidente del primo, e il colore politico dei governanti degli altri due, dettano, impongono il “che fare”, e passano all’azione. Il potere finanziario e militare li illumina e li guida.

L’ONU è solo un orpello di “copertura” ai loro bisogni. Eppure è l’organo sovrano del nuovo “ordine” mondiale, nato il 26 giugno 1945.

Il preambolo della Sua Carta, firmata da 51 Stati, così recita:

Noi popoli delle Nazioni Unite, decisi a salvare le future generazioni dal flagello della guerra, che per due volte nel corso di questa generazione ha portato indicibili afflizioni all’umanità, a riaffermare la fede nei diritti fondamentali dell’uomo, nella dignità e nel valore della persona umana, nella eguaglianza dei diritti degli uomini e delle donne e delle nazioni grandi e piccole, a creare le condizioni in cui la giustizia ed il rispetto degli obblighi derivanti dai trattati e dalle altri fonti del diritto internazionale possano essere mantenuti, a promuovere il progresso sociale ed un più elevato tenore di vita in una più ampia libertà, e per tali fini a praticare la tolleranza ed a vivere in pace l’uno con l’altro in rapporti di buon vicinato, ad unire le nostre forze per mantenere la pace e la sicurezza internazionale, ad assicurare, mediante l’accettazione di principi e l’istituzione di sistemi, che la forza delle armi non sarà usata, salvo che nell’interesse comune, ad impiegare strumenti internazionali per promuovere il progresso economico e sociale di tutti i popoli,

abbiamo risoluto di unire i nostri sforzi per il raggiungimento di tali fini.

In conseguenza, i nostri rispettivi Governi, per mezzo dei loro rappresentanti riuniti nella città di San Francisco e muniti di pieni poteri riconosciuti in buona e debita forma, hanno concordato il presente Statuto delle Nazioni Unite ed istituiscono con ciò un’organizzazione internazionale che sarà denominata le Nazioni Unite” . 

Decisi a salvare le future umanità dal flagello della guerra. Non sono vacue parole di uno “sciocco” poeta. Sono tabulati di Legge internazionale.

Seguono 111 articoli. A data odierna gli Stati componenti sono 193, con l’aggiunta recentissima della Palestina, in veste di paese osservatore.

Lo Statuto dell'Onu, al Capitolo VII, intitolato “Azione rispetto alle minacce alla pace, alle violazioni della pace ed agli atti di aggressione”, prevede una lunga serie di interventi atti a dirimere pacificamente i temi del contendere. Demanda esclusivamente al Consiglio di Sicurezza l’assunzione di eventuali atti operativi, compreso quelli previsti in condizione estrema all’art.42: 

“Se il Consiglio di Sicurezza ritiene che le misure previste nell’articolo 41 siano inadeguate o si siano dimostrate inadeguate, esso può intraprendere, con forze aeree, navali o terrestri, ogni azione che sia necessaria per mantenere o ristabilire la pace e la sicurezza internazionale. Tale azione può comprendere dimostrazioni, blocchi ed altre operazioni mediante forze aeree, navali o terrestri di Membri delle Nazioni Unite”.

Sembra quasi sciocco ripetere queste “banalità”, che dovrebbero far parte del bagaglio fondamentale di civiltà dell’umanità. Eppure, ancora una volta, proprio in queste ore, la cancellazione dello Statuto dell’ONU, ritorna con forza alla comune attenzione.

Dopo le recenti immane tragedie consumate in Iraq, ancora in corso (solo per ricordare quella più grande), ancora una volta, in maniera del tutto unilaterale, i “motori” della morte, ancora non sono sazi, si stanno scaldando. Preparano missili dal mare e tant’altri assordanti “doni”.

Come se il martoriato popolo siriano avesse bisogno di ulteriori scientifiche morti e distruzioni.

In primissima fila il trio Stati Uniti, Francia, Inghilterra.

L’ONU non conta!

 

Foto: Klearchos Kapoutsis/Flickr

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