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L’Italia sprofonda quasi tra i paesi "poco liberi"

Dall’inizio dell’anno nuovo mi sono occupato solo di Medio Oriente. Tanto dall’Italia, oltre ai soliti teatrini, giungono solo cattive notizie. Nel 2009 Pil in calo del 2%, calcola la Banca D’Italia. Ancora di più si contrae la produzione industriale, «uno dei peggiori risultati dal secondo dopoguerra». grave difficoltà anche l’export.

«Torniamo al 2006, non mi sembra il Medioevo», sdrammatizza il ministro Tremonti, commentando questo -2%. Certo che non sarebbe un dramma, ma se non si trattasse di un paese che da circa dieci anni praticamente non cresce, o ha percentuali di crescita da prefisso telefonico, e che terminata la recessione sapesse ripartire di slancio. Purtroppo non è il nostro caso. E visto che la riduzione del Pil peggiorerà inevitabilmente anche il rapporto debito/Pil, forse sarebbe stata opportuna una politica più coraggiosa di tagli alle tasse e alla spesa.



Preoccupante anche il dato dell’Ocse, che ha assegnato all’Italia la "maglia nera" per la crescita economica nell’Eurozona negli anni dal 2003 al 2007. Italia penultima, davanti solo al Portogallo. In media la crescita del Pil è stata solo dell’1,1%, a fronte di una media del 2% nei paesi della zona euro.

Ma non finiscono qui le brutte notizie. L’Italia fa registrare un record negativo anche nell’Indice della libertà economica, pubblicato ogni anno dalla Heritage Foundation e dal Wall Street Journal, in collaborazione con un pool di think tank tra cui, per l’Italia, l’Istituto Bruno Leoni. L’Italia quest’anno è al 76esimo posto, ben 12 posizioni sotto il 64esimo posto conquistato l’anno scorso. In valore assoluto, il livello di libertà economica viene valutato al 61,4%, circa un punto percentuale in meno rispetto all’anno scorso, e sempre più pericolosamente vicino a quella soglia del 60% sotto la quale si passa dalla categoria dei paesi "moderatamente liberi" a quella dei paesi "poco liberi". Nei prossimi giorni lo leggeremo con maggiore attenzione.

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