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L’Italia che produce (nonostante la politica)

C'è un Italia della politica, rissosa ed inconcludente e quindi sotto la costante mira dei mercati finanziari sospettosi, e c'è invece un Italia virtuosa che produce e mantiene alto nel mondo il suo prestigio. 

Nel mese di agosto la produzione industriale ha avuto un balzo in avanti del 4,3%, un ottimo risultato se si considera che la solida e virtuosa Germania ha subito un calo dell'1%, così come i Paesi Bassi (-1,9%), mentre i cugini della Francia si sono fermati ad un magro +0,6%. 
 
In fondo l'Italia è sempre la seconda potenza manifatturiera d'Europa ed una delle prime al mondo, nonostante sui media si diffonda sempre l'immagine di un paese litigioso e destinato ad un lento ed inesorabile declino. 
 
Sono i segnali di vitalità che potranno "salvarci da soli", parafrasando le ultime parole di Mario Draghi alla guida della Banca d'Italia. 
 
Basta pensare che in Russia l'export italiano di mobili corre a doppie cifre, così come quello del vino bianco negli Stati Uniti. 
 
Alla Fiera dell'Itma, l'esposizione internazionale di macchine tessili che si svolge ogni quattro anni e che si è tenuta in settembre a Barcellona (e nel 2015 da noi), la presenza dei produttori italiani era la più numerosa.
 
Anche ad Anuga, la più importante vetrina mondiale dell'agroalimentare chiusa martedì a Coloniasu 6.300 espositori oltre 1.000 erano italiani, il 17% del totale
 
Ma non è solo l'esportazione, da sempre eccellenza del Made in Italy, a trainare l'economia del paese. Le nostre piccole e medio-grandi imprese stanno solcando i confini di casa per affacciarsi all'estero sui nuovi mercati, emergenti e non.
 
La Same si impegnerà con 60 milioni per una joint-venture produttiva in Cina, con l'obiettivo di raggiungere la quota del 10% del mercato dei trattori.
La milanese Matica nei giorni scorsi ha rilevato una concorrente tedesca, creando il primo gruppo europeo nell'emissione di carte e documenti di sicurezza.
 
Sono solo alcuni esempi di un Italia creativa e di successo che esiste ancora, e da qui dobbiamo ripartire per uscire dalla crisi economica mondiale e riguadagnare l'ottimismo e la fiducia dei cittadini e dei mercati finanziari, sempre che il governo e la classe politica non si mettano di mezzo. 

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