L’Italia declassata a paese "parzialmente libero"
Mentre guardavo Omnibus su La7 sono sobbalzato sulla sedia udendo questa notizia: l’Italia, parlando di libertà di stampa, è stata DECLASSATA da paese LIBERO a PARZIALMENTE LIBERO. Finalmente qualcuno si è accorto di una delle più scottanti anomalie presenti nel nostro Paese. Su un punteggio che va da 0 a 100, nell’annuale classifica sulla libertà di stampa stilata da - l’Italia ottiene solo 32 voti.
Secondo il rapporto ’’Freedom of the Press 2009" pubblicato da Freedom House (organizzazione non-profit fondata negli Stati Uniti nel 1941, per la difesa della democrazia e la libertà nel mondo), l’Italia non è un Paese completamente libero per i giornalisti. Il nostro Paese è stato infatti declassato a causa ’’di limitazioni imposte dalla legislazione, per l’aumento delle intimidazioni nei confronti dei giornalisti da parte del crimine organizzato e di gruppi dell’estrema destra, e a causa di una preoccupante concentrazione della proprietà dei media’’.
Quindi a condizionare la libertà di stampa in Italia sono: le mafie, l’eversione di destra e Berlusconi.
Per quanto riguarda le mafie basta leggere i quotidiani di Napoli e dell’hinterland per rendersi conto del vastità del fenomeno. Del resto ne ha parlato in lungo e in largo Saviano...
L’eversione di destra: qui il discorso è un po’ più complesso. Fenomeni eversivi criminali violenti, paragonabili allo stragismo degli anni ’70, non accadono ma il rigurgito di gruppi eversivi neo-nazisti è comunque preoccupante. Indice di un malessere e di un disagio giovanile che sfocia nell’aggregazione, nell’appartenza ad un gruppo che si autoemargina e che si propone di affermarsi con la violenza. Tuttavia quello che più preoccupa sono i continui tentativi di riscrittura della storia, di fatto disinformando i cittadini. In questo sono spesso caduti anche alcuni rappresentanti delle Istituzioni in tempi recenti.
Il terzo punto è Berlusconi. Su questo c’è poco da dire. La concentrazione nelle sua mani di un numero impressionante di media parla da sola. Freedom House indica il ritorno al governo di Silvio Berlusconi come una delle cause della mancanza di libertà: “il ritorno al ruolo di premier del magnate Silvio Berlusconi ha risvegliato i timori sulla concentrazione di mezzi di comunicazione pubblici e privati sotto una sola guida”.
Insomma Freedom House (che tristezza pensare che la traduzione sia Casa delle Libertà) ci classifica come meno liberi del Ghana e della Namibia. Su un punteggio che va da 0 a 100, nell’annuale classifica sulla libertà di stampa stilata da Freedom House l’Italia ottiene solo 32 voti. E’ l’unico Paese europeo a essere retrocesso nell’ultimo anno dalla categoria dei Paesi con stampa libera a quella dei Paesi dove la libertà di stampa è parziale, insieme con Israele, Taiwan e Hong Kong.
Jennifer Windsor, direttore esecutivo di Freedom House, ha dichiarato: “La vulnerabilità della stampa potrebbe avere enormi implicazioni sulla democrazia, se i giornalisti non saranno capaci di mantenere il loro ruolo di cani da guardia”.
Letto il rapporto, il dato eclatante è che l’Italia sia scivolata tra i Paesi i cui la libertà di stampa è limitata a causa dell’accentramento dei mezzi di comunicazione, pubblici e privati, sotto un’unico padrone. Queste non sono accuse da visionari comunisti, come sempre accusa il premier quando gli vengono posti interrogativi sull’argomento, ma di un’organizzazione internazionale autorevole, impegnata da quasi settant’anni per la difesa della democrazia.
Tutto il mondo inizia a riconoscere la condizione anomala in cui opera la nostra informazione e non è una condizione da prendere sotto gamba.
Basta notare che di questa notizia NON SE NE PARLA. I quotidiani non ne parlano se non nelle ultime pagine... per rintracciare il rapporto (in inglese) dovete andare qui dove trovate il rapporto, le classifiche, le mappe ed i grafici.
Diffondete questa notizia.
Limitare la libertà di stampa significa limitare la libertà di ciascuno di noi
Commenti all'articolo
Lasciare un commento
Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina
Se non sei registrato puoi farlo qui
Sostieni la Fondazione AgoraVox