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Julian Assange sarà estradato in Svezia, il tribunale inglese emette la sentenza

Julian Assange verrà estradato in Svezia per le accuse di violenza sessuale. La decisione del tribunale di Londra giunge non del tutto inaspettata. Nella recente intervista esclusiva ad AgoraVox, Assange aveva dichiarato: “c'è il 40% di possibilità per noi di vincere, ma in ogni caso, sia in caso di vittoria, sia in caso di sconfitta, si andrà in appello. Siamo intenzionati a chiederlo e, ovviamente, in caso contrario, sarà l'accusa a farlo. Ma tra la sentenza e la richiesta passerà circa una settimana. Sebbene sia importante il processo di lunedì, l'appello lo sarà di più, poiché si ricomincerà tutto daccapo", ed ancora: "Se perdiamo sarò arrestato, e dovrò di nuovo andare in prigione. Cercheremo di dimostrare che non è corretto che io vada in prigione, non essendo un soggetto pericoloso. Probabilmente capiterà che andrò in carcere per qualche giorno e successivamente mi daranno gli arresti domiciliari. Sarebbe comunque un grosso sollievo per me poter tornare qui. Se invece vinciamo, sarò libero di andar via". 

Da questo momento Assange, fondatore di Wikileaks, ha sette giorni per fare appello alla decisione del tribunale, altrimenti in dieci giorni sarà estradato. Rimane la domanda di fondo perché di questo caso di estradizione se ne sia occupato a Belmarsh Magistrates' Court, la corte che è definita la Guantanamo inglese e che si occupa di terroristi. Il giudice ha commentato dicendo che: “se ci sono delle irregolarità nel sistema svedese, la migliore soluzione è un processo in Svezia”. E per quanto riguarda la scelta di Belmarsh ha aggiunto: “ è stato scelto questo tribunale perché ha spazi migliori per accomodare la stampa”. L’unico inconveniente è che la stampa non aveva accesso al processo! 

Le accuse ad Assange hanno sollevato accesi dibattiti, e interventi autorevoli come quello del regista americano Michael Moore, puntualizzando come le accuse rivolte ad Assange, in tutti i paesi europei non sarebbero considerate tali. 

In questo momento si riaccendono i riflettori su Assange su Wikileaks. Mentre da una parte si sottolinea l’importanza di una rete libera, anche e soprattutto per le rivoluzioni in corso in Africa e Medio Oriente, inquieta l’estradizione che ha come fine ultimo, neanche tanto velato, l’estradizione verso gli Stati Uniti. Le due situazioni non possono essere certe sovrapposte, rete libera e denuncia per stupro, ma è indubbio che in questo momento ci sono forti possibilità per uno dei pionieri della libera informazione digitale, per la rivelazione di segreti scottanti di tornare in galera, mentre intere popolazioni combattono per la loro libertà. Tutti aspetti di un quadro che rispecchia le incongruenze di una nuova era nell’informazione e nella lotta per i diritti.

Qui la sentenza completa.

Commenti all'articolo

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.24) 24 febbraio 2011 15:53
    Damiano Mazzotti


    Nonostante tutto è necessario un faccia a faccia tra le due donne e Assange...

    Una delle due donne sembra si sia già ritirata dalla battaglia legale ed è in giro per il mondo, dell’altra si vedrà...

    Poi non sono se gli apparati governativi di Svezia, Stati Uniti e del Regno Unito si rendano conto dei rischi che si prendono condannando Assange, poichè molti hacker insorgerebbero scatenando una guerra informatica senza precedenti che potrebbe paralizzare l’economia e la finanza...

    Ma forse è proprio quello che vogliono: il sistema finanziario è già nella fase di precollasso e Assange e i suoi colleghi sono un ottimo capro espiatorio... I banchieri avrebbero in mano l’unico scudo in grado difenderli dalle sommosse sociali nei paesi occidentali..

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