• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Cronaca > Wikileaks: tra sesso e realtà

Wikileaks: tra sesso e realtà

L’evento giornalistico più importante al mondo, le rivelazioni di Wikileaks, si divide l’attenzione con le accuse al suo fondatore Julian Assange. In questi giorni, dopo un’intesa battaglia legale, Assange è agli arresti domiciliari, Wikileaks continua a rilasciare documenti che dimostrano, piuttosto che mostrare, il mondo per quello che è. Inviti alla fratellanza mondiale, mentre qualcuno nell’ombra trama e scompone il mondo come meglio desidera.

Un dibattito acceso quello legato al caso di molestie sessuali. Dopo l’affermazione di Naomi Klein che lo stupro è usato nel caso Wikileaks tanto quanto la libertà delle donne è stato usato come pretesto per la guerra in Afghanistan, ed anche chi voleva le accuse una trappola della CIA, in molti si sono chiesti se così facendo si stava minando la già difficile condizione delle donne che le vedono coinvolte nelle aggressioni sessuali, con il voler relegare le accusatrici di Assange a burattini o cercatrici di facile gloria.

A questo proposito risponde con una lettera molto interessante Michael Moore, regista americano. La lettera mette in luci con dati e fonti autorevoli, come la Svezia non sia proprio il paese dove lo stupro sia perseguitato con durezza e determinazione. Anzi, il contrario, se si esclude Assange stesso. Una lettera diretta al Governo stesso della Svezia che pone interrogativi fondamentali, oltre al desiderio che si indaghi per davvero sulla denuncia delle due donne, per rendere giustizia alla loro denuncia. Risalta, quindi, che in un paese come la Svezia, la problematica delle aggressioni alle donne sia tanto complessa quanto estesa e che nell’Unione Europea si possa interrogare un sospetto senza doverlo necessariamente estradare. E’ innegabile che Assange debba rispondere del suo comportamento, ma che lo possa fare senza nessuna spada di Damocle posta sul suo capo, per evidenti motivi di interesse politico americano.

Di ieri la dichiarazione di Joe Biden, vicepresidente USA, che lo vuole cospiratore. Una dichiarazione che sembra pavimentare la strada per un Grand Jury che, si vocifera da giorni, stia lavorando per denunciare Assange sulla base di una legge sullo spionaggio del 1917. Una legge che sicuramente non poteva prevedere Internet!

Rimane il dato di fatto che mentre il mondo dell’informazione internazionale è focalizzato sui documenti, sull’evoluzione della situazione di Assange, il giornalismo italiano non è stato capace di produrre una diretta di questo evento mondiale. Un evento che sta solo cominciando ora. Non solo la promessa di rivelazione sulle grandi banche, ma è credibile pensare che Wikileaks conservi i pezzi migliori dei cablo diplomatici da rilasciare durante un periodo da venire che sarà denso di colpi di scena. E’ triste notare come il giornalismo, soprattutto quello in rete, ha un’occasione irripetibile, e potrebbe allestire un diretta che incroci voci da tutto il mondo. Invece siamo relegati solo a qualche pagina con qualche link di rimando e alla buona volontà di blogger appassionati di vero giornalismo. Wikileaks è veramente il punto focale di una svolta storica. Time nella sua scelta di Zuckerberg come uomo dell’anno ha attirato su di sé diverse critiche: è Facebook più importante di Wikileaks, la socialità di rete è più importante della verità? Di sicuro c’è che Time, una dei magazine più prestigiosi del mondo ha comunque scelto tra due realtà nate in rete, che hanno in Internet il loro cuore pulsante. Ed è proprio nella rete che oggi si manifestano i grandi interessi dei gruppi contrari ad una politica di trasparenza: Visa, Master Card, Pay Pal, Amazon e molti altri. E la capacità di risposta di chi è contrario come Anonymous.

Ancora una volta la domanda si pone, che cosa dice il giornalismo ufficiale italiano? Cosa dicono i redattori delle pagine di rete dei grandi giornali, e cosa dice il nostro Paese, dal grande digital divide, di fronte al futuro che ci passa davanti agli occhi e ci lascia sempre più ai margini della periferia del mondo?

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares