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 Home page > Attualità > Ambiente > John Donne e l’energia atomica

John Donne e l’energia atomica

Mai come adesso, nell’epoca della globalizzazione, hanno assunto spessore e valenza le parole di John Donne, che tutti conosciamo perché in epigrafe al capolavoro di Ernest Hemingway Per chi suona la campana, cui hanno anche dato il titolo: Nessun uomo è un’isola, intero in se stesso. Ogni uomo è un pezzo del Continente, una parte della Terra. Se una zolla viene portata dall’onda del mare, l’Europa ne è diminuita, come se un promontorio fosse stato al suo posto, o una magione amica, o la tua stessa casa. Ogni morte d’uomo mi diminuisce, perché io partecipo dell’umanità. E così non mandare mai a chiedere per chi suona la campana: essa suona per te.


Dunque l’umanità; e, per converso, anche l’ambiente che la rende possibile: il pianeta Terra della stella Sole della galassia Via Lattea dell’Universo.
 
Il rispetto dell’umanità ed il rispetto dell’ambiente, che la accoglie, appaiono entrambi far parte, anzi essere l’essenza di quelli che Kant chiamava “doveri perfetti”, ossia doveri per il cui rispetto non sorge il problema della loro conciliazione con altri doveri perché la loro stessa universalità diviene l’interesse supremo, a cui ogni altro si inchina.

E su di essi si esercita il libero arbitrio dell’uomo, che ha scelta e responsabilità nel rispettarli o meno.
 
Orbene, possiamo dire che sia rispettoso di essi l’uomo che si arma di ordigni atomici? Possiamo dire che sia rispettoso di essi l’uomo che si procura energia non di origine solare mediante generatori atomici?

 
Se la risposta ai due superiori quesiti è no, quello che Kant chiama “Imperativo Categorico” ci impone di opporci agli arsenali atomici ed alle centrali elettriche atomiche.
 
La congruenza con questa posizione comporta pensare che a nessuno Stato sul pianeta Terra debba essere consentito di esercitare la propria sovranità sia sul possesso di armamenti atomici sia sull’utilizzo di generatori di energia elettrica atomici.
 
Ovviamente non è pensabile che questo possa avvenire istantaneamente e con immediatezza : il buon senso suggerisce che l’umanità intraprenda un percorso, che la porti gradatamente ad un controllo e ad un “non uso” sia degli arsenali atomici sia dei generatori di energia elettrica atomici.
 
Quanto meno occorrerebbe evitare di seguire percorsi diametralmente opposti.
I primi a scoprire che qualcosa non andava a Cernobil furono, se non ricordo male, gli svedesi con i loro sismografi: le autorità sovietiche, rese cieche da una ideologia fallace, cercarono a lungo di celare l’incidente; come un monello colto con le mani nella marmellata.

 
Ancor oggi vengono a far i bagni di mare ed a passare l’estate nella nostra penisola giovani ucraini, che cercano così di superare i problemi di salute, loro derivati dall’evento.

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