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Italia: la confusione regna sovrana

La confusione regna sovrana nella vita politica, economica, istituzionale, sociale del Paese.

Qualche esempio.

A pochi giorni dalla celebrazione del referendum sull’abrogazione di alcune parti della legge elettorale, quasi nessuno saprebbe dire quali sono i tre quesiti a cui bisogna dar risposta; né si è ben capito quali sono i partiti o spezzoni di partiti a favore o contro il referendum.

Abbiamo votato per eleggere il Parlamento europeo. Non abbiamo sentito una proposta di programma relativo alla politica europea, al contributo che vogliamo dare, alle riforme che vorremmo proporre o realizzare. I cittadini non capiscono che ci stiamo a fare, se non per pagare lo stipendio ai nostri rappresentanti (i meglio pagati).

La Lega si oppone con ostinazione ad ogni forma di liberalizzazione dei servizi locali, alla soppressione di province o altre entità territoriali che prevedano l’esercizio del potere. Eppure ha preteso ed ottenuto l’introduzione del federalismo, che nessun esperto è in grado di dire come sarà, quando si realizzerà e quanto costerà.

Abbiamo creato tante “autority”: l’antitrust, la consob, l’autority per le comunicazioni, quella per l’energia, quella per la privacy, i cui membri sono nominati dal potere politico. Per cui, come controllori nominati dai controllati, non controllano granchè, suscitano talvolta conflitti di competenza tra loro , e perplessità e confusione nel cittadino. I grandi paesi occidentali evoluti hanno solo l’antitrust e le cose funzionano meglio.

Nella scuola, poi, assistiamo al tentativo di dar luogo ad un’ennesima riforma tra mille difficoltà e contraddizioni.

Pochi hanno capito se e quando bisognerà esporre di nuovo i voti, se il voto di condotta farà media oppure no, se per rimandare alla sessione autunnale bisognerà assegnare un voto inferiore al sei o si potrà farlo ugualmente con il sei “rosso”.

Siamo alle prese ancora una volta con il problema del governo delle scuole e della valutazione dell’azione educativa degli insegnanti.

Abbiamo già il P.I.S.A. l’INVALSI, l’ANSAS, il CNPI, tutti organismi nazionali o internazionali per la valutazione ed organizzazione del sistema educativo di istruzione e formazione. Eppure ci apprestiamo a creare i “comitati di liceo”, per tenere sotto controllo “il profilo educativo, culturale e professionale dello studente a conclusione del secondo ciclo”. Ne faranno parte rappresentanti della pubblica amministrazione, delle scuole, delle professioni, della ricerca.

Alla burocrazia esistente si affianca la nuova. Cambiano i nomi, non la sostanza.

Chi valuterà il risultato concreto del livello d’istruzione raggiunto dagli alunni, l’unica valutazione che solo interessa e da cui bisognerebbe trarre le conclusioni per la valutazione dell’utilità e bontà di un istituto scolastico? Nessuno ha il coraggio di affrontarlo. Ne discutiamo da 40 anni.

E chi è in grado di dire quanti tipi di ronde affiancheranno i poliziotti per vegliare sulla nostra sicurezza?

Infine dove prenderemo i soldi per i terremotati e per tutte le promesse fatte dalla maggioranza e le controproposte avanzate dall’opposizione?

La confusione regna sovrana.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.194) 18 giugno 2009 17:17

    Caro Tonino, non mi stancherò mai di asserire che sei puntuale nell’analizzare i problemi di questa povera società di sbandati... che dire ... non ci sono parole ..... dovrebbero iniziare i "fatti" dalla classe ( ormai cospicua nel numero ) meno tutelata e sempre più confinata nella povertà.
    Povertà sempre più incalzante ......... illuso............. ma non troppo
    ti saluto Manu

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