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Io sto con la sposa: un viaggio verso la felicità

Sembra ambiziosa l’idea che ha unito tre registi in un’avventura fuori dalle righe. Sono Gabriele Del Grande, giornalista indipendente e scrittore, Antonio Augugliaro, regista televisivo, e Khaled Soliman Al Nassiry, poeta e scrittore.

Con la guerra in Siria rimasta impressa nei loro occhi, hanno pensato che stare con le mani in mano non avrebbe sicuramente portato a niente. E così, dopo aver conosciuto cinque siriani e palestinesi, arrivati a Milano dopo lo sbarco a Lampedusa, decidono di aiutarli a raggiungere la Svezia (la Svezia è uno dei Paesi europei a cui la maggior parte degli immigrati ambiscono). Quindi danno vita a un progetto impegnativo, che li porta a infrangere le leggi, per portare avanti il sogno di abbattere le barriere che da sempre separano coloro che vorrebbero un futuro migliore (i clandestini) dall’Europa. L’idea nasce da una chiacchierata in cui emerge un pensiero: chi fermerebbe una donna vestita da sposa per chiederle i documenti alla frontiera? Qui nasce il progetto, tanto teatrale quanto reale, concretizzatosi in docufilm: “Io sto con la sposa”.

Il progetto doveva prendere rapidamente forma. In poco tempo ventitré ragazzi e ragazze, italiani, palestinesi e siriani, si organizzano e intraprendono un viaggio che da Milano li farà arrivare a Stoccolma: un viaggio in cui si simula un vero e proprio corteo che accompagna la sposa, vestita con tanto di pizzi e merletti, verso l’altare, il quale rappresenta la felicità, il raggiungimento della meta tanto desiderata.

Il corteo nuziale, simulato alla perfezione, in termini metaforici altro non è che la rappresentazione di quel viaggio che ogni giorno migliaia di persone intraprendono per arrivare a superare i confini dell’Europa. Ma sfortunatamente solo pochi riescono a raggiungere la felicità tanto desiderata, perdendo la vita e rimanendo sepolti nel Mediterraneo.

I tre registi vogliono che l’Europa abbatta ogni frontiera, affinché ogni persona con un pizzico di speranza possa essere felice e vivere quella vita tanto sognata. E lodevole, o forse per qualcuno un po’ incosciente, è il fatto che per far sentire la propria voce abbiano deciso di violare delle leggi, rischiando con questa “missione” fino a quindici anni di carcere, per aver favorito l’immigrazione clandestina.

Questo grido vogliono farlo arrivare nelle case di tutti, per questo hanno pensato di affidarsi al crowdfunding, così da raccogliere fondi sufficienti per far arrivare il lungometraggio al Festival di Venezia e nelle sale cinematografiche a ottobre 2014, nella speranza che questo rischioso progetto riesca a scuotere gli animi delle persone, affinché il Mediterraneo diventi ancora di salvezza e non fossa comune che interrompe brutalmente il viaggio della sposa verso l’altare.

iostoconlasposa.com 

Natascha Canì per Segnali di Fumo

Questo articolo è stato pubblicato qui

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