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 Home page > Tribuna Libera > Io non festeggio i 150 anni

Io non festeggio i 150 anni

Voglio partire con una precisazione personale (a scanso dei soliti equivoci che accompagnano la discussione di questi temi) e con la citazione di una frase dalla paternità importante.
 
La precisazione: sono figlio di padre canturino e di madre foggiana, lavoro, colloquio, scherzo e ceno senza problemi con siciliani, calabresi, romeni, albanesi e africani.
 
La citazione è di Carlo Cattaneo: “La vera scienza della società deve fondare quella sola unità che è compatibile con la conservazione delle distinzioni”
Sono sincero, ci ho provato negli anni a sentirmi italiano, ma proprio non ci riesco; accetto mio malgrado questo status giuridico perché qui sono nato e qui ho le mie radici, ma le mie radici non le considero italiane.
 
La citazione di Cattaneo, fossimo in una nazione federata, mi concederebbero di sentirmi italiano esattamente come un italiano può sentirsi europeo.
Per quello che è il mio pensiero mi va già un po’ stretto considerarmi Insubre, io già la vedo su posizioni che richiamino alle “Aree Territoriali Omogenee”, quale può essere la mia Brianza.
 
Non posso però negare che un popolo venga considerato tale se non su alcune specifiche basi: la lingua, la tradizione, la cultura... la terra che parte dal Novarese ed arriva ai confini col Trentino (l’Insubria appunto) è la sintesi di queste specifiche basi.
 
Non scendo ad analizzare la storia risorgimentale, ognuno potrebbe portare acqua al proprio mulino acquisendo fonti ovunque, proprio volendo potrei andare ad analizzare i fenomeni del secondo dopoguerra, da quei giorni siamo eterodiretti dalla finanza internazionale e ospitiamo i soldati, le basi, le flotte, gli aerei e le bombe nucleari dei nostri padroni. L’Europa degli usurai ha finito di smantellare quel poco di dignitoso che avevamo ed ora si prepara a mandarci in bancarotta alla stregua di greci, irlandesi, iberici.
 
Ma torniamo al punto: nella storia la mia terra è stata invasa da molti tiranni; tedeschi, austriaci, francesi, ognuno ha lasciato la propria impronta, prima di essere scacciato, nessuno però aveva preteso che noi fossimo francesi o alemanni. Invece il Principe francese che volle conquistare l’Italia e chi lo ha seguito al governo di questa nazione hanno preteso di nominarci italiani, ma da dove nasce questa pretesa? Non esiste il popolo italiano, non esistono i polentoni ed i terroni, esistono semmai popoli locali che non sono riusciti a liberarsi dell’ultimo, il più potente (evidentemente) invasore. Un invasore furbo, che ha mischiato le carte in tavola, ha fatto migrare da una regione all’altra popolazioni cercando di annacquare il localismo.
 
Non ne faccio neppure una questione politica; un popolo nasce dove la natura vuole, si accresce dei frutti e dei prodotti che la sua terra gli concede, delle capacità concettuali del proprio popolo. Dalle mie parti si sarebbe andati avanti felicemente di agricoltura ed artigianato, delle fabbriche ne avremmo fatto a meno, come a meno ne avremmo fatto delle città che ne sono conseguite…lo stesso, sono certo, che sarebbe valso per tutti i popoli assoggettati, alcuni dei quali si sono visti, tra l’altro, rapinare delle capacità industriali che avevano già un centinaio di anni fa, ma che avevano un difetto, distavano troppo dagli snodi commerciali verso l’Europa.
 
No, sono convinto di non poter essere italiano e spero un giorno di non esserlo più, nemmeno giuridicamente. Quel giorno, sulle basi del pensiero di Cattaneo, spero però di potermi federare (per scelta e non per imposizione) coi popoli confinanti.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.238) 17 febbraio 2011 13:01

    ci spieghi cos’è questa democrazia reale nella quale credi? e a quale popolo appartieni? ai caturini, ai brianzoli o ai padani? tranquillizzati però anche a chi si sente italiano pesa la tua presenza!

  • Di (---.---.---.238) 17 febbraio 2011 17:08

    visto che ti trovi, spiegaci pure chi è questo ultimo potente invasore che ha costretto la tua povera madre a muoversi da Foggia per andare a partorire nella terra insubra cotanto genio?

  • Di pv21 (---.---.---.130) 17 febbraio 2011 18:45

    PNR leghista >

    A maggio scadrà la delega di “attuazione” del federalismo fiscale (L 42/2009). Legge varata con i crismi di una “riforma epocale”. Su 950 parlamentari neppure il 5% di voti contrari.

    Dopo oltre 20 mesi manca ancora la “polpa”: i fabbisogni ed i costi standard della finanza locale. Senza questi capitoli la riforma federalistica è ancora un “guscio vuoto”.

    La Lega è così arrivata al PNR (punto di non ritorno).
    Tanta “fatica” val bene un federalismo spuntato “a colpi di fiducia”.
    La Lega non può più staccare la spina. Non può tornare “a mani vuote”.
    Rischierebbe grosso sul piano del consenso elettorale.

    Meglio allora andare avanti con una maggioranza “pur che sia”.
    Meglio un governo che: “Va avanti se ha i numeri, sennò cade da solo” (Bossi).
    Nel teatrino di Pantomima e Rimpiattino la storia non cambia all’ultimo atto …

  • Di Giorgio Bargna (---.---.---.22) 18 febbraio 2011 02:16
    Giorgio Bargna

    ...bene...sono davanti a due commenti non firmati ed ad uno di una sigla...
    sgombriamo subito il campo, con un solo link descriviamo in parte la democrazia reale e in toto il mio pensiero federalista: http://www.agoravox.it/Cos-e-il-fed...
    fosse stata persona più educata il commentatore anonimo magari gli avrei anche spiegato meglio i concetti, ma il suo livello vale quello che vale ed il tempo da sprecare oggi come oggi non ce l’ho...si ricordi solo che la mia presenza non pesa a nessuno visto che mi mantengo (come cittadino) con le tasse che pago...se poi non riconosci neppure l’invasore vuol dire che nelle lezioni di storia a scula mandavi gli sms agli amici...

  • Di paolo (---.---.---.118) 18 febbraio 2011 09:25

    Bravo Giorgio ,calma .Dimostri di saper accettare anche le critiche un pò becerotte con il sorriso sulla bocca . D’altra parte quando si affronta un problemino mica da niente come quello dell’identità nazionale ,non è che ti puoi aspettare delle margherite .

    Se Cavour e Garibaldi non avessero realizzato l’unità d’Italia non saprei francamente dirti ora cosa saremmo diventati ,se una federazione di tipo svizzero ,piuttosto che una ammucchiata di campanili e gonfaloni .Mi risulta però che alcune repubbliche staterello , come per es. quella di Venezia , fossero già abbondantemente in crisi anche prima dello sbarco dei mille .
    Ognuno poi è libero di pensarla come vuole ed indubbiamente la suggestione di rimanere nei confini della più ricca area del mondo ,come tale è il Nord Italia , può acchiappare i favori di molti . Aggiungo inoltre che le popolazioni del sud non hanno indubbiamente contribuito a creare una coscienza civile unitaria .Tutt’altro .
    Ma molto prima dei piemontesi c’è stato un soggetto politico , culturale e religioso che ha dato un’imprinting decisivo su tutta la penisola(e non solo) . Mi riferisco a l’Impero romano e a santa romana chiesa , croce e delizia anche dei giorni nostri . Quindi mi sembra francamente un pò riduttivo ridurci agli ultimi due secoli di storia .
    Pertanto cosi’ è e dopo 150 anni di storia repubblicana diventa quantomeno inopportuno stare a fare questi distinguo che hanno un pò il sapore di puro egoismo etnico .

    ciao 
  • Di Fabio Barbera (---.---.---.48) 18 febbraio 2011 09:42
    Fabio Barbera

    Sono italiano e festeggio i 150 anni di unità nazionale!

  • Di (---.---.---.51) 18 febbraio 2011 11:19

    Bravo Paolo tu che sei paziente e gentile spiegagliela tutta e bene la storia di questo pezzetto di territorio del continente euroasiatico che ha la buffa forma di uno stivale. Cosa saremmo oggi senza l’unità? la risposta è semplice basta guardare staterelli come la Grecia o il Portogallo. E no! pensano i leghisti di destra e di sinistra noi del nord saremmo stati come l’Olanda! già ma da dove sarebbero uscite le risorse finanziarie per concentrare investimenti e realizzare infrastrutture nel Nord-Ovest (un tempo si chiamava il triangolo industriale: Milano Torino Genova) senza l’unità? chi ha pagato i costi del decollo industriale italiano avvenuto nel ventennio 1890/1910. Senza il contributo del Veneto, del centro Italia del sud e delle isole, i vari staterelli della penisola sarebbero rimasti a lungo fuori dai processi di modernizzazione industriale europei, tutti, proprio come Grecia e Portogallo, per non parlare dei Balcani. Ma queste cose le può capire chi ha letto qualche manuale di storia economica e non certo l’insubro canturrino, che sogna un mondo agro-pastorale e ritiene che nel nord Italia si poteva benissimo andare avanti con l’agricoltura e l’artigianato facendo a meno dell’industrializzazione.
    Paolo cos’è che si può discutere con una persona che dice queste cose?
    Un canturrino così può mai capire che nel 1400 il pezzetto di terra che ha la buffa forma di stivale era la parte più sviluppata e ricca del pianeta? che con il rinascimento aveva posto le basi della rivoluzione scientifica, che era giunto alle soglie della rivoluzione industriale, ma la sua disunità lo fece diventare preda di guerra di Francesi, Spagnoli, Austrieci eTedeschi, che ne determinarono la rovina, compresa la favolosa repubblica di Venezia? e che questo destino fu spezzato per fortuna 150 anni fa? Ancora una cosa Paolo, tu che sei tanto paziente: l’identità nazionale è qualcosa che ha a che fare con la personalità dei singoli. Ognuno di noi in quanto appartenente ad una specie fortemente sociale ha un profondo bisogno di riconoscersi in una collettività e una identità una volta formata (per quanto debole) se attaccata suscita reazioni inevitabilmente violente. E l’identità italiana esiste. Il tifo che si scatena intorno a quella specie di guerra simulata che è un campionato del mondo di calcio altro non è che un aspetto di essa . Uno degli aspetti negativi (e ce ne sono diversi) del fenomeno identitario è proprio la xenofobia, il diverso che entra in una gruppo umano ben definito mette in discussione i valori e i simboli di riferimento di quel gruppo, a quel punto o si adottano politiche mediative o si scivola nel razzismo. Riflettete leghisti su questo aspetto!
    Infine, Paolo mi piacerebbe discutere con te, pacatamente, sul mancato contributo del Sud alla crescita di una coscienza civile unitaria, così ti invito a scrivere un articolo in proposito e io ti risponderò partendo dalla storia cotemporanea siciliana.

  • Di paolo (---.---.---.118) 18 febbraio 2011 15:56

    Carissimo xxx.xxx.xxx.51 , non credo che mi spingerò al punto di fare un’articolo come tu mi chiedi . Mi manca il tempo e oltretutto ci sono persone molto più brave e preparate di me che potrebbero farlo .

    L’autarchia di Bargna è pura fantasia , cosi’ come lo è la definizione di padania . La Brianza non sarebbe tale se non fosse esistita l’Italia , con una matrice culturale profonda che affonda in oltre duemila anni di storia .
    Poi basterebbe ricordargli che per la Brianza e per il Nord , hanno speso la propria vita giovani del sud e che il miracolo industriale non ci sarebbe mai stato senza il sacrificio di intere generazioni provenienti dal sud a lavorare nelle industrie del Nord , portando sudore e competenze .
    Purtroppo una certa sottocultura leghista tende ha identificare il benessere economico come se fosse identità etnica , come se la loro ricchezza fosse solo merito loro , quasi un fatto privato .
    Poi nessuno intende sottovalutare la questione meridionale che ha radici storiche e politiche molto profonde ma che non solleva dalle pesanti responsabilità una intera classe politico -imprenditoriale del Nord che ha cinicamente sfruttato il sottosviluppo di quelle regioni a proprio vantaggio.
    Ma il discorso diventerebbe troppo lungo .

    ciao 

     
    • Di (---.---.---.51) 18 febbraio 2011 22:36

      Paolo non intendo scendere sul terreno delle reciproche colpe o meriti tra nord e sud mi sembra una cosa del tutto priva di senso. il discorso è un altro vorrei che si capissero che fermo restante il valore incommensurablie dell’unità (che tra l’altro ha segnato l’avvento del sistema liberale al posto dei vari assolutismi di cui era piena la penisola) si tratta di comprendere quali siano stati i limiti di quel processo, quali di questi ancora ci tiriamo dietro e condizionano la nostra vita, la politica e tutto ciò che ne consegue. ti faccio un solo esempio: nella nostra storia noi non abbiamo nessuna battaglia di Valmy (1792) ma solo lazzari, sanfedismo e brigantaggio, e non solo al sud , diversamente dalla Francia il proletariato urbano, le masse contadine (del nord e del sud) sono state escluse (fatta una parziale eccezione per la Sicilia garibaldina) dal processo unitario. questo perché le terre demaniali e quelle espropriate agli ordini religiosi dovevano finire nelle mani di una piccola e rapace borghesia agraria, al nord come al sud. questa estreaneità, aggravata dall’attegiamento del vaticano, si è protratta fino ad oggi (ti risparmio i passaggi) ed è alla base del diffuso, radicato sentimento antipolitico, che mussolini prima e berlusconi poi hanno abilmente sfruttato. E poi pensa al fenomeno mafioso, da quanto tempo ce l’abbiamo? e il divario nord sud? e la corruzione politica? e il clientelismo? e il voto di scambio? (sempre a nord come al sud).. allora Paolo vogliamo parlare di cose serie o del canturrino insubro?

    • Di Giorgio Bargna (---.---.---.211) 19 febbraio 2011 13:42
      Giorgio Bargna

      Per Paolo, ma un pò per tutti...veramente ragazzi voi sognate ( vale anche per xxx.xxx.xxx.51), io non parlo ne di padania, ne di leghismo, ne di razze migliori dalle altre, che articolo avete letto?...oppure siete affetti da caccia lle streghe leghiste? inoltre specifico benissimo che alcune zone (si riconosce secondo me che parlo di sud) sono state penalizzate dall’unità d’ Italia.
      Dopodichè per chi mi tira fuori trattati di economia studiati alle feste dell’unità durante le salamelle mangiate degli snob sinistri vi chiedo solo se siete poi così certi che l’industrializzazione sia stata poi così un bene per il ns (morente) pianeta...certo noi vivremo in case calde e comode, ma per i ns nipoti ci sarà ancora la possibilità di camminare per strada senza usare la bombola di ossigeno (prendetela ovviamente come forzatura)?

  • Di Giorgio Bargna (---.---.---.211) 19 febbraio 2011 13:31
    Giorgio Bargna

    Assolutamente Paolo, la premessa stava a parare alcuni colpi che ci si aspetta in questi casi e a cui ora risponderò a chi in causa...per quello che riguarda la storia alcuni link quasi a caso...non raccontiamoci che esista l’Italia...esiste perchè ce la siamo inventati e a scuola ce la raccontano, sono italiano oggi e mi tocca accettarlo, ma consentimi di non esserne ne lieto e nemmeno felice, aldilà di quanto successo dopo istituita...Cattaneo sognava un federalismo sviluppato a nord, non so cosa sarebbe successo avesse fatto questa scelta, ma io vivo a 20 km dalla svizzera e sarebbe bastato poco, forse sarei meno solare, ma più locale e democraticamente rappresentato, malgrado che di certo anche in Isvizzera qualche problemino c’è...spero di avere il tempo di passare con più calma a leggere i tuoi 9 articoli, ma è un periodo dove ho messo disponibilità in tropèpi progetti, il che misto ad una famiglia limita i tempi...

    http://cronologia.leonardo.it/stori...
    http://cronologia.leonardo.it/stori...
    http://cronologia.leonardo.it/stori...
    http://cronologia.leonardo.it/stori...
    http://cronologia.leonardo.it/stori...
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  • Di Giorgio Bargna (---.---.---.211) 19 febbraio 2011 13:45
    Giorgio Bargna

    Rimando per tutti quanto risposto a Paolo sull’idustrializzazione e sul presuntom leghismo...troverete cercandoli più articoli dove certo non sono tenero con la lega..

    • Di (---.---.---.51) 20 febbraio 2011 11:32

      sono sempre io 51 (non dico il nome che non serve a nulla) e non ho risposto ieri perché fuori sede per impegni antimafia. Mi tengo i tuoi commenti sprezzati come tu i miei, ma la discussione non può finire in maniera conciliativa come vuole Paolo (che dev’essere una persona dotata di grande pazienza) e ti pongo una domanda dopo una citazione.
       Nel 1876 Leopoldo Franchetti, Enea Cavalieri e Sidney Sonnino (lo stesso che diverrà presidente del consiglio nel 1906 e 1909) si recarono in Sicilia per una loro inchiesta privata, durata 5 mesi, durante i quali girarono tutta la Sicilia consegnadoci l’anno dopo un documento di eccezionale valore storico sulla mafia e sulle condizioni sociali ed economiche dei contadini siciliani. siamo nell’Italia preindustriale e parlano non due "piagnoni meridionali" sempre pronti a scaricare sugli altri italiani le loro responsabilità, ma due liberali toscani della destra riformista.
       Ti risparmio la descrizione delle "case" nelle quali vivevano i contadini (che rappresentavano il 75% della popolazione) e vado a quello che Sonnino considerava giustamente un aspetto positivo della loro condizione, al paragrafo 59 del capitolo V del secondo volume: "I contadini". "Un lato buono però vi è nella condizione dei contadini siciliani, e specialmente se lo paragoniamo coll’ilota dei contadini italiani, col paisano della pianura bassa del Po. Il villano in Sicilia mangia pane di farina di grano, e salvo casi di miseria, si nutre a sufficienza, mentre il contadino lombardo mangia quasi esclusivamente granoturco, e soffre di fame fisiologica, anche quando abbia il corpo pieno. I Sicilia difatti non esiste quella terribile malattia che miete tante vittime nelle ... contrade lombarde, la pellagra."
      Ora dimmi Girogio, ma tu veramente hai nostalgia del mondo contadino preindustriale? veramente pensi che una vita media di 39 anni sia preferibile ad una di 80?
      Sono ben consapevole dei terribili problemi dell’umanità, ambientali, politici e anche 
       filosofici, ma mai mi verrebbe in mente di desiderare di ritornare in una condizione di vita che se dovessi viverla la considererei un infernale incubo, E per la verità l’avrei vissuta ben poco visto che a 18 anni ho avuto problemi di salute che senza gli antibiotici mi avrebbero portato alla morte.
      Se per caso hai tempo per approfondire questi aspetti della Sicilia post unitaria, il libro di Franchetti è stato ripubblicato dalla Donzelli nel 2000, quello di Sonnino lo puoi trovare in rete.

  • Di paolo (---.---.---.118) 19 febbraio 2011 18:33

    In effetti caro Giorgio , sia il sottoscritto che anonimo 51 ,siamo caduti nella trappola che la tua connotazione geografica e la polemica in corso ci hanno teso anche , evidentemente , a seguito di una lettura frettolosa e superficiale del tuo articolo . Indubbiamente la chiave di lettura era già nella premessa , ma è stata scambiata come il solito alibi per poi sparare alzo zero sul tricolore.

    Chiedo venia per l’incomprensione anche a nome di anonimo 51 .
    Dunque ,vediamo se ho ben capito , tu affermi di essere cittadino della terra in cui vivi , perchè li’ sono le tue origini e le tue radici culturali . E’ il luogo di origine che genera un popolo e non la suddivisione politica della terra di appartenenza . Universalizzando il concetto , ti ritieni cittadino del mondo . Quindi ,sempre se ho ben capito , non ti senti italiano perchè non è un’atto formale e amministrativo che può stabilire i confini di un popolo e pertanto la bandiera , come simbolo di una nazione imposta con un’atto coercitivo , è una pretesa inaccettabile .
    Se cosi’ è , certo che siamo lontani anni luce dal leghista becerotto , spesso e volentieri descolarizzato ,che restringe i suoi confini al campanile e al gonfalone ,in una visione ristretta del suo piccolo mondo perfetto . Quello che Bossi definisce l’ "idemsentire " e che spesso e volentieri diventa pura e semplice xenofobia .
    Indubbiamente è un modo alternativo nell’esprimere la propria non italianità , non nuovo in assoluto nella sua accezione universalistica , ma certamente originale e del tutto rispettabile .
    Sarei curioso di sapere se ho ben interpretato.

    L’altra parte invece , ossia quella legata al consumismo e agli stili imposti dalla globalizzazione e dalla industrializzazione , mi rimane un tantino generica e un pò scontatella . Anche al sottoscritto piacerebbe vivere una vita rurale in perfetta armonia con la natura e credo che sia assolutamente legittimo e doveroso combattere le distorsioni che i meccanismi legati al consumismo ci propinano ogni giorno . Tuttavia industrializzazione è anche progresso e se tu, io e 51 stiamo dialogando è proprio merito di essa , anche se non ovviamente dei suoi aspetti più selvaggi e deteriori.

  • Di Giorgio Bargna (---.---.---.12) 20 febbraio 2011 21:33
    Giorgio Bargna

    Per entrambi, siamo chiari, il progresso non da fastidio a nessuno, dipende però dallo scotto se il gioco vale la candela. Leggo di aspettative di vita molto più lunghe...probabilmente è vero, ma non così lineare...dalle mie parti si muore di tumori ben presto a causa di inquinamento e di cibi non proprio naturali, si muore di infarto ben presto per una vita al limite spesa a mantenersi quello che spesso si chiama vantaggio del progresso, ma si viveva (meno bene certo) anche con una sola stufa a legna ed il bagno in cortile, io li ho provati....la gente per mantenere certi ritmi spesso e volentieri è fulminata dall’ansia e vive di farmaci antidepressivi, i nostri figli sono vittime (lo vivo sulla mia pelle) sempre più di malattie neurologiche...lavoriamo 12 ore al giorno per mantenere 2 auto, 4 cellulari, sky e quantaltro uccidendo il pianeta...sarà anche bello per noi, ma un pò egoistico riguardo i nostri figli.
    Sull’aspetto che poni sulla sicilia, 51, io nel testo parlo di chi ci ha smenato economicamente; sul fatto dei tarllucci e vino invece non ho pretese, chi vuole è daccordo, chi non vuole no, semplicemente sprezzo sullo sprezzato e agisco cortesemente in risposta alla cortesia...il che di certo non vuol dire che andrò avanti in eterno sulla querelle tanto quanto sarò lieto di risentirvi in futuro su altri temi, sperando di trovare il tempo di passare da Paolo che qualcosa ho visto scrive.

  • Di Giorgio Bargna (---.---.---.12) 20 febbraio 2011 21:38
    Giorgio Bargna

    ...a proposito di pianeta vi invito a leggere qualche dato nel terzultimo post "L’altra faccia della medaglia"

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