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Cos’è il federalismo?

Qualcuno sta abusando di un termine, togliendogli così valore e creando confusione... ristabiliamo l’ordine.

Da molto tempo, non da sempre, ma sicuramente da prima che qualcuno si appropriasse di questo termine, utilizzandolo come fittizia merce di scambio, ho sempre creduto nel federalismo. Ho usato fittizia come termine, ma sbaglio il vero termine è falsa, perché Bossi e i suoi seguaci non hanno neppure benché minima idea del significato lessicale, politico, sociale ed istituzionale di questo vocabolo. Nel pensiero di molti veri federalisti storici e in quello dei moderni (ho imparato molto da Paolo Bonacchi) vi è la dimostrazione che la Lega, se non mente, quanto di meno non ne sa nulla a riguardo; la Lega, pur “perorando” la causa federalista, giura fedeltà ad ogni governo, ad ogni legislatura, ad uno stato sovrano, ad un centro di potere posto al di sopra dei cittadini. La Lega accetta, da quel partito centralista che è, il sistema partitocratico della democrazia pseudo-rappresentativa.
 
Il Federalismo, quale patto tra i Popoli e lo stato, prepone che ogni elettore riservi a se stesso una quantità di potere e di sovranità superiore a quella che lascia in dote al rappresentante eletto. La “classe dirigente” oggi ci cala dall’alto una tassazione (scusate il gioco di parole) imposta, iniqua, schizofrenica… il Federalismo prevede (qui cito Bonacchi), in quanto patto tra il “Contribuente” e lo stato, che le tasse, le imposte ed i balzelli pagati dai cittadini sovrani non possono essere superiori a quanto ricevono complessivamente dallo stato, dalla regione, dalla provincia e dal comune sotto forma di benefici e servizi e sono controllate direttamente dai cittadini sovrani con i referendum legislativi. La Lega non sa (o si scorda bellamente di sapere) che il Federalismo, quale patto tra i Popoli e lo stato, che ne è garante, considera il Cittadino-Elettore-Contribuente come Sovrano, libero di applicare in tutte le forme possibili la “Sovranità Popolare”, libero da ogni potere centralista e suddivide il potere dello stato fra i suoi organi ai vari livelli istituzionali in relazione alle competenze specifiche loro attribuite. Ad oggi, la Lega ed i suoi alleati, hanno prodotto solo una misera devoluzione del potere tassativo, tagliando fondi agli Enti Locali, il “Federalismo Reale”, ma non è una questione di termini, sostiene che le competenze di ogni organo dello stato a qualsiasi livello siano rigidamente divise e fortemente separate.
 
Il pensiero federalista, da sempre mette “chiavi in mano” all’Individuo ed alla Comunità Locale, quali responsabili, la “sovranità” del Territorio Locale e dello stato; la base di questo pensiero altro non è (non potrebbe essere altrimenti) che “la Teoria dello stato contrattuale”, in quanto “contratto politico” è sinonimo di federazione, un contratto bilaterale e commutativo, anziché aleatorio, come quello proposto dalla democrazia rappresentativa e centralistica. Il pensiero federalista ritiene che i Referendum, deliberativi o legislativi che siano, tanto a livello locale che nazionale, possibilmente senza quorum, siano il cardine della Democrazia.

Per chi, come me, è un sincero federalista, questo status può nascere solo spontaneamente dal basso, dalle persone “associate” in Comunità e stato, il tanto mercificato “federalismo fiscale”, in una nazione già costituita e che non intende modificare la propria struttura istituzionale, altro non è che la concretizzazione della sussidiarietà come principio gerarchico fra organi dello stato partendo dal vertice della piramide.

Il nostro contratto, invece, inteso come dominante dell’ordine sociale, significa che le persone responsabili, che partecipano con metodo democratico alle scelte di governo della comunità, devono poter disporre degli strumenti giuridici per garantire a tutti gli associati non solo la “titolarità” della sovranità dello “stato”, ma anche la possibilità di “esercitarla” direttamente per diritto naturale inalienabile, inviolabile ed illimitato. Questo si traduce nella possibilità, per ogni appartenente alla comunità, di poter partecipare direttamente al governo deliberando, abrogando, o modificando a maggioranza le leggi che riguardano tutti oppure legittimando quelle fatte dai loro “rappresentanti”. In questo senso il Federalismo, in quanto idea dello stato contrattuale, è anche un governo popolare in cui la legge, parafrasando Lincoln e come la democrazia presuppone, è cosa “del popolo, dal popolo, per il popolo”. 

E’ ovviamente opinabile che il Federalismo sia la panacea di tutti i mali ma è necessario che ogni cittadino sia opportunamente informato su cosa esso realmente sia.

Commenti all'articolo

  • Di pv21 (---.---.---.115) 1 settembre 2010 19:43

    Il concetto di federalismo va declinato in funzione delle dimensioni e della storia della comunità interessata. Esempi di federalismo dal basso ce ne sono molti, ma sempre su rilevante scala dimensionale. Quello che promette la Lega è semplicemente l’Eldorado padano. Basta non perdere il senso di Parola e Merito ...  

  • Di Giorgio Bargna (---.---.---.188) 1 settembre 2010 20:59
    Giorgio Bargna

    ...chi dovesse seguire un processo federale deve anche sapere che nella separazione (siamo cmq una nazione unitaria al momento) ognuno si porta poi appresso la sua parte di debito pubblico (e penso proprio si calcoli a nr di abitanti) e quindi chi pensa a separarsi per puro guadagno economico mi sa che casca male...la democrazia ha un suo costo...

  • Di (---.---.---.177) 2 settembre 2010 08:45

    Grazie Giorgio.

    Chi vuole comprendere il federalismo, come tu hai ben detto, deve conoscere la differenza fra contratto commutativo e contratto aleatorio.

     Il primo è quello della FEDERAZIONE Svizzera; il secondo è quello dello STATO italiano.

    Il primo offre ai cittadini il minimo rischio e la massima certezza per i contraenti (come quando compro un Kg. di frutta, do il mio denaro ma sono certo di ricevere il Kg. di frutta); il secondo offre il massimo rischio e la minima certezza per i contraenti (come quando facciamo un contratto di assicurazione, do il mio denaro all’assicurazione, ma se non si verifica un incidente non ricevo niente in cambio).

    La scelta dovrebbe essere facile. Da parte mia preferisco il primo tipo di contratto (commutativo), Da parte della maggioranza del popolo italiano si preferisce il secondo (quello aleatorio).

    Come dice il proverbio, "Chi fu causa del suo mal, pianga se stesso".

    Il problema è che nessun partito ha interesse a spiegarlo in questi termini agli italiani.

    Paolo Bonacchi

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