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Intervista al costituzionalista prof. Alberto Russo

Dopo la Tavola Rotonda sul tema “Voto di preferenza, liste bloccate … o che altro?”, recentemente tenutasi presso l’Aula Magna della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Messina, abbiamo voluto fare un approfondimento sul tema trattato con il prof. Alberto Russo, docente di Diritto Costituzionale Comparato dell’Ateneo Peloritano.

D1. – Egregio professore, Le chiedo di tirare le somme della recente Tavola Rotonda sul tema “Voto di preferenza, liste bloccate …o che altro ?”. Sembra acclarato che l’attuale normativa, correntemente denominata porcellum, sia in più punti in contrasto con la Carta Costituzionale. Quali iniziative, di legge o di regolamento, ritiene opportune per evitare, sempre e comunque, l’applicazione di leggi elettorali non conformi alla Costituzione?
 
R1. – Per impedire l’applicazione di una legge elettorale in contrasto con la Costituzione la strada maestra è quella di investire della questione di costituzionalità la Corte Costituzionale…Tutto facile dunque? Per niente! La questione di legittimità costituzionale, infatti, non può essere sollevata direttamente dall’interessato, ma soltanto da un giudice nel corso di un giudizio: ma per ciò che riguarda le leggi elettorali delle Camere, gli eventuali ricorsi non vanno presentati alla magistratura, ma, secondo il principio di cui all’art. 66 della Costituzione, volto a tutelare l’autonomia del Parlamento, alle Camere stesse; svolgendo queste ultime, nella fattispecie, la funzione di giudice, sono esse, ed esse soltanto, che possono sottoporre alla Corte la questione di legittimità costituzionale contro disposizioni della legge elettorale. Così stando le cose, è realisticamente pensabile che la Camera, o il Senato, decidano di impugnare di fronte alla Corte Costituzionale una delle “loro” leggi, perché la Corte stessa abbia modo di disfare, in nome della Costituzione, ciò che il Parlamento ha fatto?
Si consideri, inoltre, che il candidato alle elezioni politiche che fa un ricorso, indirizzandolo, com’è tenuto a fare, all’assemblea parlamentare della quale spera di entrare a far parte, non soltanto non può realisticamente sperare di coinvolgere la Corte Costituzionale, ma si trova come componente del collegio giudicante (costituito da tutti i componenti dell’assemblea) anche la controparte, vale a dire il parlamentare che gli dovrebbe cedere il seggio se il ricorso fosse accolto! Un evidente conflitto di interessi, “benedetto” e legittimato dalla nostra Costituzione: e poi si parla del principio di terzietà (vale a dire di equidistanza fra le parti) del giudice! Nemo iudex in re propria, dicevano i romani venticinque secoli fa…a volte mi domando: “ma esiste veramente il progresso?” Lei che ne dice?

D2 – Restiamo nell’ambito di normative elettorali che non destano preoccupazione dal punto di vista della loro conformità ai principi della Costituzione Repubblicana. La Tavola Rotonda ne ha proposto più di una (il ritorno alla normativa quo ante, il sistema maggioritario a doppio turno, l’istituzionalizzazione di elezioni primarie previste ope legis , etc.). Orbene, queste proposte sono state avanzate da relatori politici in situazione di conflitto di interessi, nel senso che hanno proposto quella che maggiormente “portava acqua” al mulino del loro partito. Come ritiene sia evitabile la situazione di conflitto di interessi dei partiti nel definire la normativa elettorale?

R2 - Esiste soltanto un modo: sottrarre la legge elettorale al potere della partitocrazia riformandola (nei limiti nei quali ciò è possibile) attraverso il referendum elettorale. Voglio ricordare che se non fosse esistita questa possibilità, l’uninominale maggioritario non sarebbe mai stato introdotto in Italia (lo fu, invece, col referendum del 1993).

D3 – Attesa la stretta connessione fra riforme istituzionali e riforme elettorali, evidenziata anche in uno dei Suoi interventi, ritiene che le due cose debbano procedere di pari passo?

R3 - Non è costituzionalmente obbligatorio, ma, senza alcun dubbio, è altamente opportuno: basti ricordare che le leggi elettorali, dal 1993 ad oggi, hanno avuto tutte per obiettivo la realizzazione di una democrazia governante, mentre nella Costituzione continua ad essere presente l’istituto (unico al mondo nei regimi parlamentari!) del bicameralismo perfetto: due Camere con identici poteri, col rischio di paralisi nel caso di maggioranze diverse e confliggenti: rischio, quest’ultimo, reso tutt’altro che teorico dalla differenza (stabilita esplicitamente dalla Costituzione) dei rispettivi elettorati: per la Camera si vota a diciotto anni, per il Senato a venticinque! Confesso di non aver mai capito il senso di questa difforme regolamentazione (lo ripeto: costituzionalmente sancita), né di aver mai incontrato qualcuno in grado di spiegarmela in maniera convincente: di conseguenza, comincio a pensare, con tutto il rispetto per i nostri venerandi Padri Costituenti (che l’hanno stabilita) e per i Parlamenti succedutisi in più di sessant’anni (che non l’hanno mai cancellata) che la previsione di un diverso elettorato fra le due Camere sia contraria al buon senso!

D4 – Guardando sia all’attesa riforma fiscale in senso federale sia all’originaria previsione costituzionale di affidamento della funzione legislativa congiuntamente allo Stato ed alle Regioni, è ipotizzabile che in futuro i partiti italiani, e quindi anche la politica in generale, si organizzino su base regionale?

R4 - E’ certamente possibile ed auspicabile che in futuro i partiti si organizzino su base regionale: in atto, peraltro, va notato che le liste bloccate favoriscono enormemente il centralismo dei vertici romani, che in pratica scelgono sovranamente i parlamentari e, di conseguenza, sono arbitri della loro ricandidatura (col potenziale ricatto che da ciò può derivare). In una situazione come questa, l’unica via per tutelare il federalismo (che a parole tutti dicono di volere) dalla minaccia costituita dal centralismo dei partiti è quello di costituire partiti regionali (come la Lega e l’MPA di Raffaele Lombardo).

D5 - Per finire, una domanda semiseria: si dice che l’imperatore Caligola abbia nominato senatore il proprio cavallo; ritiene che con le liste bloccate ciò sarebbe possibile anche oggi?

R5 - Questa è soltanto una boutade goliardica che, come tale, non può
assolutamente essere presa sul serio…anche se…a pensarci bene… nulla è impossibile per la partitocrazia del porcellum! Che Dio ce la mandi buona!

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