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Inter Juventus 1 a 2: la Vecchia Signora sbanca anche San Siro

Quinta sconfitta in nove partite. Il campionato dei nerazzurri si fa sempre più difficile. La Juve espugna San Siro, consolida il primato in classifica e conferma la propria candidatura per la vittoria finale.

Non so se mi ha fatto più tristezza vedere Milito in panchina per novanta minuti, sopravanzato da Zarate nella scelta iniziale di Ranieri, ma soprattutto lasciato languire anche quando occorreva recuperare il risultato, o il rivivere sensazioni che non provavo più da parecchi anni, un senso di impotenza e di sconfitta conseguente alla fine del campionato dell’Inter già in autunno. Se sono stati buttati nella mischia Castaignos e Alvarez, mentre il Principe è stato ignorato, significa che siamo davvero messi male. Certo, l’ultima prestazione dell’attaccante argentino è stata disastrosa, e comunque in settimana c’è il turno di Champions, però il magone non va via lo stesso. E non tanto perché abbiamo perso contro la Juve, comunque una bella mazzata da un punto di vista psicologico.

Il problema più grave è che i nerazzurri, al momento attuale, non sembrano essere in grado di fare di più. I soldati sono quelli. Obi ci mette impegno e corsa, e niente altro. Però gioca lui e non Stankovic, entrato per gli ultimi 25 minuti senza riuscire a lasciare traccia di sé. Sneijder a mezzo servizio e nervoso fatica a trovare un punto di riferimento in attacco. Zarate e Castaignos due comparse. Tolto lo schema “palla a Maicon” (nella foto), l’unico a salvarsi e non soltanto per il gol del momentaneo pareggio, non rimane nulla. Un possesso palla sterile, evidente nel secondo tempo, quando il forcing dell’Inter non ha quasi creato alcun problema alla retroguardia bianconera. Servirebbe il Milito di due stagioni fa o l’Eto’o dell’anno scorso. Insomma, uno che la butti dentro con una certa regolarità. Servirebbe anche maggiore attenzione nella fase difensiva.

Il vantaggio di Vucinic è nato da un posizionamento errato di Obi e Nagatomo, troppo accentrati, che hanno lasciato a Lichtsteiner una prateria. L’azione che ha portato al gol vittoria di Marchisio è stata di una linearità disarmante, una percussione centrale e un uno-due sul quale nessun nerazzurro è riuscito ad intervenire. E poi la sfortuna. Nessun alibi, ma non ne va bene nessuna. Emblematica la traversa di Pazzini sull’1-1, un attimo prima del 2-1 bianconero.

Mi sono tornati in mente quei fotogrammi al rallentatore di Mai dire gol in cui giocatori arrivati in Italia per fare sfracelli abbandonavano mestamente il campo, nella loro ultima presenza prima di rimpatriare con le pive nel sacco. A testa bassa, come l’Inter attuale. Triste, sfortunata, rassegnata alla fine del ciclo vittorioso, ma incapace di darsi un’identità nuova. Prigioniera del proprio recente passato, in un presente non ancora accettato, né forse compreso appieno.

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