Indignazione: conta solo se seguita dall’azione
Mi auguro di non dover assistere a brogli. Non dimentichiamoci che lo scorso anno fu aperta una indagine sull’elezione di Cota. Si iniziarono a ricontare i voti ma subito si fermarono e Cota è rimasto al suo posto. Tutto è possibile, in un Paese dove la follia fa ormai parte del tessuto nazionale.
Sta di fatto, che da decenni assistiamo comunque ad un processo aberrante. Di Governo in Governo, si è convinta la cittadinanza che la popolazione non può e non deve in alcun modo interagire con le Istituzioni. Subirle si, ma interagire no.
Già da questo si impone una riflessione su come in questa maniera il concetto di Democrazia sia stato del tutto espropriato, lasciandoci tutti eredi di una totale mancanza di sostegno, Dignità ed Equità.
Da noi, grandi Paesi evoluti e sviluppati, con la bocca si dice una cosa e coi fatti se ne fa un’altra. Sempre. E’ il peggior esempio di Regime. Perchè è impalpabile. Ti rendi conto di subirlo solo quando è troppo tardi. E di conseguenza, ti ritrovi impastoiato in una condizione che toglie ogni possibilità di scelta. Terribile.
In varie parti nel mondo ci si indigna. Ma cos’è l’indignazione se non è seguita dall’azione? Il nulla. Perché nulla si ottiene se si continua ad esprimersi con la parola e mai si compiono le azioni che quelle parole hanno fatto intuire. E’ l’eredità che tutti subiamo. Lo specchio di un Paese che deve fare i conti con personaggi che parlano e non concludono. In breve, siamo divenuti un pò tutti come loro. Parliamo e non facciamo.
Ecco perché è importante tornare a partecipare. E’ importante riappropriarsi degli strumenti che ancora abbiamo in mano per esprimere il nostro pensiero e la nostra volontà. Perché solo inquesto modo potremo dire poi a noi stessi di averci almeno provato. Per poter dire di aver fatto e non solo sperato.
Non so cosa accadrà. Né ai ballottaggi, né nella mente degli Italiani.
Attendo. Sperando che qualcosa cambi. Nella mente e nel cuore. Di tutti.
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