Inchiesta sull’UDEUR di Mastella, demolito il partito: 65 indagati e 25 misure cautelari
Se lo aspettavano di certo i coniugi Mastella, ma stavolta la mazzata da parte della magistratura è stata forte. Gli avvisi di garanzia sono ben 65 e 25 le persone sottoposte a misure cautelari. L’accusa è chiara: funzioni pubbliche per fini privati. E l’ombra inquietante di collisioni con la camorra.
E’ triste Sandra Lonardo, consorte di quel vecchio marpione di Clemente Mastella, ora europarlamentare. Lo dichiara lei stessa in una lettera commovente inviata a numerose testate giornalistiche. Di buon’ora infatti, come nelle migliori fiction poliziesche, si sono presentati cinque carabinieri in borghese al cancello della villa di Ceppaloni a Benevento, i quali le hanno consegnato il divieto di dimora in Campania e in altre sei province (Frosinone, Latina, Isernia, Foggia, Campobasso e Potenza). Risulta coinvolta nell’ultimo scandalo che ha colpito il partito a guida familiare dell’UDEUR: sono 63 le persone che hanno ricevuto avvisi di garanzia, di cui 25 sottoposte a misure cautelari in quanto, come dichiarano gli investigatori nel comunicato stampa redatto dalla Procura di Napoli: "i soggetti, nonostante il procedimento in corso, continuavano ad operare con i soli metodi illeciti". Quali sono questi metodi è presto detto.
Cominciamo col dire che risultano indagati l’ex direttore dell’ARPAC Luciano Capobianco, il coordinatore campano al commissariato per l’emergenza terremoto Arturo Fantini, oltre a funzionari, dirigenti dell’ARPAC e imprenditori. Coinvolti il consuocero di Mastella, Carlo Camilleri, e il consigliere regioanle dell’UDEUR Campania, Nicola Ferraro. Clemente Mastella, invece, ha ricevuto un avviso di conclusione delle indagini preliminari che gli verrà notificato quando ritornerà da Strasburgo in Italia.
Il periodo è quello compreso tra il 2005 e il 2008, ovvero l’epoca dell’ultimo governo Prodi, quando al ministero di Grazia e Giustizia siede un esuberante Mastella e sua moglie Sandra Lonardo viene nominata Presidente del Consiglio Regionale della Campania. L’inchiesta è portata avanti dalla Procura di Napoli e dalla Direzione distrettuale antimafia. Le accuse contestate sono: associazione a delinquere finalizzata alla truffa ai danni della Regione Campania, del Comune di Napoli e dell’ARPAC (l’ente regionale a tutela dell’ambiente); abuso d’ufficio, turbativa d’asta, finanziamento illecito al partito e concussione.
Gli inquirenti avrebbero posto fine ad un sodalizio criminoso che gestiva le nomine, gli appalti, le sostituzioni dei vertici amministrativi locali e le assunzioni che venivano svolti avvantaggiando amici e compagni di partito.
Il primo filone investigativo si è sviluppato intorno alla gestione dell’ARPAC, controllata illecitamente dai vertici della struttura di partito a cui apparteneva il Direttore Generale di suddetto ente. All’interno del personal computer della segretaria del DG è stato trovato un file contenente i nominativi di 665 soggetti beneficiari di consulenze, incarichi e assunzioni. Al fianco di tali nominativi vi era anche il nome dell’esponente politico che li promuoveva. Alcuni di questi sono: Luigi Nocera (100), ex assessore regionale Udeur; (43) Tommaso Barbato; (36) Fantini; (35) Giuditta; (26) C.Mastella; (17) Enrico; (12) S.Mastella; (2) Antonio Bassolino; (2) Ciriaco De Mita; (1) Pecoraro Scanio, (1) Sales.
Al di là della (ahinoi) semplice raccomandazione, è appurato che i promotori violavano leggi e regolamenti per far sì che i loro segnalati venissero inseriti nei quadri amministrativi di svariati enti regionali.
Nei confronti di uno degli indagati inoltre è stato contestato il pagamento di una parcella da 1 milione e 300 mila euro da parte dell’Asl di Benevento per una consulenza definita dalla Procura "non chiara", anche perchè agli atti non è presente la documentazione ma solo il pagamento delle parcelle.
Non solo politici e funzionari pubblici, ma anche diversi imprenditori sono stati indagati. Uno di questi aveva ricevuto l’appalto per la pre-selezione del personale pur essendo inserito all’interno dei vertici provinciali del partito. Altri erano congiunti dell’imprenditore che aveva costruito l’abitazione privata dei vertici del sodalizio, e per questi si era avviata una rapida e fortunata carriera imprenditoriale che riguardava anche i rapporti con l’ARPAC tramite l’affidamento illecito di svariati appalti. Altri ancora avevano perfino acquistato da uno dei dirigenti del partito una quota di una villa in Sardegna sottoposta a sequestro dalla Corte dei Conti.
Gli investigatori segnalano inoltre un tentativo di truffa ai danni del Comune di Napoli in una pretestuosa gara pubblica riguardo l’acquisto della nuova sede napoletana dell’ARPAC, che ammontava a 20 milioni di euro. Gli indagati avevano consegnato una falsa documentazione al Comune di Napoli sul terreno della nuova sede, da bonificare peraltro, e di cui erano proprietari una serie di imprenditori amici del sodalizio, al fine di non pagare gli oneri derivanti dalla costruzione. Fortunatamente nuove verifiche da parte di alcuni funzionari della Regione Campania sono riusciti a sventare la conclusione dell’affare.
Risultano inoltre pilotati diversi appalti alla sede dell’ARPAC di Benevento e la gara per l’installazione di sistemi automatici di rilevamento delle infrazioni stradali. In quest’ultimo caso si agiva così: i vertici dell’organizzazione sponsorizzavano la nomina del nuovo comandante della Polizia Municipale di Benevento, il quale autorizzava l’installamento di questi meccanismi. Successivamente si affidava l’appalto ad una ditta casertana i cui intestatari appartenevano al medesimo sodalizio criminoso. Tuttavia la Giunta comunale non autorizzò l’operato del Comandante.
Coloro che non accettavano le imposizioni del sodalizio, venivano sottoposti ad una serie di intimidazioni e boicottaggi. E’ il caso di Pubblici Ufficiali e del Direttore Generale dell’Ospedale Civile Sant’Anna e San Sebastiano di Caserta. Quest’ultimo in particolare venne pressato da consiglieri e assessori di partito che, con una interrogazione del Consiglio Regionale, contestavano il suo operato. In altri casi si procedeva a compiere una serie di intimidazioni trasversali, come nel caso di un ex sindaco di Morcone o di funzionari dell’Asl di Benevento, al fine di costringere le vittime ad abbandonare i propri incarichi, come avvenuto in più di un caso.
Ultimo filone investigativo da approfondire sono i presunti contatti fra l’UDEUR e la camorra casertana. Risulta infatti uno scambio di consenso elettorale e favori nel comune di Marcianise (nel 2005 si registrarono nell’area 12.000 preferenze). Sembra poi che un familiare di un esponente del vertice del partito abbia ottenuto come "regalo" una fiammante Porsche Cayenna dal titolare di un autosalone locale attualmente detenuto in carcere per 416 bis (associazione mafiosa). Infatti non risulta agli atti il pagamento della vettura.
Oh bè, se questi erano i valori cristiani propugnati dai coniugi Mastella, tanto di cappello!
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