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(In)ter(per)culturando: la coperta silenziosa di Matteo B.Bianchi

Matteo B.Bianchi viene definito su wikipedia ‘uno scrittore italiano contemporaneo’ (link in fondo – n.d.r.) ma chi lo conosce o lo ha seguito (recentemente e non) sa che c’è molto di più dietro alle facciate da etichette.
 
Matteo B.Bianchi scrive, ma si dedica anche alle scritture altrui, approda in televisione come redattore poi autore di trasmissioni televisive.
 
Matteo B.Bianchi si rende presente nel web, gradualmente. ‘tina, la fanzine fondata e tenacemente portata avanti dal 1996 diventa poi webzine con gli scritti di autori differenti, alcuni dei quali sono attualmente scrittori professionisti, altri sconosciuti le cui storie, penne e lingue hanno attirato l’attenzione di Bianchi (link a ‘tina in fondo – n.d.r.). Poi un blog (dal 2005) e il sito web.
Difficilmente però Bianchi si è reso partecipe di discussioni, ‘rumors’ come si dice ormai abitualmente. Difficilmente il nome di Matteo B.Bianchi è stato associato a polemiche da salotti cultural-letteral-editoriali.
Almeno, fino al 18 maggio 2010.
Il post pubblicato da Bianchi col titolo ‘La coperta (corta) di Linus’ (link al testo integrale in fondo – n.d.r.) è stato ripreso in diversi spazi web legati alle scritture, l’editoria, i libri e in generale il mondo letteral-editoriale italiano (Il Primo amore e Vibrisse, per citarne due).
 
Scrive Bianchi:
“Come forse qualcuno avrà notato, nel numero attualmente in edicola di "Linus" non sono presenti le mie consuete rubriche, le recensioni letterarie di "Shorts" e i racconti dei giovani scrittori selezionati nel "Laboratorio Esordienti". Purtroppo non si tratta di una casualità: non usciranno mai più. Dal momento che non so come altro spiegarlo, dirò le cose come stanno: l’editore mi ha fatto sapere che non mi è più consentito scrivere per la rivista perché a settembre pubblicherò il mio prossimo romanzo con una nuova casa editrice. Ha dunque cancellato una collaborazione che durava da oltre dieci anni…”.
 
Bianchi sente l’esigenza di spiegare la sparizione di rubriche note ai lettori di Linus che, di fatto, fornivano suggerimenti di lettura tra pubblicazioni ed esordienti. Non si tratta semplicemente di salutare il ‘proprio pubblico’, piuttosto tracciare il bilancio di anni di lavoro in cui Bianchi non si è occupato di sé (non solo, intendo) ma ha letto, analizzato, scommesso su autori, voci anche sconosciute, lingue e storie. Si tratta di far sapere che qualcosa presente fino al mese precedente ora non c’è più, e non c’è per precise volontà che nulla hanno a che fare con gli intenti dell’autore delle rubriche, men che meno con l’eventuale qualità o quantità di materiale potenzialmente pubblicabile.
 
Non conosco personalmente Bianchi, non intendo entrare nel merito di chiacchiere da salotti (se poi davvero di questo si tratta) ma trovo importante riportare la dichiarazione di Bianchi con un occhio e un orecchio ai ‘rumors’ che attorno si sono mossi nel web, ‘rumors’ anche da parte di quegli autori che negli anni sono stati pubblicati e, indipendentemente da cosa fanno o sono ora, riconoscono il lavoro, l’impegno e la passione di un artista poliedrico ma mai avaro negli ascolti, piacenti o meno, mai chiuso in un proprio micro mondo di invenzioni e opportunità.
 
E ci sono diversi ‘umori’ a serpeggiare nella virtualità (sarebbe altrettanto importante rendersi conto di quanto poi questi ‘umori’ si rintracciano nel reale, vis-a-vis, quanto davvero tutto questo è spontaneo).
C’è indignazione (e solidarietà) nei commenti al post stesso di Bianchi.
C’è rabbia e disgusto, ad esempio tra le parole di Giorgio Fontana che Bianchi pubblicò (link al post in fondo – n.d.r.)
C’è l’annunciazione dell’ennesimo ‘colpo alla letteratura’.
 
Bianchi, sempre nel post già citato, usa termini precisi, forti e pregni di significati:
 
“a qualità del mio lavoro, la fiducia del direttore e i risultati ottenuti dall’esperienza del laboratorio (i tanti esordienti che poi hanno pubblicato i loro romanzi) apparentemente non hanno avuto alcun peso in questa decisione, che rispecchia più un comportamento di dispotismo politico che di criterio editoriale.”
 
Dispotismo politico.
Criterio editoriale.
 
Quanto la politica sia effettivamente ‘dentro’ l’editoria non è cosa riscontrabile facilmente, io credo. Nella misura in cui le implicazioni possono dipendere da fattori diversi e mutevoli.
Allo stesso modo quanto l’editoria sia ‘dentro’ la letteratura è cosa faticosamente riconoscibile sebbene i segnali, le apparenze quanto le sostanze possono essere studiate tentando eventuali comprensioni.
 
Forse il punto non è mai stato il lavoro di Bianchi, quanto meno, non per quanto riguarda la scelta di pubblicare o meno le rubriche.
Forse è sempre stata solo e semplicemente una questione di opportunità editoriale, ‘personaggite da scuderia’ nonché dare/avere nudo e crudo tra le vendite della rivista e i costi in termini di pubblicazioni (anche di sconosciuti esordienti) e il rischio d’impresa.
 
Ho cercato di contattare la redazione di Linus, chiedendo espressamente se intendevano rilasciare dichiarazioni, ma non ho ricevuto risposte quando invece avrei voluto ascoltare l’altra faccia della medaglia, senza che questo costituisca ‘presa di posizione’ o definizione di una qualche giustizia sommaria individuando i ‘Buoni’ e i ‘Cattivi’.
 
Che le case editrici non sia associazioni no profit i cui lavoratori dedicano la vita al ‘fuoco della letteratura’, mi sembra evidenza fin troppo banale.
Che le casi editrici debbano fare scelte di mercato perché operano nel mercato, è evidenza altrettanto banale.
Che questa, nello specifico, non è una scelta di mercato in senso stretto pare considerazione fin troppo facile (o meglio: non lo sembra nei sensi quanto nelle implicazioni pratiche, sebbene è sempre e solo una, la versione che fin ora ho rintracciato nel web).
 
La coperta è corta, ha ragione Bianchi.
Ma è corta nel sistema editoriale che non misura scritture, storie, talenti bensì esclusivamente la commerciabilità, la conversione degli stessi in rientri economici, vendite nude e crude, pubblicità, statistiche e ‘diffusioni di massa’.
La coperta è corta spesso, ed è un’evidenza che la realtà italiana culla in sé continuamente (senza per questo negare eccezioni).
La coperta è corta nel momento stesso in cui si può essere cancellati da un mese all’altro per aver scelto di lavorare per altre imprese concorrenti, cosa che accade regolarmente in molti settori e mestieri dove ugualmente possono essere richiesti ‘talenti’ o ‘capacità creative’.
 
Peccato resti attorno a questa coperta molto, troppo, silenzio.
Peccato che l’indignazioni, la ‘solidarietà’, le considerazioni e i commenti restino parole dall’apparenza statiche in progressiva evaporazione.
Quanto si ricorderà di tutto questo il prossimo mese? O quello dopo ancora?
Quanti alzeranno la testa controbattendo alle dichiarazioni di Bianchi, mostrando un altro modo (ammesso che esista, in Italia e sto evidentemente provocando sapendo che nulla sposta all’immutabilità) di fare editoria, pubblicare e lavorare nelle e sulle storie?
 
Cosa rimane di tutto questo, anni dopo che lo si è vissuto?
Per quanto mi riguarda, i dubbi rimangono tali, il senso di inadeguatezza anche. Solo i ricordi si cristallizzano, acquistando contorni di senso compiuto.
Forse l’unica cosa che posso dire è che ho voluto bene a questi bambini e loro ne hanno voluto a me. Quando avevo iniziato il mio servizio non avevo preventivato degli affetti e dopo che è terminato sono stati la sola cosa che mi è rimasta.
Ciò che sento veramente è che il mio anno di servizio è stato una parentesi di tempo che ha coinciso con un tratto delle vite di questi bambini. La nostra esistenza è fatta di parentesi: persone legate a luoghi o circostanze che a volte conserviamo per sempre e che altre volte spariscono nel nulla.
[Fermati tanto così, di Matteo B.Bianchi, Baldini Castoldi Dalai, 2002, capitolo (dopo)]
 
 
Link
Matteo B.Bianchi su wikipedia.
Il sito di Matteo B.Bianchi.
Il blog di Matteo B.Bianchi.
‘tina, webzine.
La coperta (corta) di Linus dal blog di Matteo B.Bianchi.
Abusi di potere di Giorgio Fontana.
Il sito di Linus.

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