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(In)ter(per)culturando: Francesco Forlani e ‘il romanzo on Facebook’

Per ordinare da bere si chiama il cameriere da un telefono aggrappato al muro. Un apparecchio degli anni cinquanta, terribilmente nero. Les étages, è un bar che è fatto di piani. Al primo c'è una giovane coppia. L'ho scorta salendo le scale. Al secondo c'è un'intera classe di liceo, in libera uscita, annegati nella musica che pervade il tutto. Al terzo ci sono io. Mi guardo intorno perché intorno ci sono un sacco di cose da vedere: sembra un marché aux puces della Porte de Clignancourt, vecchie poltrone in pelle sfibrate, improbabili abat-jour e una culla. Una culla dei primi del '900 che qualcosa vorrà pur dire. Guy è davanti a me. Non l'ho visto arrivare ma i muri sono i suoi così mi pare normale che ci passi attraverso senza fare rumore né chiedere il permesso. Il terzo piano poi è di libero accesso solo a quelli della famiglia. La mia famiglia è questa anche in nome dell'altra distante più di mille chilometri e lunga quanto il train bleu che in una giornata di Giugno mi ha portato via. 
- Allora il tuo rendez vous non si è ancora visto? 
- Manca ancora un quarto d'ora all'appuntamento, mi sono preso un po' d'anticipo, non mi capita spesso. Succede ogni volta che c'è in ballo qualcosa d'importante. 
Anzi Guy siediti un attimo e dimmi che ne pensi. Questa è la plaquette della rivista, piccolo formato, e il titolo è la Bête étrangère… 
- Bel titolo, sei tu che lo hai trovato?
- No, Ioanna, l'ha trovato e mi è piaciuto da subito. Visto che siamo creature temporanee, c'è scritto così sul permesso di soggiorno, quale migliore risposta alla
enfasi letteraria della Belle étrangère, sai la collana di Gallimard dedicata alle letterature straniere.
- Pas Bête! 
Guy è ebreo, parla dodici lingue, il suo italiano è perfetto e così spesso lo presento agli amici dicendo: bene lui è Guido. Les étages, era un albergo ad ore, nel cuore del Marais, comprato e ristrutturato qualche minuto prima della rinascita del quartiere
”.
 
 
Inizia così ‘Chiunque cerca chiunque’ un romanzo scritto da Francesco Forlani e attualmente reperibile on line. L’iniziativa è in corso su Facebook dove l’autore pubblica periodicamente capitoli nuovi, ma è possibile rintracciarne due anche su Nazione Indiana (l’11 giugno il terzo capitolo e il 27 giugno il quinto).
 
Sostanzialmente si tratta di una pubblicazione interamente gestita attraverso un evento pubblico sul popolare social network, chiunque voglia seguirla potrà iscriversi come nelle ormai usuali prassi facebookiane.
 
Non ci sono grandi ‘chiacchiere’ a presentare questo romanzo, Forlani lo propone senza troppi giri di parole, lo rende disponibile azzerando ogni possibile costo (salvo l’evidente connessione alla rete e l’iscrizione peraltro gratuita al social network). Una scelta non del tutto nuova, il web ha già favorito divulgazioni in ambito letterario e culturale, eppure non è ancora così comune in Italia una scelta di questo tipo che va a mescolare l'approccio 'a puntate' di talune riviste cartacee (approccio molto popolare negli anni ottanta e novanta specie per taluna narrativa di genere dal target 'più femminile') con le potenzialità della rete e dello strumento poliforme che è uno dei social network più popolari
 
Rivolgo a Forlani alcune domande.
 
 
1.
Iniziamo con una doverosa contestualizzazione: Francesco Forlani non è un esordiente, opera tra editoria e arte da un tempo ragionevole per potersi considerare parte di questo mondo variegato e multiforme in diverse declinazioni e sfaccettature. Facebook non è però considerato uno strumento editoriale in senso stretto pur avendo in parte cambiato le modalità di contatto e diffusione. Perché questa scelta?
 
"Perché nel mio quasi trentennale bilancio letterario sono arrivato alla conclusione che un destino artistico si giochi tra due campi: quello della carriera o della vocazione. Un progetto totalmente incentrato sulla vocazione non si arresta di fronte ai silenzi, agli scacchi, alle incomprensioni, perfino ai successi che un’opera, un’installazione, un’azione artistica potranno provocare. Quando sei nella vocazione non godi certamente dei privilegi della carriera, essere nel giro, avere un’agente, essere richiesto da un editore e via dicendo, però non devi nessun conto a nessuno. La creazione letteraria o più generalmente artistica è una necessità. Senti che quella storia è necessario raccontarla come che a raccontarla sia tu, e nessun altro. Facebook, e più generalmente i social network sono come gli atelier portes ouvertes; dispositivi creativi, meccanismi di produzione, attrezzi, palette, sono sotto gli occhi di tutti. Il processo partecipa della conclusione".
 
 
2.
L’iniziativa prevede la pubblicazione periodica dell’intero romanzo ‘Chiunque cerca chiunque’, pubblicazione che terminerà stando alle previsioni a settembre. Perché hai fatto questa scelta che, in un qualche modo, rivela l’intero contenuto della storia?
 
"Il work in progress permette di condividere con i lettori-autori dei percorsi, delle possibilità che non possono che accrescere il valore dell’opera. È una dimensione libertina se vogliamo del rapporto fra autore e lettore, lo scardinamento di ogni tipo di monogamia com’è il caso in letteratura fra editor e autore".
 
 
3.
Facebook è considerato uno strumento dalle diverse potenzialità e che permette anche diverse forme d’interazione. ‘Chiunque cerca chiunque’ pur essendo diffuso, quanto meno in questa prima fase, su Facebook, resta un romanzo in senso ‘tradizionale’, o sono previste modalità d’interazione con chi legge volta per volta i capitoli?
 
"Come provocazione avevo lanciato un’idea del genere. A una lettrice che chiedeva come fare per partecipare avevo risposto: si può partecipare scegliendo dei personaggi, facendo osservazioni tipo, " a me piace assai Massimo, o Thérèse, vorrei saperne di più, oppure a me piacerebbe che si trovassero a cena e mangiassero tutte cose preparate da me e dunque consigliando un menù o di mettere una canzone in una scena, fare una dedica come alla radio... oppure semplicemente, leggendo. c'est tout effeffe
 
Era una boutade, naturalmente, però poi mi sono detto: perché no? In fondo anche i romanzi d’appendice, ovvero i grandi romanzi venivano pubblicati a puntate prima ancora di essere conclusi, spesso in tempo reale. Magari non proprio gratis però anche pagati peggio che gratis."
 
 
4.
In che modo pensi che si possa conciliare quest’iniziativa con un’eventuale pubblicazione futura di tipo cartaceo? Ritieni che pubblicare on line (in questo caso l’intero manoscritto, in altri contesti si rintracciano racconti o stralci di storie) sia pregiudizievole rispetto all’eventuale interesse di un editore tradizionale in Italia?
 
"Se l’editore ha le palle, non credo, anzi. E di editori con le palle ce ne sono in Italia a decine, centinaia, che non si conoscono. A me piacerebbe incontrarne un paio, per esempio".
 
_______________
 
Già dal primo capitolo s’avverte nella narrazione un certo ritmo, un cipiglio tra sensorialità e abbozzi: “cavolo quelli lì scopano! ci guardiamo stupiti e ci viene da ridere poi scendiamo il resto delle scale di corsa perché in fondo Parigi è anche questo. La culla e la colla che smozzica con gli acidi i volti”.
 
È un continuo andirivieni di personaggi, scene, voci, inquadrature, pensieri. Ci sono cantanti, scrittori, luoghi, numeri. In un qualche modo ogni capitolo è un pezzetto da collegare al resto, dove e in che maniera dipende molto anche dal lettore, dalla capacità di percepire connessioni, sguardi, intrecci, corpi. E ci sono, non possono proprio sfuggire nemmeno a una lettura virtuale frettolosa, continui rimandi a contesti, sapori, circostanze e situazioni nitide, precise.
 
“Il marché des enfants rouges è in Rue de Bretagne. Con Patrick ed Esteban abbiamo appuntamento proprio lì, che poi si va da Simon, chez Omar. La Rue de Bretagne è una prima fila lunghissima che guarda davanti a sé quello che succede sull'altra parte della strada. e per quanto non succeda mai nulla, si rimane per delle ore, seduto a sorseggiare una chiara, convinti che qualcosa prima o poi capiterà. Ti arriva l'eco dei Grands Boulevards e l'alchemica sorte dei tessuti di Sentier. Esteban insegna spagnolo nella stessa scuola in cui io e Massimo diamo corsi d' italiano. L'altra sera ho ascoltato la sua intervista registrata a Erich Priebke. Dopo la guerra insieme ad altri nazisti s'era rifugiato nella sua città d'origine, Bariloche, una sorta di Sud Tirolo del continente americano, e così ho ascoltato la voce di un nazista che non è una voce di nazista, ma di un vecchio nazista e allora non riesci a fare la differenza fra la voce di un vecchio nazista e un vecchio proprietario di appartamento come il nostro di Rue Vieille du Temple. Esteban ha una sorella che quando ci vediamo mi canta sempre "scalinatella" poi gioca bene a pallone e infatti quando è estate che si va tutti, quelli della Bête étrangère,a giocare sulla Marne, lui segna sempre, ola!, tra le Guinguettes con i loro tavoli e le tovaglie di carta a quadri lungo il fiume. Esteban abita in Rue de la Roquette, undicesimo arrondissement, Patrick Chevaleyre, alla rue de Recollets, Gare de l'Est, decimo arrondissement, la stazione è indicata sul Monopoli. Da Omar ci aspetta Simon che ha un gessato e una cravatta rosa. Ordiniamo un cous cous sahariano e da bere, tanto, da subito, troppo subito dopo. Simon ci darà per la rivista un suo reportage scritto a bordo della sua Jeep dove aveva vissuto per qualche giorno di abbandono del tetto coniugale”.
(Estratto dal settimo capitolo)
 
La lingua di Forlani cerca l’immediatezza, il narratore trascina il lettore tra volti, carni, umidità, territori, gesti e sguardi lontani. Ed è un trascinamento lento e veloce, in un ritmo sostenuto ma controllato, per certi versi contaminato (nei riferimenti, gli strati, le arti) ma ugualmente tenuto su un piano stabile di freschezza e lucidità. Tutto scorre con l’intenzione di colpire gradualmente tra significati, percezioni e ragionamenti. Non si tratta di una scrittura articolata, tutt’altro. Le ‘articolazioni’ stanno altrove, tra le pieghe di storie che entrano ed escono dal sipario senza fretta, ognuno col proprio ritmo e approfondimento.
 
Si sente l’intento di proporre personaggi verosimili inseriti in contesti realistici, quelli della contemporaneità tra disagi, difficoltà economiche, assenze di riconoscimenti specialmente in ambito artistico (in ogni possibile declinazione) quanto nelle relazioni sempre più flessibili e nei transiti dei corpi tra luoghi differenti, alla ricerca di qualcosa che – forse – non ha ancora un nome, non lo si può chiamare ma lo si sta cercando, ci si muove per non rimanere bloccati, per non finire chiusi da qualche parte dimenticando che c’è ancora – sempre – qualcuno da cercare.
 
Per campare faccio corsi d'italiano. L'altra cosa che potrei fare è il cameriere. Un cameriere guadagna il doppio, però vuoi mettere, una cosa è dire faccio il professore, per campare, e un'altra servo ai tavoli e mi faccio mandare affanculo dai colleghi e dal padrone. Per campare faccio il professore d'italiano nelle società francesi, formation continue, ed è un culo mica da ridere che sia continuo perché altrimenti come cazzo farei a campare. La mattina vado a Mantes la Jolie, nelle Yvelines, dipartimento 78, che sul Monopoli francese lo trovi agli angoli, c'è scritto Prison. La bella amante, dico a Massimo quando torno, perché quando vado, alle sei di mattina, che è notte fonda fino alla fermata Hotel de Ville, con Notre Dame che sovrasta la Senna in lontananza, lui dorme. Massimo per campare fa il coordinatore nella scuola di lingue dove ci siamo conosciuti e c'era pure Esteban,e nel tempo che gli rimane si può dedicare al concorso per ricercatore. Mantes la Jolie è una delle più toste Banlieues di Francia. Le quartier des écrivains, ci fu un periodo in cui la gente si sparava a bruciapelo da balcone a balcone. Dalla Rue Camus stamattina è partita una raffica dal balcone di un pensionato contro i zonards che vendevano hascisc davanti al portone di casa, dicevano alla radio. La racaille, così dice il ministro, la chiavica umana, abita a Mantes la Jolie, cioè non proprio a Mantes ma in Val Fourré. La mattina sono alle Ciments Français appena comprata da Italcementi, Uno dei direttori mi ha raccontato che non sapevano nemmeno che esistesse quella società e che gli avevano detto, - però non so ti dire sinseramente se si tratta di legianda metropolitana ou c'est la verité, ma paresse che l'ingenieur Pezenti si è presentato al bureau con l'argent in contanti, tu vois? Il pomeriggio faccio corsi nelle case di moda, Ungaro, Kenzo, Marongiu, e così se la mattinata la passo nel buco de culo del mondo, seppure a uno sputo da Giverny, l'atelier giardino in cui Monet coltivava le sue Ninfee, dal dopo pranzo fino a sera sono in Avenue Montaigne con le Ninfee in carne ed ossa. Per campare faccio dei corsi al telefono di venti minuti. Per fare corsi al telefono bisogna avere un telefono. Due sono le possibilità, casa o le cabine telefoniche. Una volta ho fatto un corso a una direttrice di Boutique Kenzo di una bellezza spropositata davanti al supermercato dei fratelli Tong, tredicesimo arrondissement, e quando ho finito fuori avevo una fila di cinesi incazzati neri. Per campare mi faccio un culo della madonna però che soddisfazione! Ottomila duecentocinque franchi, nella prima busta paga, a ventitré anni e mamma che al telefono mi fa - mi raccomando mettine sempre un po' da parte, sticazzi!! Per non parlare dei grandi alberghi. E già, perché facciamo corsi a portieri, cameriere, centraliniste, direttori commerciali e capi sala”.
(Estratto dal capitolo ottavo)
 
Non lo definirei, insomma, un romanzo d’amore non nel significato più banale e commerciale attribuito all’etichetta. Non mi pare che a Forlani interessi assecondare i già ampiamente nutriti immaginari comuni. Non per questo mancano sviluppi affettivi, innamoramenti, disamori, sesso, corpi esposti, riti carnali, legami fragili e instabili e così via. Non mancano ma restano narrati entro un’esposizione cruda, appena un filo di olio e limone a piacere (ogni tanto qualche pizzico di spezie).
 
O ancora quella dell'anno prima. Che si abitava con Massimo da poco e ci si era divisi per la grande soirée. Io a Joiinville a casa di Remie e lui da Kundera. Che c'era anche lei. Lei che un mese prima si era stati tutti in una foresta vicino St Germain. Lei che aveva le sue due creature e si era separata da poco. E che ammiccava scherzava allungando i piedi nudi sull'erba per darmi calci di nascosto all'ora del déjeuner. E aveva dei calzoncini attillati un sorriso ingigantito dalle fossette e una voce gutturale e sensuale. Che mi dice dai andiamo a fare una passeggiata con gli altri. Che dopo manco dieci minuti ci perdiamo gli altri e in una radura da cui però arrivano le ombre di altri camminatori mi bacia la bacio, mi spoglia la spoglio. E mi fa " buffo no?" Si era rasa completamente i peli del pube, così bianco che sembrava una bambola. Ora. sarà stato quello, " c'est fou, on dirait une bambina! " aveva aggiunto mostrandomi la fessa, forse il fatto che fossimo alla mercé di ogni sguardo, o più semplicemente perché era la prima volta ma l'erezione fu una vera Pompei e per il resto della serata, insieme al ricordo delle fronde degli alberi che mi sovrastavano, tra cui si insinuavano insolenti raggi di sole, il tutto mentre lei a cavalcioni su di me tentava di trarne un piacere degno di questa nome, avrei cercato di annegare nell'alcol quella che malgrado ogni scusante era stata una vera défaillance sentimentale. Ed ecco che a Joinville le Pont, a pochi metri dalla Marne in una allegra e festosa brigata c'è anche lei, sulle prime fredda e distante e poco dopo in grazia di concessione di una seconda chance. Me l'ha sussurrato in un orecchio durante un ballo. E già mi domina il suo profumo, il sudore, la lingua e il resto fino a che non mi chiama Remie per passarmi la telefonata di Massimo. 
- Che c'è Massimo? 
- Sono in un gran casino 
- Dimmi
(Estratto dal decimo capitolo)
 
 
In ogni caso, il romanzo è ancora in corso, in attesa di essere 'scoperto'.
 
 
 
________________
Francesco Forlani, nato a Caserta nel 1967, a sette mesi, vive tra Parigi e Torino. Ha collaborato e collabora a riviste come Baldus (Milano), Atelier du Roman (Parigi), News from the Republic of letters (Boston), Reportage, Alfabeta2; è stato direttore artistico, dal 1995 al 2000, del magazine Paso Doble (Parigi); attualmente dirige la rivista letteraria Sud. Ha pubblicato diversi libri, in francese e in italiano: Autoreverse, Edizioni Ancora del mediterraneo. Métromorphoses, Ed. Nicolas Philippe, 2002; le chat noir, Manhattan Experiment, Il manifesto del comunista dandy, Blu di Prussia, con le Edizioni La Camera Verde di Roma. Direttore editoriale per le edizioni Sottovoce si occupa del progetto Voices. Traduttore dal francese, Microfictions di Regis Jauffret, sottovoce 2011, L’insegnamento dell’ignoranza, di Jean-Claude Michèa, Edizioni Metauro, 2005. Presente in Rete come redattore del più importante blog letterario, Nazione Indiana. Poeta, cabarettista e performer, conduttore insieme a Marco Fedele del programma radiofonico, Cocina Clandestina (radio Veronica One) fa parte della nazionale scrittori Osvaldo Soriano Football Club (maglia numero sedici) di cui è uscita nel giugno 2010 l’antologia. Era l’anno dei mondiali, (Rizzoli-Corriere della Sera).
_________________
 
 
Ringrazio Francesco Forlani.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.16) 7 luglio 2011 19:34

    Un commento condivisibile e interessante questo che leggo, e  davvero una bella intervista. Sicuramente Francesco Forlani è uno scrittore che ha sia talento che vocazione...di certo non scrive per fare cassetta o carriera! La sua vena creativa e originale viene dimostrata anche da questa iniziativa, dato che lui è uno che ama le sfide, e quella di scrivere un romanzo a puntate su facebook, che sia pure aperto a commenti di lettori che possono partecipare alla scrittura-stesura, lo trovo geniale e di grande solidarietà e generosità artistica.

    Il ritmo narrativo del romanzo è veloce e dinamico, questa girandola di personaggi che si avvicendano in continuazione trascina i lettori nella storia e nella curiosità; ci sono impennate e salti da vero equilibrista che lo rendono godibile e spiazzante quel tanto necessario per non annoiarsi mai nella lettura. Certamente il suo tipo di scrittura cerca l’immediatezza, che insieme all’ironia e talvolta alla provocazione, garantiscono un risultato d’impatto e di sicuro effetto.

    Monica Martinelli

  • Di (---.---.---.16) 7 luglio 2011 19:36

    Un commento condivisibile e interessante questo che leggo, e  davvero una bella intervista. Sicuramente Francesco Forlani è uno scrittore che ha sia talento che vocazione...di certo non scrive per fare cassetta o carriera! La sua vena creativa e originale viene dimostrata anche da questa iniziativa, dato che lui è uno che ama le sfide, e quella di scrivere un romanzo a puntate su facebook, che sia pure aperto a commenti di lettori che possono partecipare alla scrittura-stesura, lo trovo geniale e di grande solidarietà e generosità artistica. Il ritmo narrativo del romanzo è veloce e dinamico, questa girandola di personaggi che si avvicendano in continuazione trascina i lettori nella storia e nella curiosità; ci sono impennate e salti da vero equilibrista che lo rendono godibile e spiazzante quel tanto necessario per non annoiarsi mai nella lettura. Certamente il suo tipo di scrittura cerca l’immediatezza, che insieme all’ironia e talvolta alla provocazione, garantiscono un risultato d’impatto e di sicuro effetto.  Monica Martinelli

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