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In Grecia il tempo si è fermato e l’informatizzazione della PA è solo un miraggio

 

Mentre pare che la coalizione greca al governo abbia trovato l’accordo per gli 11,5 miliardi di euro di nuovi tagli previsti dalla tabella di marcia fissata dalla Troika, per i quali non risulta essere ancora disponibile dettaglio, e mentre il governo sembra riprendere in mano per l’ennesima volta, in una sorta di eterno ritorno, il dossier privatizzazioni, rimaste finora al palo (coinvolte l’equivalente del Bancoposta greco, lotterie e giochi d’azzardo “di stato”), colpisce il fatto che solo oggi (o meglio, ancora oggi, a tre anni dall’inizio della catastrofe greca), si cerchi di contenere gli abusi amministrativi.

Con una circolare urgente inviata a tutti i fondi previdenziali del Paese, il ministro greco del Lavoro Yiannis Vroutsis ha avviato per la prima volta nella storia della Grecia (sic) un’iniziativa tesa a raccogliere tutte le informazioni circa i pensionati statali al fine di condurre un controllo incrociato dei dati contenuti negli archivi. L’obiettivo dichiarato del ministero – come riferisce l’agenzia ateniese Ana, citata dall’Ansa – è quello di eliminare completamente i pagamenti fraudolenti e falsi dal sistema pensionistico statale entro il primo gennaio 2013 e bloccare le perdite di ulteriori fondi.

Per far ciò, appositi ispettori dovranno scoprire tutte le pensioni illegali, oppure doppie o triple che sommate oltrepassano il tetto fissato dal governo. Inoltre si dovrà accertare che tutte le pensioni siano pagate in maniera legale ai legittimi aventi diritto e che tutte le somme percepite vengano dichiarate all’ufficio delle imposte.

Il fatto che l’iniziativa venga presentata come inedita la dice lunga sull’amnesia che ha colpito un po’ tutti, dal governo greco pro-tempore ai media. Il problema è che pare che la pubblica amministrazione greca lavori ancora con visiera, mezze maniche e calamaio. Non si spiega altrimenti il fatto che questo esercizio di controlli di base, che in condizioni normali viene reso piuttosto agevole dall’informatizzazione della pubblica amministrazione, stia solo oggi affacciandosi all’attualità, rischiando peraltro di venire invalidato dalla prevalenza della componente umana nella procedura di verifica e accertamento.

La vicenda pare suggerire che, oltre al Fiscal compact, forse occorreva mettere nelle costituzioni nazionali l’informatizzazione della pubblica amministrazione. E’ un paradosso, ovviamente, non prendetelo alla lettera. Ma resta altamente indicativo dell’elevato execution risk di operazioni di “riforma strutturale” in paesi in assistenza sovranazionale.

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