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In Bangladesh ormai 800.000 rohingya: "Necessario che aumentino i paesi disponibili a fornire aiuto"

Alla vigilia dell’incontro tra gli alti rappresentanti dei paesi donatori, in programma lunedì 23 ottobre presso la sede delle nazioni Unite di Ginevra, Amnesty International ha dichiarato che è necessario che aumenti il numero dei paesi disponibili a fornire aiuto ai rifugiati rohingya in Bangladesh.

L’organizzazione per i diritti umani ha auspicato che dall’incontro di Ginevra emergano impegni per nuovi stanziamenti, anche dai paesi asiatici, per poter dare assistenza al crescente numero di rifugiati rohingya che hanno cercato riparo nella regione di Cox’s Bazar, in Bangladesh.

Il recente afflusso di quasi 600.000 rohingya ha portato il numero totale della comunità nella regione di Cox’s Bazar a 800.000 persone.

Si tratta di una crisi senza precedenti, che ha bisogno di una risposta immediata e di lungo periodo da parte della comunità internazionale. I rifugiati, fuggiti da una spietata campagna di crimini contro l’umanità portata avanti da un mese dalle forze di sicurezza di Myanmar, sono profondamente traumatizzati e sopravvivono in condizioni di estrema difficoltà, senza la prospettiva di poter tornare a casa in tempi rapidi.

Nell’ultima settimana, una delegazione di Amnesty International ha visitato i sovraffollati campi per rifugiati nell’area di Cox’s Bazar, dove i quasi 600.000 nuovi arrivati sono stipati dentro precarie tende di bambù e teli di plastica, con problemi serissimi di accesso all’assistenza di primo soccorso, ai servizi medici, a spazi sicuri per le donne e all’istruzione dei bambini, che rappresentano più del 61 per cento dei rifugiati.

I rifugiati intervistati da Amnesty International hanno parlato di viaggi strazianti dai loro villaggi, dove erano stati attaccati, ai campi in Bangladesh. Molti hanno riferito di essere stati costretti a pagare somme altissime per raggiungere il Bangladesh in barca. Coloro che non avevano denaro hanno dovuto pagare il passaggio in barca con gioielli o altri beni di valore. Quando finalmente sono arrivati in Bangladesh, alcuni rifugiati hanno dovuto percorrere altri chilometri prima di arrivare ai campi.

Le agenzie umanitarie hanno registrato alti livelli di malnutrizione acuta, in particolare fra i bambini, oltre al rischio di malattie come il colera, per via delle cattive condizioni dell’acqua e dei servizi sanitari.

Se si vorrà garantire il pieno recupero fisico, mentale ed emotivo di questa popolazione, così profondamente traumatizzata, sarà inoltre indubbiamente necessario prevedere forme di assistenza psicosociale, o progetti di sostegno, per fornire aiuto nel breve, medio e lungo periodo.

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