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In Abruzzo si denuncia il clientelismo, ma nessuno dice niente

La cronaca ha registrato una importante testimonianza (sul presunto clientelismo politico) di un ex Direttore Generale di una società a partecipazione pubblica, la Abruzzo Engineering. Il dg, Vittorio Ricciardi, sentito dai magistrati in merito a un mancato versamento Irpef relativo all'anno 2005, ha "chiarito" che effettivamente, nel periodo preso in esame dall'Agenzia delle Entrate, c'era una mancanza di fondi in cassa, essendo stato obbligato dalla Provincia dell'Aquila ad assumere 20 dipendenti della ex società Irti lavori, fallita.

Tutti quegli anni di studi buttati al vento. Tutto quell'applicarsi, quell'essere diligenti, via come niente. Da giovani si gioca spesso a fare il libero pensatore e al bar ci si vanta pure di non credere nell'esistenza di Dio e cose del genere. Più delle volte si tratta di acqua che passa. Quel santo in paradiso, che intercede solo tramite le voci piagnucolose echeggianti nelle sagrestie di partito, se lo si invoca come si deve, fa calare presto la sua mano a protezione dei miserandi. E miserandi poi si rimane, seppure alla catena, ma con i soldi per far campare la famiglia.

Grazie alle strategie politiche messe in atto, l'Abruzzo di oggi, moderno e all'avanguardia, è sfiorato solo marginalmente da quella che in quasi tutto il Paese è rimasta pratica spregevole e consolidata. Un sistema clientelare inossidabile che si accanisce sulle “non scelte” dei giovani.


La dritta, che non vuole essere impartita per diritti acquisiti sul campo, piuttosto da spendere per baratto, vista la scarsità di esperienze vissute, potrebbe essere quella di ricaricarla sul groppone del politico, la zavorra esistenziale della raccomandazione ricevuta per un impiego.

Il santo in paradiso, lo si può tranquillamente restringere in un sofistico ambiente inconsueto per una mente abituata all'inciucio cerebrale finanche con se stessa, rinfacciandogli a brutto muso le proprie azioni: "Che vuoi? Hai fatto male a raccomandarmi!" e via e andare poi con i nomi e cognomi di tutti quelli che si sono adoperati assieme a lui nel mercimonio riprovevole, illegale delle coscienze. E "non convincete altri, rifatevi in cabina elettorale" (Beppe Grillo).

Il presidente della Regione è stato chiaro: “Io amo l'Abruzzo”

 

Foto: Attanasii/Flickr

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