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 Home page > Tribuna Libera > Immigrazione: difendo Beppe Grillo

Immigrazione: difendo Beppe Grillo

Non arriveremo mai ad una valutazione seria del fenomeno immigrazione se non lo faremo nel suo insieme sommando tutti i fattori, e non estrapolandone uno, come quello della cittadinanza italiana automatica di chi nasce in Italia, che appare umanamente giusto anche se crea rifiuti di cui bisogna tener conto.

Anzitutto ricordiamo che il fenomeno immigrazione in Italia è cominciato da più di 30 anni con la benedizione della Chiesa e delle classi dominanti, che avevano bisogno di un esercito di riserva con cui ricattare la classe operaia sindacalizzata e protetta dalle conquiste del ’68, ma soprattutto di disporre di lavoro nero con salari e metodi da schiavisti per lavori saltuari o stagionali.

La recente vicenda di Rosarno ci ricorda quale sia effettivamente il ruolo della immigrazione, che dà profitti ai latifondisti e problemi alle popolazioni residenti. Naturalmente, con la nota doppiezza italica, si è propagandato fino alla nausea che si è stati obbligati a ricorrere alla immigrazione perché gli italiani certi lavori non volevano più farli, brutta menzogna per coprire cinismo e avidità degli imprenditori che hanno aperto le porte all’assunzione di questa gente così laboriosa e sottomessa.

Abbiamo anche dovuto sopportare le lezioncine di economisti della domenica che sostenevano che questa immigrazione era preziosa per la nostra economia, e a vedere i risultati di recessione e quasi bancarotta in cui siamo precipitati la dice lunga sulla capacità di politici e capitalisti di capire come stanno veramente le cose.

Naturalmente i vantaggi, temporanei, del fenomeno immigrazione sono andati agli imprenditori senza scrupoli e tutte le contraddizioni si sono scaricate sui quartieri popolari e sui salariati, con problemi di rigetto che, impropriamente e subdolamente, sono stati etichettati come razzismo. Disagio diffuso che è stato immediatamente strumentalizzato dalle destre con grande fortuna politica.

Ma qui il “razzismo” c’entra come i cavoli a merenda, e neanche le varie religioni. Milioni di persone sono arrivate in poco tempo, creando uno “tsunami” sociale che si è scaricato completamente sui soggetti delle classi subalterne e più recentemente anche sui piccoli imprenditori, con una miriade di piccole e medie imprese in mano ad immigrati di tutte le razze.

E’ un fatto che a Napoli donne napoletane vanno a fare le badanti o le baby sitter di benestanti cinesi, e a Olbia, dove abito io, circa 200 piccoli negozi di olbiesi sono stati chiusi a fronte dell’apertura di due mega-store di imprenditori cinesi, che trattano generi provenienti dalla madrepatria. Se tu parli con la gente comune e non con gli acchiappanuvole intellettuali, ti dicono che si sentono invasi, che così non si può andare avanti e qualcuno comincia a prendersela direttamente con gli immigrati, con furti, aggressioni, danneggiamenti.

Se in certe realtà ti metti a sostenere che i figli degli immigrati hanno diritto naturale di diventare italiani devi temere seriamente per la tua salute. La “complessità” nella quale dobbiamo immergere il nostro pensiero sulla immigrazione e sul “razzismo” deve essere quella della globalizzazione e della crisi finanziaria e capitalistica globale, dove è evidente che il fenomeno migratorio in Italia è un poderoso ostacolo ad una necessaria “decrescita”, e ad una altrettanto urgente uscita dalla globalizzazione e dal debito.

I capitalisti ed i “tecnici”, che hanno sostituito i politici, non fanno altro che parlare di una inesistente e impossibile “crescita”, in quanto è l’unica dinamica socio-economica che capiscono, in cui hanno una fede che assomiglia più al dogmatismo religioso che alla razionalità, che invece indica solo fallimenti, disuguaglianze, inquinamento insostenibile, strapotere bancario, sovrappopolazione, diminuzione drammatica di risorse alimentari e delle falde acquifere, picco del petrolio.

Io chiedo a Grillo di collocare il suo rifiuto alla “liberalizzazione delle nascite” in una strategia politica complessiva che oggi nessun partito contempla, che è quella di sostituire una chimerica “crescita” all’interno delle regole della globalizzazione, FMI, BCE, NATO, con una prospettiva di decrescita che poggi su due assi portanti fondamentali: la autosufficienza energetica (con le rinnovabili) e quella alimentare, che dia risposte occupazionali alle centinaia di migliaia di lavoratori espulsi dal ciclo produttivo capitalista, che ha delocalizzato all’estero migliaia di fabbriche senza nessuna responsabilità verso coloro che hanno perduto il lavoro.

E’ la più lungimirante strategia che si possa avere. Deve essere basata sul piccolo modo di produrre, diffuso sul territorio, che siano al contempo fattorie elettriche ed agricole, con sistemi di collocamento del fotovoltaico su piccoli pali (il che non toglie un solo metro quadro all’agricoltura), in mano a singoli, famiglie, o piccole cooperative, con l’esclusione di grandi gruppi speculativi e mafiosi.

Naturalmente in questa scelta strategica non vi è spazio per la immigrazione e continuare a far entrare stranieri sarebbe da cretini irresponsabili. In alcuni decenni si potrebbe arrivare ad una autosufficienza alimentare ed energetica completa, il che ci metterebbe al riparo da crisi internazionali e da speculazioni sulle derrate alimentari, finanziata dalla abolizione delle spese militari, dal taglio del mantenimento dei partiti politici, dell’editoria, dell’8 per mille alle Chiese, da un rigore fiscale, dal taglio di tutti gli sprechi della cosa pubblica, in testa l’abolizione delle province.

Grillo deve chiedere il consenso su questa visione d’insieme, poiché anche lui è in difficoltà in quanto le proteste non servono se non ci sono proposte alternative possibili e credibili. Decenni di immigrazione non hanno risolto alcun problema nemmeno per i paesi degli emigranti, paesi che sono aumentati di numero, irresponsabilmente, senza porsi mai il problema della sostenibilità e di un corretto rapporto tra numero di abitanti e risorse del territorio.

L’Italia potrebbe vivere benissimo con trenta milioni di abitanti (come all’inizio del 900), autosufficiente nei settori fondamenti della energia e della agricoltura, decrescendo gradualmente fino ad avere spazio e risorse per tutti, tendenza che si era manifestata spontaneamente nella popolazione italiana, prima dello “tsunami” immigratorio.

Nemici giurati di questa prospettiva preti e capitalisti.

I commenti più votati

  • Di (---.---.---.81) 26 gennaio 2012 17:11

    cosa c’è di cosi assurdo in un italiana che fa la badante per una straniera?

     

  • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.82) 26 gennaio 2012 15:35
    Fabio Della Pergola

    a me pare che nel complesso l’articolo ponga problemi seri da valutare con attenzione. Dopodiché scade - così come il commento di 228 - in una conclusione assolutamente non condivisibile.
    Se il problema dell’immigrazione va valutato in profondità, che c’entra il diritto alla cittadinanza di quei figli di immigrati che vivono, crescono, studiano, lavorano e pagano le tasse in Italia ? Perché a questi non dovrebbe essere riconosciuto il diritto alla cittadinanza e al voto ? Com’è possibile che un ragazzo che vive da diciotto anni qui, al momento del suo diciotteismo compleanno (quando diventa maggiorenne) deve avere un permesso di soggiorno in regola sennò viene cacciato (per andare dove poi ?). E’ ovvio che uno nato qui deve essere considerato cittadino di questo paese tanto quanto il figlio di una napoletana. Se poi se ne andrà via perderà la cittadinanza (esattamente come il figlio della napoletana che decide di emigrare...)

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.228) 26 gennaio 2012 14:00

    appoggio in pieno l’articolo che trovo addirittura morbido con l’invasione dei migranti ed il deterioramento delle condizioni di vita della popolazione italiana. vorrei aggiungere che italiani si diventa per cultura e modo di pensare e non perche’ si nasce in un posto. vuoi la cittadinanza?dimostra di conoscere la lingua le leggi le usanze e di volerle rispettare e di voler vivere in quel posto in cui chiedi di essere cittadino. i figli sono di chi li cresce e non di chi li fa.

    • Di (---.---.---.43) 26 gennaio 2012 19:19

      conosco bimbe e bimbi figli di "stranieri" che ancor non andando alla scuola elementare già parlano e in alcuni casi scrivono forse meglio di te.......cittadinanza subito!!! Senza nemmeno valutare............e comunque in alcuni casi la cultura italiota meglio non apprenderla......

  • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.82) 26 gennaio 2012 15:35
    Fabio Della Pergola

    a me pare che nel complesso l’articolo ponga problemi seri da valutare con attenzione. Dopodiché scade - così come il commento di 228 - in una conclusione assolutamente non condivisibile.
    Se il problema dell’immigrazione va valutato in profondità, che c’entra il diritto alla cittadinanza di quei figli di immigrati che vivono, crescono, studiano, lavorano e pagano le tasse in Italia ? Perché a questi non dovrebbe essere riconosciuto il diritto alla cittadinanza e al voto ? Com’è possibile che un ragazzo che vive da diciotto anni qui, al momento del suo diciotteismo compleanno (quando diventa maggiorenne) deve avere un permesso di soggiorno in regola sennò viene cacciato (per andare dove poi ?). E’ ovvio che uno nato qui deve essere considerato cittadino di questo paese tanto quanto il figlio di una napoletana. Se poi se ne andrà via perderà la cittadinanza (esattamente come il figlio della napoletana che decide di emigrare...)

  • Di (---.---.---.81) 26 gennaio 2012 17:11

    cosa c’è di cosi assurdo in un italiana che fa la badante per una straniera?

     

  • Di (---.---.---.23) 26 gennaio 2012 17:21

    Grillo ha detto una scemenza colossale ed approvo in toto il commento di Della Pergola. L’articolo, trasudante una dose di razzismo assai diffusa nel paese (purtroppo), pur ponendo questioni da valutare, non considera la storia del mondo, da sempre costellata di migrazioni. Che l’arrivo in massa di stranieri provochi anche disagi è fuor di dubbio ma non si può non considerare che è assolutamente normale ed umano che gli abitanti dei paesi più poveri, condannati alla fame dalla nostra opulenza, sognino un futuro diverso e vedano nei paesi occidentali possibilità di riscatto impossibili nei loro paesi d’origine. Ed a questo fenomeno, e guardando alla storia se ne hanno le prove lampanti, non c’è assolutamente modo di porre il freno (e tra l’altro moralmente non sarebbe nemmeno giusto). L’utopia finale, per quanto per certi versi condivisibile, non è realizzabile ed ancora una volta basterebbe uno sguardo alla storia per rendersene conto.

  • Di (---.---.---.161) 26 gennaio 2012 17:42

    A me pare che l’articolo scada nel momento in cui afferma la possibilità di un’auotsufficienza nazionale facendo diminuire la popolazione italiana da 60 milioni a 30 milioni e chiudendosi come un’ostrica per proteggere un’economia, che a questo punto dovrebbe essere basata solo sulla produzione interna nazionale come se l’Italia avesse tutte le risorse naturale per sopravvivere. Questa visione sembra fuori da ogni razionalità. Se l’utopia proposta non viene perseguita su tutta la Terra, niente salverà un’Italia chiusa su se stessa da un mondo che le risulterà ostile. La strada che si deve ricercare è quella di far diminuire le differenze di reddito tra poveri e ricchi, in modo che l’innalzamento del tenore di vita ed una prospettiva per il futuro convinca chi era povero a rivalutare volontariamente l’opportunità di fare figli.
     Le risorse del pianeta sono di tutti gli esseri che vi nacono e per questa ragione dovrebbero essere disponibili per tutti e usati rispettando delle regole, non essere sfruttate a dismisura da alcuni potenti ( nazioni o individui). La Terra è un ecosistema e quando le sue risorse vengono distrutte, il sistema reagisce e le conseguenze le paghiamo tutti, e chi le ha sfruttate userà il potere che ne ha ricavato per esentarsi da queste conseguenze. Questo è quanto sta avvenendo oggi. Siamo in una crisi di sistema, di cultura e di economia. Gli obiettivi che vogliamo raggiungere devono essere condivisi da tutti altrimenti non faremo altro che sperimentare crisi su crisi. La Terra è un magnifica astronave che l’universo ci ha regalato, e noi la stiamo distruggendo a causa del nostro individualismo ed egoismo sfrenato. Per risolvere i problemi delle risorse energetiche progettiamo colonie spaziali, ma viene da pensae: come possiamo gestire colonie spaziali se non riusciamo a gestire il pianeta su cui viviamo??? 

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.236) 26 gennaio 2012 18:01
    Damiano Mazzotti

    le risorse del pianeta sono limitate... e le farò un esempio casereccio: dalle mie parti c’è la famosa diga di ridracoli che fornisce acqua a tutta la Romagna e quindi anche ai turisti...

    Quest’anno l’acqua è quasi finita... 30 milioni di persone potrebbero vivere meglio... 100 milioni di italiani e stranieri vivrebbero come in Sicilia... cioè con pochissima acqua a disposizione...

    Io penso che entro un paio di anni o al massimo quattro verrà una siccità, poichè sono cose cicliche, e in Africa e in Medio Oriente capiranno che fare 4 o 5 figli a testa è molto pericoloso e può mettere a rischio la sopravvivenza di un’interà comunità umana...

    Infatti per fare pochi kg di cibo servono decine e decine di litri di acqua (meno litri per certi vegetali indigeni e non costruiti in laboratorio e moltissimi litri per tutti gli animali tranne le capre).

  • Di (---.---.---.29) 26 gennaio 2012 23:58

    Per dare l’esempio dovrebbe eliminarsi chi dice che siamo troppi ... se davvero ci crede! Invece di dire che sono altri (chi? stranieri, figli futuri magari di stranieri, etc.?) a non dover esserci ...

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.8) 27 gennaio 2012 01:46
    Damiano Mazzotti

    Quello che andava bene 10.000 anni fa o 100 anni fa non è detto che vada bene oggi...

    Solo questo deve entrare nel cervello... Quando la gente sarà responsabilizzata farà i figli che ritiene giusti per se e per il periodo in cui vive...

    In caso contrario ci saranno guerre, epidemie e carestie, come 100 anni fa... come 10.000 anni fa...

    Un piccolo appunto: io di figli ancora non ne ho e se mi trovassi ad avere 80 anni e venisse a mancare il cibo per sfamare bambini o giovani, morirei dignitosamente per lasciare il cibo a loro. Come facevano in molte tribù quando gli esseri umani ragionavano ancora...

    Non farei come quei vecchiacci milionari che affamano mezzo mondo pur di guadagnare soldi fino all’ultimo giorno di vita...

  • Di (---.---.---.126) 28 gennaio 2012 10:44

    bravo grillo pensavo che sei una dellee poche pesone serie in italia ma dopo quello che ho sentito penso che nn avendo piu che fare e dire ti stai ganciando su cose piu grosse di te,nn vedo la ragione xche i figli dei stranieri REGOLARI nn possono avere la citad,...Alora io son straniero sono 12 anni in italia ho da 11 anni lavoro FISSO ho una figlia che e nata qua e secondo me e vergognoso a nn darli la citadinanza,io con 11 anni di lavoro ho sempre pagato tutte le tasse PURE il cannone rai che nnn mene frega niente ho sky,ho sempre pagato 5x1000 e 8x1000 e pure son ortodosso,ho sempre pagato per il mantenimento del sud come dite voi e la mia figlia nn ha diritto alla citadinanza ma se ho pagato piu tasse io di tanti alltri italiani evassori che volete ancora una fetta di culo con due pinolli sopra x poter avere il dirito ma nn so...secondo me Sig Gillo poi andare a dormire va...nn ti atacare a cose che son meno evidenti in italia guarda il vero problema che tra un po se andiamo avanti cosi sarete voi a venire da noi e vai tranquilo che la citadinanza ti la sogni arivederci........

  • Di (---.---.---.11) 29 gennaio 2012 01:39

    E’ un fatto che alla nostra morte il suolo sotto i piedi ci sopravviverà, se riusciremo a non distruggere tutto (e siamo sulla buona strada). Chi se ne frega di chi lo calcherà dopo? L’appartenenza alla propria terra dovrebbe essere data dall’amore, non dal possesso. 


    Non mi stupisce l’ultima uscita di Grillo, evidentemente ora cerca di rosicchiare voti alla lega nord.

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.120) 29 gennaio 2012 01:47
    Damiano Mazzotti

    Se qualcuno spiegasse le cose... I giovani nati in Italia possono già avere la cittadinanza, ma devono aspettare la maggiore età e cioè i 18 anni. La cosa mi sembra ragionevole ma la procedura andrebbe semplificata e umanizzata, nel senso che mi sembra ci siano solo 12 o 24 mesi per decidere. Non è detto che tutti gli immigrati vogliano diventare italiani e non è per niente giusto che i genitori decidano per figli.

    Una cosa ancor più ragionevole sarebbe anticipare la maggiore età ai sedici anni per tutti i cittadini italiani. Ma vi sembra possibile che a 16 anni si può fare sesso e fare dei figli ma non si può votare?!

    Poi se volete continuare a blaterare senza informarvi fate pure. E naturalmente la maggiore responsabilità spetta ai giornalisti italiani (cioè degli conigli con le orecchie da asini).

  • Di (---.---.---.210) 2 febbraio 2012 00:45

    @ Damiano Mazzotti:

    SI ... a 80 anni tu ci vuoi arrivare e gli altri non vuoi che neanche nascano.
    Spari frescacce (egoistiche!). Come volevasi dimostrare!

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