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Ilva: ci stanno raccontando balle, sapendo di raccontarcele

Continuano a raccontarci balle e tutti fanno finta di crederci. Il tema è il risanamento dell'ILVA e le macchiette sono da un lato i GIP che continuano a chiedere lo spegnimento degli impianti più inquinanti e dall'altro il balletto fra ministro dell'ambiente (quello che dovrebbe proteggere i cittadini dagli inquinamenti), giornalisti (quelli che dovrebbero dare una corretta, non dico obbiettiva, informazione), sindacalisti (quelli che dovrebbero proteggere e tutelare i lavoratori in termini di difesa del lavoro e salute), la direzione dell'ILVA (quelli che fanno i loro interessi, coadiuvati dai sovraindicati soggetti). Al centro i lavoratori nella loro doppia veste di lavoratori appunto che muoiono di infortuni in fabbrica e cittadini con le loro famiglie che respirano inquinanti e muoiono di tumore (i dati epistemiologici indicano un aumento della mortalità per tumore nella sola città del 10%).

Ora si è aperto il siparietto è la scena che si presenta è il supposto piano di risanamento presentato dall'ILVA alla Procura. Una autentica presa per i fondelli.

Il Piano prevede 400 milioni di investimenti (sono sempre quelli, gli stessi, che la direzione da una decina d'anni dice di voler mettere nello stabilimento e che puntualmente dopo un grancassa, si ritorna nel silenzio tombale). Questa volta per il disinquinamento. Cito solo due punti, tra l'altro gli unici previsti dal piano, a quel che strombazzano gli stessi supporter dell'ILVA (La Gazzetta del Mezzogiorno nella fattispecie)

  • La ricopertura dei parchi minerali e
  • il rifacimento dell'Altoforno n°1.

Incomincio dal secondo punto. Quello che viene chiamato lavori per il disinquinamento è solo una anticipazione di una attività di manutenzione già prevista per fine campagna. Ogni altoforno ha un ciclo di vita di 7 anni. Dopo 7 anni vengono rinnovate le pareti in acciaio e il materiale refrattario presente all'interno dell'altoforno; questo materiale refrattario è utile per mantenere il calore e le temperature che si raggiungono nell'altoforno. Quindi nessun lavoro di disinquinamento, ma una semplice e normale manutenzione, tra l'altro improcrastinabile. Al riavvio questo altoforno continuerà ad inquinare come prima, più di prima, non tanto in sé, ma per gli impianti che vi sono a monte del processo quali la cokeria, gli impianti per l'agglomerazione e la pellettizazione dei minerali di ferro, carbone e calce. Impianti per i quali non è prevista nessun intervento.

Poi vi sono i parchi minerali. In realtà essi si dividono in Parchi fossili e parchi minerali. E' qui si scopre è una vera e propria verve. Da ricordare che i parchi minerali sono dei cumuli di minerale appunto, ferro e carbone che vengono alimentati da nastri trasportatori provenienti direttamente dal porto e scaricati all'interno dello stabilimento, a cielo aperto, nelle immediate vicinanze del quartiere Tamburi e del comune di Statte. Hanno una vastità di oltre 80 ettari. Negli anni vari sono stati i tentativi per diminuire l'effetto vento su quei cumuli, persino un parco "ecologico" coperto da alberi ad alto fusto è stato costruito nel vano tentativo di frenare la nube di minerale che si alza quando c'è vento. E Taranto è una città ventosa. Gli alberi sono tutti rinsecchiti e rachitici, la nube si alza imperiosa e malefica comunque. La Corte di Cassazione già condannò nel 2005 il patron dell’Ilva Emilio Riva e l’ex direttore dello stabilimento tarantino Luigi Capogrosso (attualmente agli arresti domiciliari) a una ammenda di 7980 euro.

Poi si è tentato con le macchine per la immissioni sui cumuli di prodotti filmanti e per l'umidificazione. Queste macchine funzionano un giorno sì e dieci no. In quanto il prodotto usato forma una pellicola, la stessa che ostruisce gli ugelli degli spruzzatori della macchina e per cui, questa, diventa inutilizzabile. 

Ora l'uscita dal cilindro delle magie delle coperture.
Vi è un esempio nel mondo quello della sud coreana Hyundai Steel. Questa ha parchi per circa 40 ettari (la metà di quella dell'ILVA) e ha speso 5,5, miliardi di dollari nel 2005 (ricordo che l'ILVA ha previsto per entrambi gli interventi 400 milioni). Poi si possono chiamare tutti gli architetti famosi e più in del mondo. Questo non farebbe altro che aumentare i costi, ma non aggiungerebbe nulla di più.

E in ogni caso la copertura dei parchi è solo l'aspetto più eclatante del problema inquinamento, quello più visibile, quello a cui non si può negare l'origine e la responsabilità dell'ILVA. Ammesso che si riuscisse a coprirli i cumuli (e non lo è possibile con quegli stanziamenti) si ridurrebbe solo un 5% del problema dell'inquinamento. Rimarrebbe il restante 95% che è formato da tutto quello che non si vede, ma i cui effetti si sentono. Emissioni di diossina, PCB, benzo(a)pirene, Idrocarburi Policiclici Aromatici (I.P.A.) ecc ecc. 

Allora non resta che morire?
No! Occorrono investimenti seri e soprattutto rinnovamento tecnologico. Ambiente e salute e lavoro possono coesistere a patto che vi sia innovazione tecnologica e ammodernamento. 

Un ciclo integrale come quello dell'ILVA ha un ciclo di vita di 20 anni. Dopo di che occorre rinnovare e innovare. La produzione della ghisa e dell'acciaio attraverso l'altoforno è una tecnologia absoleta e inquinante perché prodotta negli anni 60-70. Quando la fabbrica era in mano IRI, ogni 7-10 anni si provvedeva al rinnovamento tecnologico. Dalla costruzione dell'AFO 5 alla costruzione delle cinque colate continue superando tecnologie vecchie inquinanti ed obsolete (quelle dello slabbing e del colaggio in siviere). Dal '94 non si fa innovazione tecnologica impiantistica, ma solo piccoli aggiustamenti ai fini esclusivamente del profitto. Oggi se si vuole veramente risolvere il problema della coniugazione in termini anche profittevoli occorre rifare il processo a caldo con tecnologia a convertitore magneto elettrici utilizzando scarti e rottami di ferro. 

E da folli, oltre che da irresponsabili, pensare di continuare a produrre nuovo acciaio dal minerale con tutti i rottami di ferro che produciamo e che buttiamo in discarica. 

Quando quindi dicono, ci dicono, che non vi è alternativa ci stanno dicendo solo balle!

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