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Il vecchio Cardinale e la buona ’fede’

Il Cardinale Martini è morto, esattamente come chiunque altro, ed è stato – dicono tutti – un uomo di fede, un uomo “di Dio”.

Grandi paginate su ogni quotidiano per ricordare l’uomo caritatevole che fu; grandi e tante paginate sia sui quotidiani di carta che nel web, per ricordare l’uomo del dialogo, l’uomo che parlò con gli ebrei e parlò con i musulmani e parlò perfino, udite udite, con gli atei. Uomo disponibile al confronto; come si dice, aperto all'ascolto.

Niente da eccepire, quindi, sarà stato senz’altro una brava persona; una persona in buona ‘fede’ (se permettete il sottile gioco di parole). Niente da eccepire se non una breve frase che scrisse sul Corriere, anni fa, in risposta ad una lettrice che gli chiedeva “A me sembra che il darwinismo non contraddica il creazionismo, ma il dogma del peccato originale”.

La risposta del porporato fu emblematica “La Chiesa non si oppone alla teoria dell’evoluzione biologica (…) purché siano salvi sia la possibilità della creazione da parte di Dio sia il peccato originale”.

Era il 30 agosto 2009 e Martini aveva ancora a disposizione un’intera pagina del Corriere con cui intratteneva i lettori e dialogava con loro; facile verificare.

La frase di risposta alla lettrice è emblematica perché andava al nocciolo della reale proposta cristiana, senza sbavature né orpelli. Dritto alla méta, senza perdersi in chiacchiere sulla bontà, sulla carità, sull’amore per il prossimo o sulla tanto declamata salvezza. Dritto al cuore della tradizione culturale cristiana: possiamo accettare perfino Darwin, perfino l’idea evolutiva purché si riconosca che l’esistente è, all’inizio del tutto, opera di una volontà-intelligenza trascendente: punto primo.

Punto secondo: purché si riconosca che l’essere umano, qualsiasi essere umano, nasce con l’anima macchiata dalla colpa di Adamo, dal peccato originale.

In termine tecnico si definisce cultura "amartiocentrica", centrata sul peccato: "L'unica porta d'ingresso al cristianesimo è la coscienza del peccato" diceva Kierkegaard. E c'è da crederci, se non ci fosse stata l'idea fondante di una colpa ereditata nei secoli da ogni vivente, non sarebbe stata credibile tutta la vicenda del Cristo redentore: niente colpa, nessuna necessità di redenzione, ovvio. Tutto il cristianesimo si regge su questa pietra angolare della colpa che macchierebbe l'anima di ogni singolo nuovo nato.

Anzi, per essere più precisi e seguire i diktat del Concilio di Trento, si nascerebbe con la “morte dell’anima”, come la definirono i padri conciliari.

E forse è superfluo ricordare che l’anima è, per (loro) definizione, immortale; quindi “morte dell’anima” vuol dire in realtà “malattia mortale dell’anima”. Ma se ci ricordiamo che per il logos cristiano “anima” e “psiche” sono sinonimi, il significato più preciso di “peccato originale” è malattia mortale - cioè incurabile - della psiche. Questo è il pensiero cristiano nella sua essenza, senza tutti quei risibili corollari che conosciamo sull'amore universale eccetera eccetera, così ampiamente e sanguinosamente smentiti dalla storia.

Immaginatevi adesso di avere in braccio un neonato con la sua pelle vellutata e le sue buffe smorfiette o un bambino piccolo che già vi guarda e ride e strillucchia; poi di avere accanto un signore un po’ in là con gli anni che da dietro una spalla vi sussurra mellifluamente nell’orecchio che quel bimbetto, quel miracolo della natura che tenete in braccio, è in realtà, a guardare bene, un pazzo incurabile, uno schizofrenico pericoloso. Non vi girereste scandalizzati pronti a prendere a calci il perfido individuo ? Penso di sì.

Ecco, il Cardinale Martini era probabilmente una persona comprensiva e, a suo modo, anche buona. E' una questione culturale, non una questione personale, ma anche lui - lo scrisse sul Corriere - era schierato al fianco di quella congrega di individui che, da dietro le spalle, vogliono far credere che un essere umano nasce come incurabile pazzo scatenato e non c’è niente che si possa fare per curarlo.

A meno che non lo si iscriva a Santa Madre Chiesa tramite battesimo. Allora, dicono, la sua natura peccaminosa verrà ‘lavata’, ma, da lì in poi, dovrà obbedire ai dogmi, confessare i peccati, tenere il capo basso e lo sguardo umilmente a terra. Che si scordi di alzare fieramente la testa a rivendicare una libera ed orgogliosamente sana identità umana. Magari sui diritti civili o sui temi bioetici. O sulla propria sessualità.

Madre Chiesa non lo vuole. E nemmeno il Cardinale Martini, brav’uomo, lo avrebbe permesso. Poi avrebbe 'dialogato' con tutti, amorevolmente, anche con quello che avrebbe ritenuto, dentro di sé, nel fondo del suo retrocranio, un povero pazzo. Perché il Cardinale dialogava con tutti, si sa, era un uomo così comprensivo...

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