Il sangue dei puffi [A Pansa Republic]

Ed ecco che mentre ancora si cercava di riaversi contro la coattiva esposizione mediatica di Assunta Almirante ti sbuca dallo schermo, due su due, il faccione furbo di chi ne vuol sapere di più e meglio di Gianpaolo Pansa. Che sia UnoMattina o il Tg5 delle 13, a dar il destro alla conversazione-marchetta (è appena uscito “I vinti non dimenticano”) è la morte dei 4 alpini in Afghanistan. Guerra per guerra, spiega, ricordiamo che il conflitto ce l’abbiamo avuto anche noi da ‘43 al ‘48 - e sì, dico ‘48 e non ‘45, spiega compunto come se aspettasse un’obiezione che in realtà non arriva né da Cucuzza né dalla Rivetta. E non sottovalutiamo il clima di guerra di questi giorni – enfatizza. Tra fumogeni assassini, scioperi, manifestazioni e intimidazioni giornalistiche. Anni di piombo in piena regola.

Io queste cose me le ricordo, spiega. Lasciando che l’intervistatore di turno citi la scritta rinvenuta in questi giorni su un muro da qualche parte: una dedica a Marchionne con tanto di pericolosissima stella a cinque punte: la stessa sullo stemma del Milan o sul petto dello sceriffo, per intenderci. Sornione e sorridente, l’amico rammenta come la storiografia sia sempre stata affare dei bugiardi comunisti, che intendevano raccontare gli avvenimenti di una parte della storia che non è detto fosse quella giusta, che magari avevano ragione quegl’altri, anzi senza magari. E poi c’è il fatto che non voglia andar in giro a presentare il sacro tomo ché teme per l’incolumità altrui. Pippe aggratis. Insomma, fare di un libro l’espediente per terrorizzare mia zia. E una scusa per ritagliarsi uno spazio che ormai s’era fatto piccolo, per alcuni. E non a caso. Io per esempio sto riscrivendo la saga dei puffi. “Dalla parte di Gargamella“. Dove spiego che il povero cristo era diabetico.
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