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Il presidente dei partiti

È un fatto conclamato: la nascita del nuovo governo dipende dall'intesa sul prossimo Presidente della Repubblica.

Il destino ha voluto che le elezioni politiche quasi coincidessero con le elezioni del Presidente della Repubblica e questa coincidenza mette definitivamente in luce quanto il presidente sia espressione dei partiti.

Non solo è votato dai partiti ma addirittura la sua elezione impedisce la nascita di un nuovo governo.

Per questo è sempre di parte per il semplice motivo che è votato dai partiti, e quando si afferma che è di garanzia, per essere precisi, si dovrebbe dire "garanzia della partitocrazia".


La votazione è un evento pericoloso e devastante per i partiti perché rompe gli equilibri della politica, alla quale lui appartiene. Più che un'elezione è una lotta, dove i partiti vogliono far vincere il proprio candidato (come era successo per Napolitano, votato solo dalla sinistra).
Se poi un partito non ha i voti necessari per imporre il suo candidato, ecco che la scelta viene fatta dal compromesso tra partiti..

Quindi il presidente è sempre di parte: o perché votato dal partito che ha la maggioranza, oppure perché votato dall'inciucio tra due o più partiti. Si deve anche ricordare che il nuovo inquilino del Colle sarà votato dai parlamentari, i quali sono stati votati con la legge elettorale detta il "Porcellum", e che sono stati nominati direttamente dalle segreterie dei partiti, senza alcuna preferenza.

Quindi il Presidente della Repubblica sarà votato dai partiti, dai parlamentari nominati dalle segreteria dei partiti, sarà il risultato del compromesso della partitocrazia.

Povera Italia...

 

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