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Il piano Fincantieri: un atto irresponsabile

Le proteste dei lavoratori della Fincantieri che, in alcuni casi, sono sfociate in veri e propri scontri, sono state determinate dalla presentazione ai sindacati, da parte dell’amministratore delegato Giuseppe Bono, di un piano industriale che prevede la chiusura di due cantieri, più il ridimensionamento di un terzo stabilimento e 2.551 esuberi.

La chiusura riguarda i cantieri di Castellammare di Stabia (Napoli) e Sestri Ponente (Genova), e il ridimensionamento di Riva Trigoso (Genova). Per quest'ultimo è previsto il mantenimento della parte meccanica e il trasferimento (insieme ad una parte dei dipendenti) della costruzione navale militare a Muggiano (La Spezia). La chiusura dei due stabilimenti (non viene considerato esubero lo spostamento di lavoratori da Riva Trigoso a Muggiano), interesserà 1.400 lavoratori. Mentre gli altri 1.150 esuberi dovrebbero verificarsi negli altri siti del gruppo. Complessivamente 2.551 esuberi, pari al 30% della forza lavoro attualmente impiegata nel gruppo (8.500 persone in 8 cantieri). Secondo quanto dichiarato da Bono ai sindacati, il piano è finalizzato a far fronte ad una situazione drammatica: a livello mondiale la domanda armatoriale, dal 2007 al 2010, ha subito un crollo del 55%; in Europa, in trent'anni, la quota di mercato complessiva della domanda armatoriale è crollata dal 30% al 4% e in 2 anni (2008-2010) si sono persi 50.000 posti di lavoro (circa il 30% della forza lavoro).

Il piano presentato dalla Fincantieri è “sbagliato e non accettabile”, hanno invece affermato le segreterie nazionali Fim, Fiom, Uilm ed il coordinamento sindacale unitario del gruppo. “Per come è stato presentato, il piano della Fincantieri è un atto di irresponsabilità perché genera tensioni sociali e non assicura nessun futuro ad un asset strategico dell'industria nazionale”. Il segretario confederale della Uil Pirani ha criticato così, duramente, il piano presentato dal gruppo Fincantieri. “Occorre, invece, muoversi in direzione opposta facendo leva sulle opportunità che si aprono nel bacino del Mediterraneo. Ecco perché non devono essere prospettati tagli occupazionali nè, tantomeno, chiusura di siti produttivi. Servono investimenti e piani di recupero dell'efficienza e di riorganizzazione del lavoro: terreni su cui il sindacato è pronto a confrontarsi”. “Un ulteriore colpo assestato ad un economia nazionale messa in ginocchio dalla crisi”. Così il segretario confederale della Cgil, Vincenzo Scudiere, ha commentato il piano nel sottolineare come “le ricadute negative in Campania e in Liguria non faranno altro che peggiorare una situazione che in quei territori è già pesantemente compromessa”.

E il governo? Se la prende comoda. I sindacati, insieme all’azienda, sono stati infatti convocati a Roma, presso il ministero dello Sviluppo economico, il prossimo 3 giugno. Dovrebbe essere presente anche Tremonti.

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